L’impegno era per diciotto mesi, ne sono trascorsi dodici, ne restano solo altri sei. Tra sei mesi Giorgio Napolitano lascia il Quirinale. Saluta, semplicemente. E va via. L’insistenza con la quale Emanuele Macaluso, amico di una vita e compagno tra i più cari del presidente, va annunciando l’abdicazione di questo re senza regno, che più ha segnato la scena dell’ultimo decennio, merita maggiore attenzione di quella che finora ha ottenuto. Secondo Macaluso, ancora ieri sul Corriere, Napolitano ha posto un limite al suo secondo mandato: ha accettato la rielezione vincolandola a un periodo transitorio, un anno e mezzo prima di lasciare. Dopo la riforma elettorale infatti “lascerà”. Continue reading
Carissimi nemici, prossimo rottamato : Giorgio Napolitano
DA QUANDO ENTRÒ NELLA CORSA PER PALAZZO CHIGI A QUANDO IMPALLINÒ L’AMNISTIA: INCONTRI E CONFLITTI TRA RENZI E IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Lui amava Coppi, l’altro tiene per Bartali. Lui tifa per sé, l’altro appoggia Letta. La studiatissima fuga dal Quirinale di Matteo Renzi non è solo una perfetta messa in scena di teatrale distanza dal Palazzo e dai suoi riti, i suoi giochi e anche i suoi patti. In questo caso il fuggitivo, dileguandosi tra i vicoli di Roma, rifiuta la tutela del capo dello Stato e rinunzia a quella dose di consigli che privatamente gli erano pervenuti. Uno fra tutti: delimitare meglio il campo politico dentro cui approvare la riforma della legge elettorale. Invece ieri, il solito bastian contrario: “Il confronto è aperto a tutti”.Continue reading
Il tramonto dal Quirinale
D’ALEMA, CASINI: IL PICCOLO MONDO ANTICO SI RITROVA PER IL LIBRO DI NAPOLITANO
È un mondo antico e in qualche modo declinante. Vederlo riunito, come ieri è accaduto a Montecitorio, consegna la foto di un gruppo che è fuori dal registro anagrafico dell’attuale classe politica, in difficoltà crescente nel guidarla e con il disagio di trovarsi al momento sbagliato nel posto sbagliato.
Ieri Giorgio Napolitano ha convocato Massimo D’Alema e Pier Ferdinando Casini per presentare “La via maestra”, un suo dialogo sull’Europa firmato da Federico Rampini. Doveva essere, nelle intenzioni, un libro postumo alla sua permanenza al Quirinale. Il capo dello Stato è invece in carica e regge con qualche affanno “i sommovimenti” di questo tempo. La sua leadership politica è messa in crisi dalla inconcludenza di uno schieramento politico (le larghe intese poi divenute strette) sul quale, accettando la rielezione, aveva puntato tutto. E l’Europa, l’altra frontiera che Napolitano ha sempre visto come la sola capace di tenere unita l’Italia nello sviluppo della sua democrazia e della sua economia, fallisce miseramente la sua missione. Crisi interna e internazionale. Crisi politica, economica e adesso anche sociale. Napolitano che doveva garantire la exit strategy, registra, come un notaio, l’assoluta inconcludenza del Palazzo, il suo autismo, la separatezza con una società azzoppata.Continue reading