Tra tanti nonni che battagliano per il No finalmente spunta un portabandiera giovanotto. Giovanotto è una parola grossa. Vado per i 33 anni e il grigio assassino nei capelli lei lo vede?
Stefano Schwarz è un tardo giovane. Ha l’aspetto di un faggio in autunno: longilineo, cresce dritto fino ai capelli che poi però si sviluppano a ombrellone. Sarà il portavoce del No al referendum.
Sarò portavoce del comitato presieduto dall’avvocato Guido Calvi.
Cioè D’Alema.
Sono andato da lui e gli ho detto: eccomi qua. Non lo conoscevo, l’ho visto all’appuntamento del mese scorso in piazza Farnese. Apprezzo il suo impegno, ma sono convinto che chi sta sotto ai 40 e viene chiamato a votare debba anche avere il diritto di confrontarsi con un suo contemporaneo. Lui ha apprezzato ed eccomi qua.
A D’Alema piacciono solo i dalemiani. Meglio se adulti.
Sono stato anche favorito dalla fiducia che mi ha accordato l’avvocato Grande Stevens.
Più che un comitato sembra un Rotary.
Sa che la maggior parte dei giovani è con noi? Che le simpatie referendarie al No provengono dai ceti popolari?
So che ci sono molti professoroni in campo. Terza età, ma di prestigio.
Senza i nonni l’Italia sarebbe già con le toppe al culo e in piazza a fare a botte. I nonni ci aiutano a pagare il mutuo, ci pagano le tasse all’università, le bollette della luce, a volte la ricarica del cellulare.
Capito, anche lei – benché piemontese e di buona famiglia – è squattrinato.
Avevo delle consulenze con l’Onu. Ma l’impegno politico non consente la prosecuzione del contratto che infatti è in stand by.
Con Matteo Renzi, con cui simpatizzò nel 2010, avrebbe forse avuto più fortuna.
Uno che scrive così la riforma della Costituzione!
Sarà sgrammaticato, ma politicamente è un fulmine.
La forma è sostanza. Il testo è un obbrobrio.Continue reading