Centrale Bonaiuti

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Se è la telecamera che fa il politico, se è la sua resa televisiva che innalza la carriera o la seppellisce, allora è chiaro. Quel brav’uomo di Fabrizio Cicchitto è buono per il pastone del Tg1 ma non per la gabbia di Santoro. Non è un combattente, a volte annoia, e al massimo gli si può concedere Porta a porta. Lì gioca in casa. Per Daniele Capezzone neanche Bruno Vespa è un traguardo possibile. Impazza sulle agenzie di stampa, strepitoso sì, ma contiene la sua irrefrenabile condizione di parlante solo nei rapidi inquadramenti ai telegiornali.
Silvio Berlusconi non vuole confusione in campo. E da palazzo Grazioli Paolino Bonaiuti smista comparsate e revoca inflessibile presenze giudicate rischiose.Continue reading

Cuffaro, il carcere, l’Italia

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Una settimana fa, in via del Seminario, appena dietro il Senato, ho incontrato Salvatore Cuffaro che, salutando, mi ha improvvisamente chiesto: “Se andrò in carcere farai una preghiera per me alla Madonna?”. Nell’imbarazzo, mi è parso giusto annuire. Lo aveva chiesto anche alcuni mesi fa, era mattina presto e fu lui a cercarmi, a dirmi del carcere, a volermi parlare della famiglia, del suo dolore. Durante la conversazione, che poi pubblicai sul giornale, domandai di spiegare il senso della sua vita. Il carcere era infatti il segno di tante amicizie pericolose. Misura del malgoverno, di una gestione del potere in Sicilia esposta a ogni possibile censura. Cuffaro difese il suo operato, ma ammise qualche responsabilità, la chiamò “ingenuità”. Era stato “ingenuo” a circondarsi di quegli amici, “ingenuo” ad accettare favori e fare favori.Continue reading

Lezioni d’amore della deputata leghista

paola goisis

Paola Goisis ha ritrovato una ragione in più nella politica: offre spazi inesplorati agli affetti, al sentimento, all’amore. Sessantenne, leghista, insegnante in un paesino veneto, l’onorevole Goisis questa estate ha rivelato di essere riuscita a irrobustire – malgrado gli impegni parlamentari – il menage familiare e l’intensità del rapporto col suo compagno. “Ci vediamo sempre nei week end, e quando si può lui viene a trovarmi a Roma”. La signora, senza voler dare i numeri, ha però azzardato la quantità degli slanci, e anche la qualità e l’ardore, il piacere e la passione. “Sono cose bellissime e non essendo ipocrita replico all’ipocrisia altrui chiedendo: perchè, tu non lo fai? Alcuni colleghi ritennero sconveniente che parlassi di questo. Io invece penso che non bisogna avere timore, ma orgoglio. E non c’è sconvenienza. L’amore è l’amore”. Infatti parlò liberamente anche del numero delle effusioni: “Quattro volte alla settimana. Scrissero però quattro volte al giorno”. I giornalisti hanno il piacere dell’iperbole e comunque lei pare davvero la più titolata a dare consigli d’amore al premier. Continue reading

Alfano, il ministro esemplare

Gli italiani non hanno misura della propria responsabilità e vagheggiano inconsapevoli della colpa altrui. Hanno protestato, e vivacemente, a ogni livello quando il Brasile non ha concesso l’estradizione di Battisti, terrorista condannato per quattro distinti e gravissimi reati. Il governo italiano, tutte le forze politiche, il capo dello Stato si sono indignati per la considerazione che quella decisione includeva in sè: l’Italia è una democrazia precaria, ammalata. E la giustizia non imparziale.
Però ieri sera, a conferma della tesi brasiliana, è sceso in campo il ministro Angelino Alfano Continue reading

Cetto Laqualunque fa la figura di Aldo Moro

I poster elettorali di Cetto Laqualunque, il suo imperdibile slogan “Chiù pilu pe tutti”, consegnano l’idea che la più fantastica delle fantasie si sia dunque potuta avverare nell’Italia berlusconizzatata. La realtà, sulla scorta della Ruby-story, si allinea se non già sorpassa l’incomparabile successo del gaglioffo politico che Antonio Albanese propone al cinema e, in questi giorni, lungo le strade delle città travestendo la promozione pubblicitaria del film in un programma politico e il suo leader nell’uomo nuovo da votare. “Vota e poi rifletti”, dice appunto lo slogan. E – infattamente – siamo giunti al punto che Cetto Laqualunque si possa confondere con la realtà dei fatti e addirittura non raggiungerne il livello della devianza.
Possiamo riconsiderare, riavvolgendo il nastro, una delle meravigliose battute di Cetto rivolta a una elettrice che confida in pubblico le sue scadenti prestazioni sessuali (”Ti ho anche fatta assumere come bidella, puttana!”) e immergerla nei brogliacci questurini, nelle trascrizioni delle intercettazioni. Apparirà plausibile, possibile, persino probabile.
Ecco, siamo al punto che al confronto di quel che gli gira intorno, Cetto Laqualunque fa la figura di Aldo Moro.


fonte: La Repubblica.it> Pubblico> Rubriche&Commenti> Piccola Italia di Antonello Caporale

link: http://caporale.blogautore.repubblica.it

Capodanno

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“Ogni mattino, quando mi risveglio ancora sotto il cielo, sento che per me è capodanno.
Perciò odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita e dello spirito umano un’azienda commerciale col suo bravo consuntivo e il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione. Essi fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. Voglio che ogni mattino sia per me un capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso e rinnovarmi ogni giorno. Ogni ora della mia vita vorrei fosse nuova, pur riallacciandosi a quelle trascorse.”
Antonio Gramsci
1° gennaio 1916, “Sotto la mole”, Avanti!

Sciocchi e bricconi

È stato osservato che è preferibile il briccone allo sciocco, perché col briccone si può venire a patti e fargli fare il galantuomo per tornaconto, ma dallo sciocco… sequitur quodlibet. È anche vero che il briccone è preferibile al semibriccone. In realtà, nella vita, non si incontrano mai bricconi dichiarati, tutti d’un pezzo, di carattere, per così dire, ma solo semibricconi, ti vedo e non ti vedo, dalle azioni ambigue, che riuscirebbero sempre a giustificare facendosi applaudire. È da pensare che il briccone sia un’invenzione romantica, oppure sia tale solo quando si incontra con la stupidaggine (ma allora è poco pericoloso, perché si scopre da sé). È da osservare che il briccone vero è superiore al galantuomo; infatti: il briccone può anche essere «galantuomo» (cioè può «fare» il galantuomo), mentre il galantuomo non fa bricconerie in nessun caso e per questo appunto è «galantuomo». Stupido davvero chi si aspetta di aver [a] che fare con bricconi dichiarati, patenti, indiscutibili: invece si ha anche troppo spesso a che fare coi semibricconi, che pertanto sono essi i… veri ed unici bricconi, quelli della realtà quotidiana. Per il rapporto «sciocco-briccone» è da ricordare il rapporto «sciocco-intelligente», nel senso che l’intelligente può fingersi sciocco e riuscire a farsi credere tale, ma lo sciocco non può fingersi intelligente e farsi credere tale, a meno che non trovi gente più sciocca di lui, ciò che non è difficile.
Antonio Gramsci
Passato e Presente, Quaderni del carcere

Rifiuti: Parma come la Campania

Non solo camorra

di Valerio Calabrese

Non bastavano le denunce di giornalisti e magistrati. E poi gli arresti: giusto un anno fa la Dia del Tribunale di S. Maria Capua Vetere sequestrava beni e società per oltre 20 milioni di euro del clan dei Casalesi nel territorio parmense. Parma, la nuova filiale dei Casalesi, lontana dai riflettori, florida e tranquilla per ripulire i capitali sporchi.
Ma l’analogia tra la terra del parmigiano e quella della mozzarella sfonda oggi nella questione rifiuti. Così come i rifiuti campani, infatti, anche quelli di Parma fanno un bel giro prima di finire in discarica o all’incenerimento. E sì, perché Parma non può fare né l’uno né l’atro, perché lì non esistono né impianti di interramento né di combustione. 88mila tonnellate di immondizia che ogni anno i parmensi spediscono altrove, proprio come i napoletani. Operazione costosa però, e troppo. E nella città ducale scoppia allora la questione termovalorizzatore. Continue reading

Se di marca anche la scuola può essere più figa

di Valerio Calabrese

Nell’Italia dei festini e delle escort, non ci son soldi nemmeno per i gessetti nelle scuole.
Così, lungo tutto lo stivale si comincia ad arredarle (dalle elementari ai licei) con griffe e marchi registrati. L’idea prevede la possibilità per le aziende private di “sponsorizzare” gli arredi scolastici, ovvero farsi pubblicità all’interno delle scuole, marchiando col proprio brand banchi, seggiole e lavagne. La ratio della scelta delle amministrazioni che hanno abbracciato l’idea risiede – ovvio – nella carenza di fondi da destinare alle scuole pubbliche, passate per le purghe tremontiane. L’esperienza è stata lanciata per prima dall’una e trina Provincia BAT (Barletta, Andria e Trani) che dopo aver litigato per un anno in quale delle tre città capoluogo situare la sede legale, ha palesato così la sua stessa esistenza, scatenando però numerose polemiche e per l’idea e per l’esistenza. A farla propria dopo poche settimane molte altre amministrazioni,come quella di Alemanno a Roma.Continue reading