L’assunzione di un grappolo di raccomandati, tradizionale pacchetto di scambio della Palermo di sempre, un po’ clientelare e un po’ criminale, da parte di Antonio Ingroia nelle vesti di commissario liquidatore di una società pubblica siciliana, contrasta prima ancora che con la sua vita con il principio di gravità. Repubblica ieri ha riferito di un tipico lascito di Cuffaro, l’ex presidente ora in carcere. Nomi di clienti da salvaguardare incistati nella pancia della Regione più sprecona d’Italia. Siamo corsi da Ingroia a chiederne conto. E domandargli anche degli errori, delle sviste, dei formidabili autogol che lo hanno accompagnato nei suoi passi in politica.
Prima stranezza: un commissario liquidatore anzitutto liquida, non assume.
Comprendo la sua perplessità. Il mio mandato, conferitomi a luglio scorso dal presidente della Regione Siciliana.Continue reading