RAFFAELE LA CAPRIA. Lo scrittore e la “decadenza” del mondo moderno: “L’inerzia ci spinge a non competere più”

raffaele_lacapriaCosa ci rende muti? Qual è la malattia che ci affligge e ci fa guardare il mondo a braccia conserte, senza un alito di passione, di partecipazione, neanche di stupore? Forse lo sa Raffaele La Capria che è narratore meraviglioso delle fatiche e dei piaceri quotidiani, anche delle minuzie della vita, non un teorico della lotta di classe ma un maestro del Novecento che ancora oggi – alla bella età di 93 anni – osserva e annota il sentimento collettivo di resa.

“Uso una parola larga: decadenza. Quando prendevo in mano il libro sulla Storia della decadenza dell’Impero romano non sapevo cosa esattamente volesse dire. È come una malattia sottile, un dolore nemico che si insinua nell’anima. L’inerzia sale dentro di noi e ci fa sentire inadeguati, non ci spinge a competere, non ci induce alla critica, all’osservazione utile, al coraggio, alla sperimentazione. Come se la società italiana fosse stata presa dalla consapevolezza che una forza maggiore, più grande, incomparabile, le si è parata davanti e non è possibile fronteggiare”.

Ieri si chiamava riflusso, oggi indichiamo nella crisi economica la brace dove tutti i nostri desideri, il nostro spirito libero finiscono in cenere.

Dostoevskij diceva che Dio è morto e quindi tutto è possibile. Navighiamo in un mare in cui non c’è più nessuna certezza, tutto è opinabile, tutti parlano e ai nostri orecchi le sillabe degli uni si mischiano con quelle degli altri, e si accavallano, si sovrappongono, si fondono. Un vocìo da mercato.Continue reading

Raffaele La Capria “Infelici e smisurati ecco il precipizio”

LO SCRITTORE CLASSE 1922: “IN ITALIA SI È PERSO IL SENSO DELLE COSE. LA POVERTA DI MASSA È FRUTTO DEI TROPPI PRIVILEGI E DELLE DISEGUAGLIANZE: NON CI ORGANIZZIAMO PER IL BENE COMUNE”


Un fato ci sovrasta e ci rende irriconoscibili e ci fa vivere una delle peggiori pene umane: sapere benissimo le cose che ci portano alla rovina e non avere alcun potere per evitarle. Come analisti dei nostri difetti siamo i migliori, Freud ci fa un baffo. Spietata ma inutile diagnostica. Non ce la facciamo a redimerci, è colpa di un diavoletto che ci conduce all’infelicità anche quando potremmo fuggirla. Abbiamo dato al mondo il senso della bellezza e adesso viviamo immersi nell’orrido quotidiano”. Raffaele La Capria usa ago e filo per illustrare i nostri malanni.
È CLASSE 1922: una roccia. Ha visto e descritto l’Italia devastata e ricostruita, il fascismo e la democrazia, la monarchia e la Repubblica. “Siamo destinati a una vita sregolata, succubi della dismisura, il principio base delle nostre nefandezze. Sorvoliamo sulla logica, sulla banalità quotidiana, sull’illustrazione piana delle cose che si devono fare e di quelle che non si devono fare. Il partito della dismisura, di cui siamo ferventi militanti, ci ha condotto al precipizio. Io guardo da qui, da questa poltrona e mi dico: ma è possibile tutto questo?”. Continue reading