Una lettrice di Repubblica mi ha scritto contestando la distrazione, la stanchezza quando non proprio l’accondiscendenza dei giornalisti italiani nei confronti del governo. Mugugni invece di critiche serrate. Zero inchieste, zero articoli che raccontino quel che si fa e non si dovrebbe fare.
Lo stato di narcosi generale è difficilmente contestabile. L’Italia appare sempre più nelle vesti di un sultanato. Lui, il Sultano, ricco e onnipotente, può permettersi ogni cosa. Disdire un intervento all’Onu per un ciclo di massaggi rilassanti. Ed è il meno. Raggiungere il famoso centro estetico con l’elicottero della Protezione civile. Ed è ancora il meno. La soglia del ridicolo è solo superata quando il Sultano ingiunge incredibilmente ai suoi ministri di evitare di rispondere ai giornalisti. Persino i mugugni appaiono al Sultano insopportabili. Non è da ridere?
Le parole magiche del Governo
SABRINA PINDO
Qualche anno fa, quando il potere aveva tutt’un altro colore politico, gli italiani spendevano decisamente troppo per far girare la macchina dello Stato. Il pachiderma pubblico costava ai cittadini una marea di danari e sacrifici: una pesante imposizione fiscale avrebbe senz’altro portato al Paese benefici sul lungo periodo, dicevano Padoa Schioppa e i suoi. Ma quello sforzo economico, visto sotto la lente d’ingrandimento del breve termine diventava ogni giorno di più una richiesta insostenibile. Tanto impensabile da aver tagliato le gambe al governo alla fine del primo anno di conduzione delle danze.
Un errore che la coalizione attualmente al potere non ha voluto commettere: gli italiani devono smettere di pagare tutte queste tasse, eccheddiamine! Ma siccome la matematica non è un’opinione il problema dei finanziamenti al ciccione statale è tornato. E allora la parola magica invece che “pressione fiscale” è diventata “tagli”. La strategia del risparmio è stata applicata a tutto: ministeri e ministri, portaborse e segretarie, auto blu e cancelleria. Con la semplice ricetta della formichina si possono risanare tutte le aziende, anche le più grandi e pericolanti, anche quel malandato colosso aziendale che si chiama Italia.
Per il grande imprenditore Berlusconi, che del successo aziendale ha fatto lo slogan per la sua entrata in politica, niente di più semplice. Taglio di qua, accorpo di là. Cos’è lo Stato se non una mega azienda? Bisogna solo far tornare i conti. Punto. Niente sconti, niente recuperi, niente proroghe. E a chi gli ricorda che un Paese ha necessità e caratteristiche che non necessariamente collimano con quelle di un’impresa il cavaliere non sembra dare ascolto. Schiera la sua compagine di governo e punta dritto al risparmio: prima di tutto scuola e sanità. Il ritorno del grembiule e del voto in condotta passino, il maestro unico e la riduzione dell’orario lasciano un po’ di stucco, i migliaia di precari dell’educazione che saranno riciclati non si sa bene come nel settore del turismo esauriscono le nostre parole.
E che dire della sanità? Qualche avvisaglia dei piani futuri del governo l’abbiamo già avuta. Tra pochi giorni arriverà l’affondo finale anche in questo settore e allora sì che ne vedremo e sentiremo delle belle. Il sospetto, che vorremmo restasse solo tale ma già dubitiamo sarà così, è che il gran disegno del capo questa volta abbia inizio con la parola magica “privatizzazione”. Allora sì che lo Stato assumerà il volto di una grande azienda che si confronta con il duro mercato. Al contribuente che richiede un servizio per la salute dirà: se hai soldi per pagare io ti do ciò che desideri, altrimenti…
Piccola Stella con troppo cielo
CARLO TECCE
Da Rovigo a Caltanisetta i teoremi di Euclide, matematico greco e dunque meridionale estremo, cambiano per vari motivi: preparazione degli insegnanti, cromosomi degli studenti, livello del mare, vicinanza alle Alpi. Né la filosofia di Giordano Bruno, nolano arso vivo a Roma, può avere gli stessi significati a Cuneo come a Catanzaro. Né Giovanni Verga ha parentela alcuna con Alessandro Manzoni. L’Italia è diversa nella sua cultura e nei suoi maestri, avrà pure ragione il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. E’ un suo teorema. Dimostrabile fin quando una Mariastella Esposito di Cercola (non s’offendano i cercolesi) diventi ministro oppure – meglio ancora – il giovane Mario Stellino Pizzomunno sia travolto da una carriera così verticale e repentina al pari dell’avvocato di Leno specializzatosi a Reggio Calabria. Per avere il curriculum bianco e vergine, a differenza della Gelmini, Pizzomunno dovrebbe cassare la sfiducia per inoperosità firmata da sette consiglieri di maggioranza e otto di opposizione al comune di Desenzano sul Garda (atto 33 del 31 marzo 2000), quando il futuro ministro era presidente del consiglio. E magari, successivamente, il meridionale Pizzomunno, seppur sedendo all’opposizione, avrebbe racimolato più delle due, tre misere presenze. Né Pizzomunno avrebbe censurato l’enciclopedia libera di Wikipedia, dove questi “particolari” – che per ragionamento induttivo conducono al generale – sono stati taciuti: il blog di Fabio Filisetti, studente di Desenzano, aiuta a capire.Continue reading
Bianco che più bianco non si può
SABRINA PINDO
A Napoli il problema rifiuti è risolto. Pulita, limpida, la città partenopea è tornata in forma smagliante. Niente più maleodoranti sacchetti di plastica abbandonati per la strada. Dell’orribile munnezza accatastata ai margini della città nemmeno il ricordo.
Sicuri? Sicuri, sicuri? Ma certo! Lo ha detto anche il tg e ce l’ha pure mostrato. Le telecamere diligenti delle reti private sono corse a controllare, a dimostrare, a far vedere la Verità. Coscienza a posto quindi, andiamo pure al mare tranquilli.
In questa calda giornata estiva penso a quanti vivono vicino alle discariche, all’odore che sentono svegliandosi al mattino. In questa torrida domenica mi viene in mente che, se per caso non fosse come ci hanno detto i tg, se assurdamente la munnezza fosse ancora buttata là nei quartieri periferici, la gente di Napoli starebbe morendo per la puzza, sarebbe preoccupata per la propria salute. Già, uno scenario agghiacciante, anche a fine luglio. Mi permetto di segnalarvi queste fotografie scattate il 17 luglio, giovedì scorso. Rinfrescano l’animo.
Di Pacco in pacco
CARLO TECCE
La terza carica dello Stato è un po’ come il campo numero due di Wimbledon: lì la tomba (o metamorfosi) politica e personale dei presidenti, là il cimitero dei campioni. Ci sono le eccezioni: Giorgio Napolitano e Luciano Violante sono stati due sobri e stimati presidenti della Camera dei Deputati. In mezzo c’è stata Irene Pivetti, presidentessa a 31 anni, casta e pura, cattolica e devota che, vestita come una sessantenne vintage, consigliava ai colleghi deputati di frequentare le duecento e passa chiese di Roma. Pivetti I.
La Pivetti II si i è fatta fotografare per Gente con autoreggenti nere e frustino sadomaso: «Mi sento sexy come Catwoman, della donna gatto mi piace il lato animalesco…». Poi ha scoperto il lato artistico e, vestita da fatina, ha danzato soavemente a Ballando con le Stelle su Rai Uno.Continue reading
Santini e autografi
MANUELA CAVALIERI
Ai fan adoranti autografa persino le figurine dei santini.
Per i fortunati, un oggetto raro da esibire e custodire gelosamente nel portafogli: da un lato San Lorenzo, dall’altro Berlusconi.
È una torrida domenica di giugno. La moltitudine di fedeli bipartisan, di Berlusconi e di San Lorenzo, si assiepa a Porto Rotondo per l’inaugurazione del campanile della chiesa.
Per l’occasione il premier sfoggia un esclusivo Panama Borsalino: i copricapo particolarmente originali sono da sempre una passione.
Ricorderebbe vagamente Hemingway, se non fosse per il vezzoso ombrello bianco che lo ripara dal sole e dai 35 gradi.
Bagno di folla, battute di spirito, foto coi bimbi vestiti in abito tradizionale. Siparietto col coro tradizionale di Sassari che aveva eseguito il Te Deum. Ai cantori addirittura il lusinghiero invito a Villa Certosa per un’esibizione: “Mi piacerebbe che cantaste con le vostre voci le canzoni scritte da me e dal maestro Apicella”.
La cerimonia del disvelamento e della benedizione avviene alla presenza del vescovo di Tempio Pausania, Sebastiano Sanguinetti.Continue reading
“Brunetta non si dimette? E io mi imbestialisco”
Tutto fatto. Cioè tutto concordato, deciso, verbalizzato. “Dunque – disse Berlusconi – chi viene al governo si dimette da parlamentare”. Annuirono tutti e attesero la nomina. Trascorse due settimane, il primo a rendere esecutivo l´impegno è stato Franco Frattini. Con una lettera al presidente della Camera il ministro degli Esteri ha comunicato le sue dimissioni da deputato. Poi ne ha scritta una seconda. Sempre al presidente della Camera: “Ritiro le dimissioni”.
Nel centrodestra si festeggia. Queste piccole questioni di poltrone e indennità sono poco rilevanti. Per tutti, o quasi. Famoso per la tigna con la quale scava nelle carte processuali, Niccolò Ghedini, avvocato di Berlusconi e frequentatore assiduo dei suoi segreti, sarà ricordato anche come il deputato più antipatico che sia mai esistito.
Lei mette paura, incute sospetto. E poi parla con chi non dovrebbe e soprattutto quando non dovrebbe.
“Mi lapideranno”.
Faranno bene perché queste cose devono rimanere riservate.
“Parlo perché è giusto. Gli impegni presi si rispettano. Io avvertii e chiesi prima che il governo si formasse. Ma tu, nel caso ci andassi, ti dimetteresti da parlamentare?”Continue reading