Dossier terremoto

Il papocchio abruzzese nasce dalla necessità di mostrare al Paese e al mondo qualcosa di unico, straordinario. Mai fatto e mai visto prima. Silvio Berlusconi si è fatto portare per mano da Guido Bertolaso alla ricerca del colpo magistrale, di una gestione dell’emergenza e della ricostruzione che non avesse pari, per celerità di scelte e offerta di soluzioni logistiche innovative.
Per raggiungere questo obiettivo si è scelto di consentire che il capo della Protezione civile ottenesse poteri oltre ogni ragionevole soglia, gestisse l’emergenza e la ricostruzione, con potestà di integrare alla bisogna la legislazione ordinaria e ogni altro potere discendente: dal caffè da bere al mattino nelle tendopoli (quanto e come) alle case da rifare, quante e come, alle aziende da sostenere, chi e perchè.
Avendo statuito il principio del nuovo e dell’incomparato, è iniziata l’avventura.Continue reading

Il saccheggio dei palloncini

GIORGIO MOTTOLA

A Napoli, ormai, solo nel quartiere di Forcella si possono ancora trovare le sigarette di contrabbando. Sono esposte per strada, in via Giudecca Vecchia, su tavolini di legno, a cui siedono anziane con il nasone e i capelli crespi da zingara. Di fronte a loro, cumuli di immondizia fetida, sovrastati dalla merce invenduta o “invendibile” dei fruttivendoli e dei pescivendoli ambulanti. A fianco ai cassonetti, hanno, da vent’anni, le loro bancarelle attrezzate su cassette di plastica: ogni giorno, le montano al mattino per poi smontarle la sera. Lasciando il posto, quando cala il buio, agli immigrati di tutto il mondo. Davanti ai phone center e agli alimentari, aperti fino a notte fonda, e gestiti da gente con diverso accento ma ugualmente straniero, trascorrono la loro silenziosa e malinconica movida, appollaiati su scatole di cartone. Lontani anni luce dalle schiumose birre doppio malto della studentesca piazza del Kesté o dai mojto che a San Pasquale fanno scorrere più fluide le serate della borghesia napoletana.
Ora, provate a immaginare che in un posto come Forcella, in una domenica di fine giugno, compaia all’improvviso un cavallo bianco. Bardato e con il pennacchio, legato a una carrozza scoperta, con le imbottiture bianche e soffici. Sarebbe un perfetto quadro surrealista. Un provocatorio paradosso degno di un film di Bunuel o forse di Ciprì e Maresco.Continue reading

Il potere e l’intimidazione

Alla fine di queste righe troverete un lancio dell’Ansa nel quale si dà conto della conferenza stampa congiunta dei sindaci di Messina e Reggio Calabria che annunciano la querela a me per aver intaccato l’onore e la dignità delle due città. Si suppone congruo il risarcimento danni stimato in mille euro per ciascun abitante dello Stretto.
Una risata dovrebbe seppellire una decisione di tal fatta. Ma prima di sorridere fermiamoci a valutare cosa c’è dentro questa notizia.
Urge un brevissimo riepilogo: in aprile sono ospite di Exit, e la trasmissione de La7, dedicata al terremoto nella sua funzione di fabbrica delle emergenze, si intrattiene per mio merito o colpa, alla costruzione del Ponte sullo Stretto. Penso che le condizioni urbane e civili delle due città sono così degradate che un ponte legherebbe due realtà in cui l’una esibisce nel centro ancora baracche e baraccati, fogne (metaforiche e non) e l’altra, nell’anno del Signore 2009, vede la ‘ndrangheta impossessarsi dei suoi fianchi, del suo corpo, della sua anima. Vede soldi che girano, appalti che partono. E vede che tutto, più o meno, resta tal quale: l’acqua nelle case ancora è un bene distribuito a qualcuno, non a tutti.
Dico, volendo riassumere: “due città cloaca”. Mi fanno rilevare gli amici messinesi di facebook che il tono del rilievo risulta particolarmente sgradevole. Replico spiegando, illustrando, definendo meglio il mio pensiero e scusandomi infine, com’è giusto, con coloro che hanno ritenuto offensive le mie parole.
Si può discuterne naturalmente, ed è quello che abbiamo fatto in due incontri a Messina. La mia opinione può risultare troppo cruda, e ci sta.
Ma il potere, per la prima volta, decide che è venuto il momento di fare un passo in più: bastonare. Basta con i giornalisti (suppongo comunisti) diffamatori di professione!
Ecco come la realtà si capovolge ed ecco come l’indignazione, quando muta il suo carattere, si trasforma in intimidazione.
La querela, nella sua tragica devianza, assume il valore di un ammonimento. Più che a me è diretta a tutti coloro che avranno una penna in mano e una testa sulle spalle.
Settecentomila euro mi dicono sia il conto salato per le mie parole.
Notizia è buffa e tragica al tempo stesso.
Se avrete voglia di leggere l’Ansa troverete modo per sorridere ma anche, e purtroppo, per assaporare il dolore dell’ultimo stadio, del perché e del per come lo sfinimento civile conceda al potere tale e tanta spudorata immunità. Non ricordo una conferenza stampa congiunta dei primi cittadini della Calabria e della Sicilia contro la mafia, la ‘ndrangheta, contro la politica imbelle, i soldi bruciati, le strade bucate, la speranza distrutta.
Non ricordo un alito di protesta. Nulla, niente, zero.
Non ricordo. Il problema è che noi non abbiamo nemmeno voglia di ricordare. Solo, e per un attimo, ci concediamo il sorriso del compatimento disperato per questo nostro buffo tempo e questo nostro un po’ tragico destino.

(ANSA) REGGIO CALABRIA – Mille euro di risarcimento per ogni abitante delle città di Reggio Calabria e Messina. E’ l’entità del risarcimento chiesto dalle amministrazioni comunali di Reggio Calabria e Messina per le affermazioni ritenute offensive di un giornalista nel corso di un dibattito televisivo.
I sindaci delle due città dirimpettaie, Giuseppe Scopelliti (Reggio) e Giuseppe Buzzanca (Messina) hanno illustrato stamani, a Reggio Calabria, le ragioni della querela nei confronti del giornalista Antonello Caporale e della richiesta di risarcimento danni nei confronti dell’emittente televisiva La7, per l’espressione usata da Caporale che ha definito “Reggio Calabria e Messina due cloache”. I due primi cittadini hanno spiegato che, attivando gli uffici legali dei due enti, avvieranno una procedura comune per il risarcimento danni.
“Abbiamo il dovere – ha detto Scopelliti – di tutelare le nostre comunità da chi cerca di gettare fango su un territorio in evidente crescita. Siamo fortemente impegnati con il collega Buzzanca per costruire un futuro diverso per le nostre due nobilissime città ma evidentemente a qualcuno dà fastidio.
Saremo intransigenti perchè esigiamo rispetto per i nostri concittadini”.
Il sindaco di Messina ha definito l’iniziativa “un gesto dovuto per le comunità delle due sponde. L’affermazione usata – ha aggiunto – è chiaramente lesiva dell’onorabilità di ciascun cittadino. C’è una evidente manovra che tende ad ostacolare il processo di sviluppo di due città in fase di conurbazione che, anche con la realizzazione del Ponte, diventeranno la grande realtà metropolitana pronta a svolgere un importante ruolo all’interno del Mediterraneo. Per questi motivi non consentiremo a nessuno di impedire o quantomeno frenare il cammino intrapreso dalle due città”. (ANSA, 18 maggio 2009)

Quei Berlusconi tenuti a bada

GIORGIO MOTTOLA

Berlusconi non è un prodotto tipico a marchio doc. Una parte degli italiani ritiene che una tale concentrazione di tv e giornali nelle mani di una sola persona si verifichi solo in Italia. Il rapporto di Berlusconi con i media farebbe parte di una tipicità tutta italiana, un’anomalia insomma. La Freedom House, istituto di ricerca americano fondato dai Reagan, che ogni anno stila una classifica sulla libertà di stampa, pone l’Italia al trentesimo posto, dopo Ghana e Mali. Ma l’assalto dei potentati economici agli organi di informazione rientra in una prassi oramai internazionale. I “Berlusconi” parlano tutte le lingue del mondo e rastrellano, in giro per il globo, la proprietà delle più importanti testate giornalistiche. Parlano spagnolo, quando si chiamano Carlos Slim. Inglese, quando il loro nome è Rupert Murdoch o Summer Redstone. Francese quando i volti sono quelli di Lagardère o Marcel Dessault.
Certo, in nessun altro paese il presidente del consiglio nomina direttamente i dirigenti della tv pubblica. E, solo in Thailandia fino a un paio d’anni fa, è allo stesso tempo anche proprietario dell’altra metà privata della televisione. Inoltre, in Europa e negli Stati Uniti, diversamente che da noi, le banche non possiedono direttamente giornali. Gli altri paesi hanno elaborato regole molto più strette a tutela dell’autonomia dell’attività giornalistica.Continue reading

Oh cara, c’è la ronda!

rondaLe ronde dunque. Immaginiamoci innocenti ma seduti nel luogo sbagliato e nel posto sbagliato. Dentro un’automobile e a fari spenti. In un vicolo buio o uno slargo disabitato. Si avvicina un signore e ci squadra. “Chi è lei?”. A una ronda cosa si risponde? Anzitutto: si deve rispondere? Bisogna anche mostrare i documenti? O, silenti e imbarazzati, si smamma?
Forse la ronda non è titolata a domandare ma solo ad osservare. Se è buio farà luce con una torcia. Se c’è il sole prenderà gli estremi della targa della nostra auto. La ronda, se è gentile, si terrà a distanza di cortesia. Ma se, mettiamo, quel giorno la ronda è incazzata, ha avuto problemi sul lavoro o un litigio in famiglia. Se, magari, ha bevuto un bicchiere di troppo.
Se la ronda vuol rondare, che si fa?

Al collocamento dei casting

violanteplacidoMANUELA CAVALIERI

“Nel ’94 avevo vent’anni e, passeggiando a Bellagio,
i ragazzi mi fischiavano dietro chiamandomi Moana: le somigliavo.
Ricordo lo spessore, la personalità della diva.
Così, dopo aver visto i video su Sky mi sono detta: concorro anch’io.
L’idea di svestirmi? L’ho già fatto in un dossier per l’anoressia,
e tre anni fa ho fatto un provino per il Grande Fratello. A chi non piace essere guardata?”.

Katy, 35 anni, estetista

“Nessun dubbio. E non ho chiesto consigli ai miei genitori.
Ho scelto di fare Moana perché mi incuriosiva.
A suo modo lei resta un personaggio rivoluzionario!”.

Violante, 33 anni, attrice

L’hanno cercata per mari e per monti. Ma alla fine l’hanno trovata. È lei, Violante Placido, figlia bionda e sorridente dell’attore e regista Michele Placido e dell’attrice Simonetta Stefanelli. La scorsa estate Sky lanciò l’accorato appello: AAA cercasi Moana. Campionario variegato davvero: platinate, rosse fiammanti, more, bellissime, bruttine, teenager, mature, maggiorate, piatte. Tutte in fila a prenotare un biglietto alla lotteria della celebrità. Questa volta, però, non un provino tradizionale, ma la sua postmoderna evoluzione: il video-casting in rete. Un minuto per ognuna. Autointerviste, striptease, poesie e monologhi. Un solo “posto”, cinquemila domande. Un po’ come per i concorsi statali: successo travolgente. Alla fine l’ha spuntata Violante Placido, cognome importante e copertina di Playboy nel curriculum. Trovata l’erede di Moana Pozzi, le riprese per la fiction inizieranno il prossimo aprile. E le altre? Francesca, Irina, Lolly, Anna e Caterina hanno vinto lo stesso: i filmati amatoriali sono visualizzabili online. Non diventeranno ricche e famose come Moana e Violante, ma avranno i loro sessanta secondi di pseudo notorietà. Quelli non si negano a nessuno.

Ragazze e soldati

violenzadonneMANUELA CAVALIERI

È notte. La città è lontana, ma effonde tutta la sua poesia antica.
Giovani e innamorati, in una piccola utilitaria si scambiano dolci effusioni.
Lei fa l’impiegata, ha ventun’anni: una “bella ragazza italiana”; lui, operaio, ne ha compiuti ventiquattro.
D’un tratto il fragore, inatteso, di un finestrino che va in frantumi.
L’auto è circondata. Sono in cinque. È il terrore.
Picchiano selvaggiamente il ragazzo e lo sbattono nel portabagagli.
Poi i loro occhi cadono su di lei. La ragazza trema; terrorizzata si porta al volto le mani.
La violentano a turno. Uno; due; tre; quattro; cinque.
L’inferno è in questo angolo della provincia di Roma.
Lui, rinchiuso, inghiotte lacrime amare. Uno; due; tre; quattro; cinque.
“Dovremmo avere tanti soldati quante sono le belle ragazze italiane, credo che non ce la faremmo mai…” ha detto sorridente il premier. E questo è “…un complimento alle ragazze italiane che sono alcuni milioni. Io penso che in ogni occasione serva sempre il senso della leggerezza e dell’umorismo…”

E se Gomorra non fosse piaciuto?

toniservilloSERENELLA MATTERA

Perché Gomorra è fuori dagli Oscar? Come previsto e prevedibile, l’inattesa (almeno in Italia) esclusione dalle nomination del film di Matteo Garrone ha sollecitato la fantasia di molti. Improvvisate analisi di mercato, immotivati attacchi di vittimismo, accanto a più o meno improbabili teorie complottistiche. Colpa dei distributori americani del film. No, colpa di Domenico Procacci e della sua Fandango. No, poverino, non poteva farci niente: in realtà il sistema di selezione dei film stranieri è marcio.
A un certo punto è anche spuntata una sorprendente ipotesi: “E se Gomorra fosse ‘vittima’ di Daniele Piombi?”. Sì, proprio così: una ritorsione dell’Academy contro il (dimenticato) presentatore nostrano. Gli americani hanno contestato alla Rai l’utilizzo del marchio registrato ‘Oscar’, per il programma concorrente dei Telegatti: il “Premio regia televisiva – Oscar dell’anno”. Ma quel titolo se l’era inventato Piombi e evidentemente ci teneva, per cui l’anno scorso ha deciso di fare causa all’Academy. Di qui la teoria: l’esclusione di Gomorra sarebbe una non tanto sottile vendetta verso l’italico presentatore.Continue reading

L’urgente bottino di guerra

villariNon è mai troppo vero che il mediocre ha come unico orizzonte il presente. La mezz’ora che lo separa dal pomeriggio.
Prendiamo, è un caso di scuola, la vicenda Villari. Se letta a pezzetti dà il senso di un enorme teatro, il teatrone della politica. Attori professionisti e dilettanti, mestieranti in cerca di una qualche occupazione…
Se invece la riannodiamo tutta abbiamo il senso vivo di questo tempo così mediocre.
Il rompicapo istituzionale, l’ingresso e poi l’espulsione dell’epatologo napoletano dalla commissione di Vigilanza, la furia, la fretta con la quale si è congegnato l’ordigno e poi lo si è disinnescato è figlia di un’impellenza elementare: nominare dieci nuovi capiredattori, tre direttori di tg, altrettanti di rete. Realizzare insomma un urgente bottino di guerra.
La commissione di Vigilanza sulla Rai non serve a niente. La Rai ha già comitati di controllo e a più livelli (il consiglio di amministrazione nominato dai partiti cos’è? E l’Authority per le Comunicazioni cos’è?). Ma c’è bisogno di questa ulteriore scala lottizzatoria.
La politica senza idee e senza passioni non ha granchè da fare che misurarsi con l’attività manipolatoria: possedere la televisione, deciderne i servizi, i volti, e i messaggi.
Tutta una vita dietro al pastone politico del Tg1…

In questo preciso momento

Un merito, se c’è, di questo libro è che sia stato pubblicato in questo preciso momento. In questo preciso momento era il titolo di un festival letterario a cui partecipai. Questo è il momento infatti di sistemare almeno concettualmente, far avanzare, far progredire avrebbe detto Gramsci, la consapevolezza che una fetta intera della società è senza speranza e praticamente senza futuro.
Ho seguito ieri la manifestazione degli studenti romani. Mi ha colpito uno striscione: “Facoltà di Scienze della formazione primaria. Fregati in partenza?”. Sì, fregati in partenza.
Un libro è solo un libro, vero. C’è dentro la fatica di un racconto che illustra l’Italia di diritto e di rovescio. La buona e la cattiva. A un libro si abbina il rito della presentazione. Stanzette e vecchietti, qualche sbadiglio e, se va bene, qualche incazzatura. Autografi, dieci o venti o trenta volumi venduti. Poi a casa.
Vorrei negare a questo rito la legittimità di ritenersi imprescindibile, vorrei dare a questo libro una dignità maggiore, vorrei che segnasse di più questo tempo, che aiutasse di più, che movimentasse di più.
Voglio trovare luoghi larghi e partecipazione. Vorrei che si formasse una catena, un passaparola.
Un libro è un libro ma, a volte, è una miccia.