Anche Nanni Moretti, ritrovato il suo caimano in verità piuttosto ingentilito sulle t-shirt dipietriste, si è infilato nel corridoio destro della piazza già gremita, inchiodando i piedi a decine di metri dal palco. Lì sotto, in un quadrato, gli organizzatori attendono l´arrivo via cavo di Beppe Grillo. «Italianiiiii!». La folla, gli applausi, le grida esultanti («e daje n´affanculo») segnalano le prime pietre che il comico scaglia da Genova. Molte contro Berlusconi naturalmente, moltissime contro Veltroni strizzato ben bene e ridotto presto a un cencio dai colpi che giungono sopra e sotto la sua cintola. Nessuno tra gli organizzatori ci fa caso. Dentro le transenne, nel ring ufficiale, Antonio Di Pietro si presenta in versione folk, mezze maniche da battaglia, i suoi deputati invece scelgono la grisaglia ministeriale con la cravatta della divisa ufficiale (gabbiani in volo su sfondo blu). Lo attorniano e gli si stringono intorno, sorridono mentre Grillo mena. Di là la pattuglietta della sinistra democratica: Claudio Fava, Pietro Folena. Seduti in circolo i girotondini doc. Gli applausi si spengono un attimo quando il comico spiega: «Non ce l´ho con Morfeo». L´onda umana si rivitalizza presto e segna con un battimani l´attacco alla «banda dei quattro». Tra i “banditi” in qualche modo figura Giorgio Napolitano, il presidente della Repubblica. Ecco allora Furio Colombo abbandonare la sedia innervosito: «Inaccettabile. Se non fosse per l´impegno di portare sul palco alcuni zingari starei già lontano».Continue reading