come si comprano le notizie

Sembra che in Emilia Romagna anche l’alfabeto fosse a pagamento. Vocali e consonanti commissionate e fatturate. Asl, consiglio regionale, partiti: tutti a sostenere con buone parcelle l’informazione libera. Talk show, notizie d’apertura, inchieste televisive. I giornalisti, molto liberi di loro, avevano (hanno?) solo il compito di assemblare notizie e comunicati stampa che gli organi di governo e di opposizione (grillini compresi) confezionavano (confezionano?).
Le notizie si comprano e si vendono, purtroppo. Questa merce contraffatta fa però ammalare la democrazia, e la riduce a una convenzione, a un puro esercizio di stile.
Perciò non è del tutto inutile andare in edicola e acquistare, se ce lo si può ancora permettere, un giornale che non abbia un padrone, che non emetta fatture e che – possibilmente – non faccia sconti a nessuno.

a cosa serve la televisione

Ieri sera ho acceso la tv e ritrovato Bruno Vespa al solito posto. Scrive bene il Fatto: sembra uscito dal freezer lui e con lui i soliti ospiti. Congelati a giugno, scongelati a settembre e pronti per essere riserviti a tavola per la nuova stagione (dodicesima? quindicesima? trentaduesima?).
Io non voto Grillo. Aggiungo che non lo amo: non ridevo quando faceva il comico, non mi entusiasma adesso, e m’incupisce questo Casaleggio con i capelli da foresta nera e il mondo Gaia sulle spalle.
Però ascoltare questi professori della democrazia, della comunicazione e del buon gusto, accanto alla figura cartonata del comico che per fortuna nostra tra tanta disgrazia Grillo non guida un movimento insurrezionale e violento, e i grillini non fanno la cacca sul marciapiede e non sputano in faccia ai passanti, fa venir voglia di chiuderli a chiave nello studio di Porta a porta e – prima di riporli nel freezer – avanzare loro su un bloc notes queste domande.
Ma qual è il bene comune che voi avete difeso? Quali libertà avete allargato? Quanta ricchezza avete dilapidato e quanta invece avete condiviso? Quanti corrotti mandati in galera? Quali leggi avete promulgato? E a favore di chi? E in nome di quali Istituzioni, di quale democrazia, di quale suprema Verità giudicate Grillo?
Prima di passare il bloc notes agli illustri uomini di Stato, e al loro leader Bruno, campione del giornalismo investigativo e imparziale, mi domanderei a cosa serve la televisione. Ecco la mia risposta: l’informazione scorretta, di parte, manipolatrice può promuovere il falso e trasformarlo in vero. Mutare l’ordine degli addendi e cambiare segno al saldo democratico. Erigere l’apparenza in luogo della realtà e cambiare i connotati alle persone trasformando ladri in galantuomini, servi in statisti, e gente magari visionaria ma piuttosto perbene in pazzi scatenati, pericolosi per noi, la nostra famiglia, i nostri bambini.

a cosa serve ricordare

All’Infedele di Lerner ieri c’erano Violante e Quagliariello, tra le altre cose fautori ed estensori di una nuova legge elettorale. Sia Violante che Quagliariello hanno spiegato compiutamente perchè è indispensabile una nuova normativa. Cosa aggiusta, e dove. E come lo fa. E l’hanno detto utilizzando la ragione, avvertendo dei rischi di ingovernabilità che si corrono se non si porrà rimedio. Bene. E doppiamente utile la loro ricognizione.
Però le parole si convertono da credibili a in-credibili se, oltre all’udito, noi esercitiamo anche il dovere della memoria e facciamo lo sforzo di ricordare. Questa legge elettorale da cambiare, questa legge che fa schifo, che mina la democrazia, che chiude nella mano di un manipolo di potenti la rappresentanza parlamentare è stata – anche da Quagliariello e (forse) da Violante – accettata e condivisa quando fu messa in campo. E quando fu messa in campo? Pochi anni fa e sostituì la imperfetta ma assai più degna legge “Mattarella”. E perchè fu messa in campo? Fu messa in campo per volere anzitutto dell’Udc, della Lega e di Berlusconi, con tenue voce discorde del centrosinistra, per annullare gli effetti della normativa in essere, incapace di assicurare la vittoria larga allo schieramento egemone, allora di centrodestra.
Ricapitolando: tu fai una porcata antidemocratica, ne godi i frutti elettorali e di potere e con una incommensurabile faccia di bronzo, quando essa diviene insostenibile davanti al Paese, la dileggi e proponi la soluzione al problema che tu hai provocato con premeditazione.
Io cosa devo pensare? E – soprattutto – quale fiducia devo nutrire nelle tue parole, e quale stima consegnare alla tua persona?
Ecco il punto: se penso che tu sei un baro, e lo dimostro, io divengo un pazzo estremista, guerriero cieco dell’antipolitica?

il grillo

Mi è stato chiesto se anch’io avrei pubblicato ogni parola, anche quelle rubate da un microfono nascosto, com’è accaduto all’esponente del movimento 5 stelle Giovanni Favia. Ho risposto di sì. Un giornalista non decide cosa pubblicare e cosa no. E non deve dividere le notizie e confonderle con le amicizie.
Non sapevo, e dunque non ho commentato però il fatto che l’intervista fos
se stata registrata molti mesi prima della sua messa in onda. Congelare e poi scongelare è generalmente un’attività culinaria, e il giornalismo non è la prova del cuoco. Quel che si ha si diffonde nel più breve tempo possibile. E se è uno scoop, non si concorda con altri un pre-lancio sul web.
In genere diffido dei guru, e questo Casaleggio con i suoi capelli da foresta nere e le predizioni sul nuovo mondo incantato di nome Gaia suggeriscono in me un surplus di allerta. Il linguaggio di Grillo è spesso inutilmente offensivo. I fatti raccontano meglio delle male parole ogni cosa. E gli eletti del movimento, presenti e futuri, devo giudicarli da quel che fanno (o non fanno). Per esempio: ancora non ho capito se il sindaco di Parma è bravo o no, capace o meno, illuminato o cieco. Se dovessi consigliare raccomanderei prudenza prima di esultare. Detto tutto ciò, e premesso che molto altro dimentico, mi sembra davvero incredibile che questo movimento, composto da gente che cerca di impegnarsi, e si sbatte, per dare forma e corpo a una partecipazione attiva, cosciente, determinata, sia – per decreto – trasferita nel mondo degli sporchi, degli arrivisti, dei cattivi. Gli uni e gli altri uguali sono.
Questa indecente mistica dell’uguaglianza emana l’odore acre della truffa lessicale. Ribaltare la partita truccandola invece di giocarla, nascondere la propria incapacità e a volte le proprie nefandezze illustrando come vere le altrui presunte.
Grillo non sarà simpatico, ma ha dato un senso alla democrazia e una risposta decente a chi non ce la fa più a deglutire bocconi amari. E’ colpa di Grillo se il panorama politico è così tanto sconfortante?
E’ colpa sua se il Parlamento è divenuto un ornamento e la democrazia convertita in un dessert da gustare a fine pasto, ammesso che qualcosa in tavola ci sia rimasta ancora dopo la grande abbuffata?

devo dirvi una cosa

Dopo ventitrè anni lascio Repubblica. Una vita intera, un’esperienza meravigliosa, e un debito di riconoscenza, una gratitudine infinita. Lascio una casa grande e spaziosa che mi ha offerto ogni cosa, e mi accingo ad entrare in una più piccina, quella del Fatto Quotidiano, in cui sono certo però di trovare uguale passione e libertà, e voglia di raccontare l’Italia, indagare il potere senza alcun condizionamento. E’ stata una scelta non facile, per alcuni versi rischiosa, certamente senza reti di protezione. Ma sono persuaso che il giornalismo, più di ogni altro mestiere, ha un bisogno assoluto di passione e coinvolgimento. E non c’è vita senza passione, non c’è calcolo, non c’è ragione che possa mettere a tacere quel bisogno.

la vita a pagamento

Questa volta la scamperemo, ma per il prosieguo dei nostri terremoti dovremo attrezzarci.
Se ci si potrà assicurare persino contro una catastrofe naturale, le cui dimensioni sono all’atto della stipula sconosciute, perché non assicurarci contro le fluttuazioni del dollaro, la sconfitta in Champions League, la rissa di condominio? Io mi assicurerei su tutto il possibile, e correrei da un ufficio all’altro pieno di polizze e fideiussioni. Il ministro ruba? Assicuriamoci contro le tangenti di Stato. La squadra del cuore fa penare? Una polizza ci garantirà il rientro dal costo dell’abbonamento.
Mi ritorna in mente un film in cui Carlo Verdone mostrando un documento si domandava: chi t’ha dato questo?, e si rispondeva: perché c’ho questo! In casa avremo interi fascicoli, carte da bollo, contratti e manleve. Tu mi domandi: chi ti garantisce dal rischio che i quattro salti in padella siano veramente all’altezza delle promesse? Io ti rispondo: perché ho acquistato insieme al prodotto anche la garanzia della massima digeribilità.
Tornando seri: se la nostra vita sarà sempre più a pagamento, perché le tasse? da Repubblica Sera

archistar

Sembra che le firme più prestigiose della politica si siano messe all’opera per riformare la Costituzione. C’è da augurarsi che ce la facciano? Non sembri scortesia, ma il peggio che il Paese ha raccolto è stato spesso figlio delle menti migliori.
Alcune bruttezze superlative, scempi edilizi che hanno fatto il giro del mondo e qualcuno è stato abbattuto per la vergogna col tritolo, erano firmati dalle cosiddette archistars.
Architetti dalla matita facile e fantasiosa, col conto miliardario e un pelo sullo stomaco lungo così.
Come sapete, il Senato è presieduto da Renato Schifani, grazie al quale l’ultima revisione della Carta, risalente a circa una settimana fa, è stata resa possibile. Hanno cambiato la Costituzione in senso federalista. Però era tutto un gioco, una finzione, tattica preelettorale. Hanno cambiato, ma casseranno.
Ecco, la paura è che le migliori menti, annoiate dal dolce ma lungo far niente, si mettano in testa di riformare la Costituzione. Un po’ così, per vedere come viene.

da Repubblica Sera

fenomenologia del cash

Non è tempo di tagliare i rimborsi elettorali, perché servono e s’è visto.
Infatti ovunque andiate c’è una sezione, un circolo, un club con le porte spalancate, e militanti infervorati, e riunioni che si tengono anche nel villaggio più sperduto. Cosa dire della grande partecipazione popolare che ha preso d’assalto i circoli del Popolo delle libertà? Un milione di italiani ha voluto esserci. Esserci per contare. Non si conosce la cifra esatta del tesseramento del Partito democratico, ancora top secret quella dell’Udc, o dell’Api. Ma il colpo d’occhio è magnifico: in giro c’è una passione, una voglia, una determinazione…
Dove vanno i rimborsi ai partiti? Esiste angolo di marciapiede o stazione ferroviaria o fabbrica senza un presidio, una iniziativa, un convegno?
S’è denunciato, questa è bella!, che tra i nuovi italiani vogliosi di sostenere lo sforzo della politica di spalancare le porte della propria casa per fare entrare aria nuova ci sia anche un consistente gruppo di neodefunti.
Le solite malelingue che inzuppano la vita nel rancore.

da Repubblica Sera

figli della stessa madre

E’ la stessa città a far vergognare e ad inorgoglire l’Italia. Arruffona e rigorosa, vile e onestà, scellerata e responsabile.
Nelle ripetute telefonate tra il comandante della Capitaneria di porto di Livorno, il napoletano Gregorio De Falco, e il comandante della Costa crociera, il napoletano Gennaro Schettino, si ritrovano gli opposti: scelleratezza omicida e grandissimo rigore, devastante panico e commovente sangue freddo. Viltà e coraggio.
Sono gli opposti in cui versa, da decenni, un’intera città: affamata dalle malversazioni eppure orgogliosa, ridotta dalla corruzione a un cumulo di rifiuti ma capace di scatti di civiltà. Solidale, viva, ottimista sempre.
Napoli offre all’Italia, che paga davanti al mondo, l’immagine del comandante che scappa, dell’uomo irresponsabile, temerario oltre ogni possibile limite.
Nella stessa scena Napoli però propone al Paese servitori dello Stato integri, gente perbene, funzionari di grande livello, di elevata capacità e specializzazione.
Sono figli della stessa madre, e non è una coincidenza.

da Repubblica Sera

era di maggio

E’ maggio il mese del giro d’Italia. Nelle prime giornate di corsa il gruppo si tiene unito sulle bici, strade dritte e umore giusto. A Mario Monti la fatica è comparsa all’improvviso, come quei passisti che di colpo si trovano impegnati in una tappa dolomitica e ogni pedalata diventa una fatica, a ogni sforzo corrisponde un colpo di tosse. Aveva preventivato per l’estate uno spread a 250 e se lo ritrova a 400 (fanno 15 miliardi di ulteriore buco di bilancio), aveva immaginato Berlusconi nascondersi dietro il bancone del governo e se lo ritrova fuori di casa, compagno squinternato e vagabondo. Casini, il suo moltiplicatore centrista, è di colpo appiedato, sepolto dalle macerie elettorali, e Bersani inizia a protestare e a farsi due conti. Conviene Monti?
Tutto gira storto e persino le parole cominciano a produrre guai. I suicidi degli imprenditori? “Colpa di quegli altri”. Cioè di Berlusconi. Conferma? Smentisce? Smentisce.
Era bello quando Monti parlava e tutti ascoltavano silenziosi. Oggi è diverso, le sue parole sono coperte da un sottofondo disordinato di richieste e di rimproveri. Era il professore, sta divenendo uno scolaro. Uno di noi, dicono a Montecitorio.
Tutto si fa più pesante (“longer, much longer”), la linea dell’orizzonte si perde alla vista, la crescita sprofonda in un tic televisivo.
Giunto al sesto mese di governo, sotto questo cielo e davanti a questo mare di problemi, le idee si sono trasformate in propositi, le certezze in possibilità, gli amici in nemici. E i tecnici stanno per essere restituiti alla condizione inselvatichita di politici incompetenti. Dei politici qualunque, come tutti noi.
Era di maggio, rosa appassita.

da Repubblica Sera