Alza la serranda e attende.
So che mi ricapiterà. E so purtroppo che la scena, essendomi così abituale, non sortisce più emozione in me.
Dopo tante paure la paura è passata.
Sento di aver terrore della privazione di un sentimento umanissimo, della naturale condizione in cui un uomo in pericolo deve sentirsi. Invece sono un plurivaccinato della pistola alla tempia o al petto e questo fatto mi toglie tranquillità. Ho paura di non provare più paura.
Lei è solo un farmacista. Vorrebbe vendere le medicine e a sera rincasare.
Ho la sfortuna di esercitare in una zona molto popolare e degradata, tra Boccea e Torrevecchia, sul versante nord di Roma e di avere la farmacia che s’affaccia su uno stradone utile a una fuga senza rischi.
È un bersaglio continuo.
Finisce una rapina e attendo che arrivi l’altra.
Sa già che verranno a trovarla di nuovo?
Lo so. E quando succederà vorrei non pensare che è tutto normale, che in una società in cui gli emarginati sono tanti anche i delinquenti proliferano e qualcuno capita da me. Vorrei non abituarmi perché so che la troppa disinvoltura può produrre solo guai.
Vogliamo approfondire?
Stare davanti a un tizio che magari armeggia con la mano tremante e la concitazione dello sprovveduto senza avvertire alcuna emozione è una sensazione orribile.
Come contrasta la sua alterata percezione, la sua sfida passiva alla paura che oramai le manca?
Mi dico che devo stare concentrato, guardare bene i colori del vestito, la statura, i tratti somatici, tutte cose che possono servire per il riconoscimento in commissariato.
Immagino che la sua farmacia sia come Fort Knox.Continue reading