MARCO MORELLO
Adattare agli enti pubblici di ricerca i meccanismi tipici delle aziende private, avvalendosi di fondazioni senza scopo di lucro, per creare un nesso di causalità tra talento e privilegi. Detto così potrebbe sembrare un ibrido strampalato e cervellotico, l’ennesima accozzaglia di idee confusamente nobili per fare incetta di denaro e di strette di mano. E invece la Provincia autonoma di Trento, già al di sopra della media europea in quanto a risorse investite in R&D, pare avere ideato un sistema per consentire alla ricerca di compiere un ulteriore salto di qualità. Mentre il resto dell’Italia si affanna a seguire le logiche della burocrazia e dell’avanzamento di carriera legato all’anzianità e non ai meriti ottenuti sul campo, questa piccola isola felice posta in cima allo Stivale ha elaborato strumenti che fanno andare l’innovazione a braccetto con la competitività.
«Un concetto questo che non può valere solo sul piano dei costi, ma deve riuscire a liberare la ricerca da ogni incrostazione», ha chiarito Tiziano Treu. Di qui la stesura di un contratto provinciale di lavoro che, oltre a una retribuzione fissa, per la prima volta prevede incentivi legati ai risultati, valorizza meriti e invenzioni oltre a chiamare tutti i soggetti ad assumersi responsabilità su obiettivi condivisi. «Inoltre la mobilità tra settore pubblico e privato viene incoraggiata dalla previsione di inquadramenti part-time, finalizzati alla nascita di “spin-off”», ha aggiunto Gianluca Salvatori, assessore alla Programmazione, Ricerca e Innovazione della Provincia autonoma di Trento.Continue reading