Amici, di cosa dobbiamo parlare? Chi vi parla è da dieci anni che sta nel Parlamento europeo. Cortesemente un po’ d’attenzione, fate silenzio! Dobbiamo recuperare la fiducia degli elettori. E dai, parlate almeno a bassa voce!”.
Incredibilmente la sala del Crowne Plaza di Caserta, dove Forza Italia ha raccolto il meglio del suo meglio, non lo sta riconoscendo. Non ha capito che alla tribuna è stato chiamato Aldo Patriciello, funambolico, straordinario, stupefacente mietitore di voti molisani. “Modestamente”, sussurra. E modestamente ha ragione lui: settantamila voti nel 2004 con l’Udc, 120 mila nel 2009 nel Popolo della libertà, oggi punta a sbalordire.
Non conoscete Patriciello? È l’unico candidato con lo sponsor, come solo i fuoriclasse dagli ingaggi stratosferici possono esibire. Continue reading
Franco Arminio: quei comizi alla luna degli invisibili di Tsipras
Il comizio numero 40 è fissato alla pizzeria da Rocco in Andretta, Irpinia d’Oriente. Ad ascoltare l’oratore c’è suo figlio Lidio, un amico di suo figlio, poi Valentina, infine l’oste con sua moglie e io. In tutto siamo sei ed è già un buon numero perché Franco Arminio, di professione paesologo, in genere fa comizi individuali e a domicilio. Fa comizi agli umani, agli animali e anche al resto del mondo inanimato. È riuscito a parlare alle pecore del Gargano, ai pescatori di Monopoli, alle pastiere, a una vacca solitaria, a un gruppo di galline, a una pozzanghera del Formicoso, all’albero rosso, ai frequentatori del bar Carlino, a tutto il popolo di Carife, al cane di via Mancini in Avellino e a molti altri essere viventi.
IL BACCANO elettorale delle formazioni maggiori, quella vagonata di insulti e dannazioni distribuite quotidianamente su ogni fronte, ha oscurato una novità significativa di questo appuntamento. Per la prima volta, sarà per scelta consapevole o disperazione pura, la sinistra italiana ha scelto di farsi guidare da un leader di un altro paese. E quel leader, che si chiama Alexis Tsipras, guida il suo partito, Syriza, verso una vittoria straordinaria ad Atene. Tsipras è anche candidato a guidare la Commissione europea.Continue reading
Putignano, faida grillina con la pupù
Cari amici, io vivo a Stoccolma da otto anni. Sono impiegata amministrativa. Sapete che ogni lunedì in ufficio arrivano dei cesti di frutta? Ci fanno lavorare con serenità”. Nel magico mondo a cinque stelle atterra a Putignano, in provincia di Bari, Melania Pomante, candidata a Strasburgo. “Vi confesso che non ho mai votato in vita mia”. Bravissima! “Poi mi sono accorta che il movimento mantiene le promesse, loro – a differenza di altri – si sono dimostrati sinceri”. Urrà di nuovo. In città si vota per le europee e per le comunali, e si corre, si chiama, si chiede.“Ma chi è?”. La specialità di Grillo è di contrastare la legge di gravità: più il candidato si mostra perplesso di sé meglio è per il bene comune e per l’elettore sfiduciato. Nessuna ansia da prestazione. Questa signora giunge dalla Scandinavia: non le frega approfondire, non le piace la politica e poco importa e si vede. “Nel tempo libero mi dedico ad attività culturali”. Non ha mai visto un seggio elettorale e forse quando lo varcherà per la prima volta ne uscirà eletta. Magico Grillo e magica Putignano. Però appena Melania finisce il suo speech, un sobrio intervento di nove minuti e mezzo con la domandona retorica concludente e spiazzante: “Se vi dico Europa cosa rispondete?”. Silenzio. Si passa alle questioni di casa. E qui i grillini, di nuovo magicamente, tornano ad essere pugliesi veraci. Un gruppetto di combattenti irrompe nella piazza. Portano al collo un fazzoletto bianco e rappresentano i grillini soccombenti, il meetup di serie b, i cittadini lasciati a casa. Gli iscritti incazzati. Cosicché quando la parola passa al candidato sindaco, “ecco il nostro portavoce Renzo Dipierro”, nella piazza Plebiscito si forma un vuoto. Il gruppo lascia il palco e per protesta si allinea ai bordi dello slargo, in vistoso segno di disconoscimento dell’autorità a cinquestelle.Continue reading
Candidati e condanne: una storia di successo
Io sono un guerriero!”. Il nuovo eroe dei due mondi si chiama Giuseppe Scopelliti: è diretto in Europa, dove farà ascoltare le ragioni della sua Calabria da cui improvvisamente è stato cacciato. “Dobbiamo dimostrare di essere una squadra coesa e all’altezza dei successi che ha mietuto in questa regione”, dice ogni volta che gli tocca stringere una mano. Le mani non si stringono più in piazza perché è passato di moda il comizio persino in questa città, l’amatissima Reggio che l’acclamava in ogni dove. Con Scopelliti fino a qualche anno fa era tutto un andirivieni di gioventù missina, Gasparri e Alemanno in uno struscio continuo, e anche Gianfranco Fini. Fascista un pochino, resa abulica da internet, Reggio si è trovata come indisposta e Giuseppe, alla prima prova pubblica, ha dovuto far traghettare un po’ di gente d’altri luoghi. Cosicché ha avuto termine la campagna di piazza e si è passati, per l’appunto, alle mani. Mani da stringere in silenzio, da incontrare in silenzio. Meno si vede e meglio è. “In questa settimana non abbiamo in agenda incontri pubblici, nella prossima qualcosina”, comunicava il suo staff qualche giorno fa. È TERRIBILE doversi acquattare, ma di necessità si fa virtù perché la storia di Giuseppone è davvero straordinaria. Governava benissimo fino a qualche mese fa poi i giudici, incaponitisi a trovare fanfaluche nel bilancio del comune di Reggio Calabria, città della quale il nostro eroe è stato sindaco riverito, tanto che si diceva “modello Reggio” per dipingere il tratto con cui amministrava, hanno rovinato con l’inchiostro di una sentenza di condanna tutto il ben di Dio che Lui aveva costruito. Sei anni di reclusione! E persino interdetto in perpetuo dai pubblici uffici.Continue reading
Sicilia, i Germanà re della festa del porco. Dalla Calabria la dinasty dei Trematerra
“Guardiamo al futuro, puntiamo su Germanà e saluto uno a uno voi qui presenti: Rocco, il mio assessore, la fidanzata che ha sua sorella candidata a Rometta, eccetera”. Antipasto di mare al ristorante L’Ancora di Venetico, sulla strada che da Messina porta a Palermo. Diciassette a tavola, purtroppo. Siamo ospiti del sindaco di Valdina, Gianfranco Picciotto, e in trepida attesa delle mezze maniche allo scoglio. Parla Nino Germanà, ma poco: “Ho accettato la candidatura perchè quando si scende a gamba tesa, come ho fatto io a Messina, quando si vuole stare sulla cresta dell’onda, bisogna farlo sempre, nella buona e nella cattiva sorte. Messina non aveva rappresentanti in Europa e mi sono proposto io che ho un’ambizione tale da essere certo di uscire da questa campagna elettorale più forte di prima e il più forte possibile. Conto sulle preferenze, conto sui giovani che mi sostengono. Io voglio vincere, il mio programma è: Europa più vicina!”.
Nino ha mantenuto le promesse: aveva detto cinque minuti e ne ha consumati quattro. Ha capito da Renzi che è meglio non nascondere l’ambizione: lui infatti è un quarantenne già ex inquilino alla Camera dei deputati. E’ stato deputato come suo padre Basilio, e anche come suo zio Antonino. Oggi è consigliere regionale siciliano, tale quale a un altro zio, ma non gli basta, certo che no: “Devo marcare il territorio, voglio di più. La politica è una passione”.