Il viceministro dei Trasporti ha presentato tre disegni di legge per garantire i diritti ai lavoratori, specie le precarie in rosa. Ma non applica il Jobs act
C’è sempre da imparare da chi fa le leggi. E dunque ecco qua la lettera che il legislatore, uno dei magnifici mille o poco meno chiamati alla guida della Patria, scrive a una sua collaboratrice. È una missiva d’addio, una lettera di licenziamento, raccomandata con avviso di ricevimento datata ottobre di quest’anno. Lei, non più giovane e non più alle prime armi, svolge l’attività di collaboratrice a progetto, l’ipocrita dicitura con la quale si chiede il lavoro negando i diritti. È una fatica quotidiana che svolge negli uffici dei gruppi parlamentari di palazzo Madama, e che finora si rinnovava periodicamente. Però alla “Gentilissima Signora” il presidente di gruppo che qui non si cita per non creare disagio e un ulteriore problema alla licenziata (che per vedersi liquidate le spettanze ha dovuto sottoscrivere un impegno alla totale riservatezza di quanto le stava occorrendo), spiega candidamente l’intenzione di recedere dal contratto anzitempo. Scadeva in aprile ma dobbiamo troncare la relazione subito, già in autunno. Il datore di lavoro recede perchè lei è scansafatiche? Perchè fa la furba con l’orologio? Perchè è incapace? Perchè flirta con l’opposizione? Nient’affatto. Il legislatore che qualche mese fa aveva approvato il Jobs Act ora prende nota con disperazione che quella legge prevede dal prossimo gennaio l’entrata in vigore di una disposizione secondo la quale i contratti a progetto “subiscano l’automatica trasformazione in contratti di lavoro subordinato”.Continue reading