Non sono soltanto questioni etiche, c’è anche l’estetica a far ritenere che Michele Emiliano abbia oltrepassato la soglia del non ritorno. Le sue liste all inclusive hanno incolonnato le più screanzate facce del centrodestra, fornendo al mercato della politica “che cambia” i protagonisti della conservazione, nella logica che De Gaulle illustrò con una frase illuminante: “Il potere non si conquista. Si arraffa”. “Sarò il domatore di questi qua e userò il frustino se sgarreranno”, garantisce il governatore in pectore e segretario regionale del Pd. Il circo di Puglia è pieno di trapezisti, saltatori all’insù, eccellenze nel movimento carpiato. Forza Italia svuota l’arsenale umano e l’Udc, un rassemblement di devoti nella virtù della famiglia, fornisce braccia e numeri di telefono. Ma lui, Emiliano il domatore, non si spaventa. “Quelli che si oppongono alla mia giunta sono tutti al suo fianco”, dice Paola Natalicchio, sindaco di sinistra di Molfetta, stordita dal fatto che i protagonisti della stagione più torbida della città che lei ha espugnato con un progetto fondato sulla pulizia e sul rinnovamento oggi festeggino all’idea che Michele, il suo candidato naturale, divenga governatore. Non c’è discussione e non c’è da temere: Emiliano stravincerà. Un sol boccone farà del centrodestra, oggi squinternato e piegato nella guerra che Raffaele Fitto ha ingaggiato con Silvio Berlusconi. E non c’è da discutere anche sulla moralità del protagonista di questa campagna elettorale al rovescio: Emiliano è onesto. Ed ha dato prova di essere un buon amministratore. Natalicchio usa la memoria per analizzare il tempo che fu: “Non posso dimenticare che qui a Molfetta lui, al tempo in cui era magistrato, ci mandò gli elicotteri della polizia per sgominare le bande criminali. E non dimentico che ha buttato giù, da sindaco di Bari, la vergogna di Punta Perotti, ha restituito il Petruzzelli alla città, ha realizzato un sistema di trasporto in ferro. Non lo dimentico perciò mi angoscio. Lo voterò, certo, ma ho paura di allestire un palco in piazza. Perché con lui rischio di trovarmi alla tribuna coloro che ritengo i più grandi nemici della mia città”. Emiliano ha invece preso per mano, anzi stretto la mano a Francesco Spina, che qualche mese fa è stato eletto dal centrodestra a presidente della Bat, una provincia nata morta che raccoglie le città di Bari, Andria e Trani.
Condannano il figlio, si candida il padre
Cosa può fare un padre per il proprio figlio? Candidarsi, per esempio. L’amore filiale ci conduce fino a Patù, nel Salento più luminoso e nascosto, appena dietro Santa Maria di Leuca. Nel destino di un uomo, in questo caso il giovane Gabriele Abaterusso, imprenditore e vicesindaco del paese, si staglia la figura paterna di Ernesto, papà accorto e misericordioso. Gabriele, molto attivo negli affari, ha subito una condanna (in appello) per bancarotta e insieme a Michele Emiliano, il suo leader oggi candidato governatore della Puglia, ha riflettuto, valutato e poi deciso di rinunciare alla corsa. Non sarebbe stato bello per l’immagine di Emiliano, comunque ancora magistrato, e per quella del Partito democratico. Gabriele è stato irremovibile: non mi candido. A questo punto nella testa di Emiliano la lampadina si è accesa: ha chiesto al papà una firma in sostituzione. Una surroga come quella per i mutui. Ed Ernesto, in una memorabile lettera che il Quotidiano di Puglia ha pubblicato e di cui daremo ampi stralci, seppure a malincuore e con l’animo ferito e il fisico provato, ha accettato. Ernesto, il papà, è già stato deputato e sa quali sofferenze si debbano sopportare in politica. “Michele Emiliano mi chiede di dare una mano per preservare questo progetto e pur tra mille remore che mi derivano dagli impegni lavorativi e personali già assunti, rispondo: il partito chiama e io, onorato, obbedisco. Come sempre”.Continue reading
Michele Emiliano: “Rottamazione, con qualche pausa”
Esistono anche i diversamente renziani. Michele Emiliano è il leader di questa speciale famiglia di parenti di secondo grado. “Fino all’anno scorso sostenevo Bersani. Ma davanti allo spettacolo dei 101 che trafiggevano Prodi ho alzato le mani e sono passato dall’altra parte”.
Finalmente è cascato bene. Ora è capolista alle Europee.
Aspettiamo prima di parlare. Ho dalla mia la faccia, quel po’ di visibilità per le idee che avanzo, ma non possiedo una rete di rapporti, quelle cose che servono a stare tranquilli in campagna elettorale. Continue reading