B (Berlusconi, Bettini). Ambedue ex costruttori, destineranno altrove le loro riflessioni. Silvio in Provenza e Goffredo in Thailandia.
C (Calenda, Casalino). Il ghigno efficientista di Carlo Calenda, com’è chiaro, non risulta più decisivo. Ne risentirà anche Twitter, ex sua gioiosa macchina da guerra. Uguale sorte tocca a Rocco, e infatti: Rocco chi?
D (Di Maio). Il ministero di Luigi si fa mistero e la sua leadership nuvola bianca. Resiste la cravatta però.
E (Embraco & Co). Le mille vertenze occupazionali non rilevano perché in contrasto col senso del Recovery. L’Italia è pronta alla sfida e non ha voglia di guardarsi indietro.
F (Franceschini, Feluche). Franceschini, una passionaccia per le geometrie del gioco politico, si trova scavalcato al centro nientemeno che da Mattarella. Ubi maior minor cessat. Anche la diplomazia nell’era Draghi sarà sfaccendata. Lui, benché non l’abbia ancora annunciato, è pure ministro degli Esteri.
G (Goldrake). L’ufo robot che prima ci teneva incollati alla tv è ricordo del Novecento e dell’era analogica. Ora, con il digitale, Colao Meravigliao.
H (Acca). Non vale un acca. O anche “scappati di casa”. Oppure “bibitaro” piuttosto che “incompetenti”. Definizioni inattuali visto il mondo nuovo.
I (Inettitudine). Anche in questo caso il termine situazionista diviene non solo cognitivamente ostruttivo ma superato dalla realtà. L’efficiente può mai essere inetto? Con Brunetta alla Pubblica amministrazione la musica cambia da così a così.
L (Lombardia). Nessuno s’azzardi più a parlare della Lombardia come della pietra angolare della incompetenza nel tempo della pandemia. È stata pure aggiunta una elle (Letizia) al nome della regione.
M (Mortacci!). Esclamativo e dileggiativo in uso a Roma. Draghi privilegia, se proprio deve far ricorso allo spregiativo, alcune locuzioni imparate a Francoforte. Questione di stile.
N (Negazionista, Neutrino). Nessuno nega più il valore dell’Europa, il valore dei vaccini e il valore di Maria Stella Gelmini.
O (Oligarchia). Il governo dei migliori non è minimamente accostabile alla dimensione oligarchica. Siamo in democrazia e come si è visto anche il peggiore può diventare migliore. Significa che funziona l’ascensore sociale.
P (Populismo, Patuanelli). C’è bisogno di aggiungere altro? È il passato remoto. Per dire: il ministro Patuanelli, già Cinquestelle, sembra uno dell’Udc.
Q (Quaresima). Non è la quaresima, cioè l’austerità, ma la crescita, quindi l’abbondanza, il nuovo obiettivo di Draghi. Il premier non a caso ha scelto di illustrare il suo programma nel giorno dell’inizio della quaresima per dimostrare che le capacità terrene possono tener testa anche al divino.
R (Renzi). A Matteo sarà affidato l’incarico di mediare nella crisi politica ecuadoregna. Un primo e decisivo passo per mostrare l’abilità di tessitore. Per l’incarico Draghi prevede un gettone di presenza.
S (Salvini, Sud). L’altro Matteo si ritrova ad essere superfluo benché si ritenga essenziale. Giorgetti gli ha detto: “Come ci hai insegnato vengono prima gli italiani e poi tu”. Con Salvini scompare dai radar anche il Sud.
T (Taranto, Tarantini, Talk show). Risolto definitivamente il caso Tarantini (solo quattro contagiati al suo pranzo di nozze ma nessun legame con Berlusconi che ha avuto il Covid ben prima) resta quello abbastanza spinoso dell’Ilva di Taranto. Visto che c’è bisogno di Pil non è meglio chiudere la città piuttosto che la fabbrica? Altra urgenza: dei talk show che ne facciamo?
U (Ursula). A settembre, con l’uscita di scena della Merkel, Draghi sarà il capitano del consiglio europeo e così potremo fare a meno anche della von der Leyen.
V (Villa Pamphili). Lì gli Stati generali del Recovery. Ora in vendita.
Z (Zingaretti). Anche il Pd è stato affidato a Draghi. E Nicola?