Come le polveri sottili che si adagiano per strada, sbarcano sui capelli come nel risvolto dei pantaloni, anche il berlusconismo ha un suo ph che oramai irrora il nostro sangue, ed è la matrice dell’Italia di oggi. “Matteo Renzi non ha un pensiero oltre il renzismo, non c’è analisi sulla trasformazione della società. Lieve e debole come il pensiero del Cavaliere. Anch’egli protagonista e interprete dell’idea che furbizia, talento e un po’ di simpatica cialtronaggine siano elementi inossidabili per raggiungere e conquistare il potere. Come Berlusconi ha una capacità innata di intercettare il sentimento popolare, i piani bassi della nostra etica. E oggi è venuto il momento di smacchiare il ventennio, diluirlo in un piccolo e breve incidente. Renzi non ha classe dirigente oltre la Boschi e usa il cartongesso per trasformare la realtà e adattarla alle necessità del momento. Sono pareti mobili che compongono scenografie altrettanto provvisorie. Ogni luogo ha un bisogno, ogni teatro una recita. E ieri c’era bisogno di assolvere tutti quanti e catalogare il berlusconismo e l’antiberlusconismo come accidenti di pari natura. Successe già quando Pasolini segnalò la costruzione di una equazione tra fascismo e antifascismo. L’Italia si ripete, noi italiani questi siamo”.
MARCO BELPOLITI, critico letterario tra i più raffinati (è docente di letteratura italiana all’Università di Bergamo), più di ogni altro ha indagato l’antropologia berlusconiana, e sul “corpo del Capo”, titolo del suo più noto studio sulla fisicità della leadership ha illustrato la profilassi sociale berlusconiana. Continue reading