L’EDILIZIA SELVAGGIA, I PIANI DI EVACUAZIONE CHE NON FUNZIONEREBBERO, L’ETERNO PROBLEMA DEI RIFIUTI, CRIMINALITÀ E CAMORRA DENTRO IL CUORE DI UNA CAMPANIA ALLA RICERCA DI UN RISCATTO IMPOSSIBILE, MENTRE GLI UNICI SUCCESSI SONO QUELLI DEL NAPOLI DI BENITEZ
Fuma la terra lungo le curve che da Agnano portano a Fuorigrotta. Si alzano colonnine nere come fossero figlie di un arrosto di catrame all’altezza dell’edificio che gli americani hanno abbandonato (era la vecchia sede della Nato). Chi vuole entra nel palazzone e sporca, strazia, struscia, rompe o solo lo sfiora incolonnato in auto nell’attesa di arrivare allo stadio. Il calcio è l’unica impresa che funziona a Napoli e dai tempi di Maradona il catino dove l’allenatore Benitez schiera i suoi uomini non appariva il covo di felicità compulsiva che sazia al punto da arrivare fino alla bocca dello stomaco e poi eruttare. Felicità sgraziata, rumorosa, mediamente eccessiva. Anche il San Paolo, come quasi tutto a Napoli, poggia i piedi sul cratere e sebbene la Protezione civile abbia innalzato il livello di attenzione (secondo dei quattro gradi di pericolo previsti) le caldare dei campi flegrei si trasformano da pericolo immanente a falso storico, fonte di ispirazione creativa per gli ultras. Il Vesuvio erutta in curva, fuoco denso e rosso, tra le migliaia di comparse che costruiscono la sceneggiatura perfetta: il fuoco che allaga diviene rappresentazione di gioia pura, distillata, insuperabile. E poi sul fuoco e sui lapilli, sulla brace e sulla cenere, milanisti, interisti, juventini, romanisti quando trovano gli azzurri di fronte impegnano la loro voce: “Vesuvioooo, lavali con il fuocoooo”. I partenopei restituiscono le cortesie: “Alè Vesuvioooo, il Vesuvio è la terraaa che amiamooo, dell’eruzione ce ne freghiamooo”.Continue reading
Sogno infranto della rinascita affamata dai soldi
Quale gesto, quale fatto, quale disgrazia deve ancora accadere a Napoli? Il rogo della Città della Scienza è il rogo di una speranza. Degrada quella città a teatro selvaggio di ogni crimine e di ogni colpa e la apre alla paura che altro possa ancora accadere. Il nero infinito. Le fiamme hanno arso i musei, un falò maestoso sulla spiaggia è stata l’orribile visione. Quasi ventiquattr’ore è durata l’operazione di spegnimento: cosicchè tutti hanno potuto assistere alla rovina, ora per ora, capannone per capannone.
LA SPIAGGIA di Coroglio. Bagnoli, l’Italsider. Fu un sogno: ripulire il mare e l’aria, restituire al mondo intero l’anfiteatro naturale, la curva che si apre a Nisida, si distende verso Pozzuoli e chiude la vista dell’abitato ai pini marittimi, a un panorama magnifico, indimenticabile. Una cartolina. Togliere la puzza e il degrado, svuotare Bagnoli delle sue miserie. Era la palingenesi. L’idea di raccogliere sotto i capannoni la forza vitale della cultura avvinse e si dimostrò una proposta possibile, percorribile. Fu Vittorio Silvestrini, scienziato coraggioso e tenace, a rendere fattibile il sogno. Continue reading
Il saccheggio dei palloncini
GIORGIO MOTTOLA
A Napoli, ormai, solo nel quartiere di Forcella si possono ancora trovare le sigarette di contrabbando. Sono esposte per strada, in via Giudecca Vecchia, su tavolini di legno, a cui siedono anziane con il nasone e i capelli crespi da zingara. Di fronte a loro, cumuli di immondizia fetida, sovrastati dalla merce invenduta o “invendibile” dei fruttivendoli e dei pescivendoli ambulanti. A fianco ai cassonetti, hanno, da vent’anni, le loro bancarelle attrezzate su cassette di plastica: ogni giorno, le montano al mattino per poi smontarle la sera. Lasciando il posto, quando cala il buio, agli immigrati di tutto il mondo. Davanti ai phone center e agli alimentari, aperti fino a notte fonda, e gestiti da gente con diverso accento ma ugualmente straniero, trascorrono la loro silenziosa e malinconica movida, appollaiati su scatole di cartone. Lontani anni luce dalle schiumose birre doppio malto della studentesca piazza del Kesté o dai mojto che a San Pasquale fanno scorrere più fluide le serate della borghesia napoletana.
Ora, provate a immaginare che in un posto come Forcella, in una domenica di fine giugno, compaia all’improvviso un cavallo bianco. Bardato e con il pennacchio, legato a una carrozza scoperta, con le imbottiture bianche e soffici. Sarebbe un perfetto quadro surrealista. Un provocatorio paradosso degno di un film di Bunuel o forse di Ciprì e Maresco.Continue reading
Bianco che più bianco non si può
SABRINA PINDO
A Napoli il problema rifiuti è risolto. Pulita, limpida, la città partenopea è tornata in forma smagliante. Niente più maleodoranti sacchetti di plastica abbandonati per la strada. Dell’orribile munnezza accatastata ai margini della città nemmeno il ricordo.
Sicuri? Sicuri, sicuri? Ma certo! Lo ha detto anche il tg e ce l’ha pure mostrato. Le telecamere diligenti delle reti private sono corse a controllare, a dimostrare, a far vedere la Verità. Coscienza a posto quindi, andiamo pure al mare tranquilli.
In questa calda giornata estiva penso a quanti vivono vicino alle discariche, all’odore che sentono svegliandosi al mattino. In questa torrida domenica mi viene in mente che, se per caso non fosse come ci hanno detto i tg, se assurdamente la munnezza fosse ancora buttata là nei quartieri periferici, la gente di Napoli starebbe morendo per la puzza, sarebbe preoccupata per la propria salute. Già, uno scenario agghiacciante, anche a fine luglio. Mi permetto di segnalarvi queste fotografie scattate il 17 luglio, giovedì scorso. Rinfrescano l’animo.
Banana Yoshimoto a Napoli: foto ricordo con collinetta di monnezza
MANUELA CAVALIERI
La scrittrice giapponese più amata dagli italiani è in questi giorni a Napoli, ospite del Napoli Teatro Festival.
Banana adora la città ed ha confessato di esserne rapita.
Lo scorso sabato era di scena il suo Chie-Chan e io adattato per il teatro dallo storico traduttore Giorgio Amitrano dell’Orientale. La piece, diretta da Carmelo Rifici, tratteggia l’insanabile ed eterno conflitto tra i desideri materiali e quelli dell’anima.
Quando, questa volta, la Yoshimoto ha comunicato l’intenzione di venire in Italia, a Napoli per la precisione, parenti e amici dopo lo sconcerto iniziale, hanno inutilmente tentato di dissuaderla: “Vai a Napoli? Ma sei pazza? Camminerai nella spazzatura!”.
Timori che la stessa scrittrice riporta in un’intervista.Continue reading