il potere gioca con le parole

 

Bersani fa finta di non intendere bene D’Alema, e D’Alema si compiace di non comprendere il filo del pensiero di Bersani. I due si scambiano parole vuote e le vendono per buone come accade al mercato per le melanzane aspre, già vecchie, messe sul banco come freschissime. La politica ha il compito di utilizzare le parole per comporre un pensiero, sostenere una suggestione, elaborare un progetto di vita. A Largo del Nazareno, sede del Partito democratico, i linguaggi invece si intorcinano al collo dei protagonisti fino a strozzargli la voce. Il dramma di D’Alema, prima che umano, è stilistico. Capisce che è giunto il suo momento, che la scelta di lasciare lo scranno del Parlamento è una decisione improcrastinabile, obbligata dalla realtà delle cose, da questo mondo nuovo. Sono i fatti che lo costringono a prendere in esame l’ipotesi.Continue reading

la perfidia che insegue quel sorriso

Walter Veltroni ha la capacità di rendere perfida anche la più innocente, la più giusta e la più sincera delle scelte che compie. È una condizione che lo accompagna in ogni passo della sua lunga e vitale carriera politica. Resiste nei suoi confronti un pregiudizio, l’ombra di una premeditazione perenne e anche questa volta, pure di fronte alla rispettabile decisione di rinunciare al trono da deputato che il suo status gli assegnerebbe a vita, la domanda resiste alla realtà, l’opinione supera l’evento. L’ha fatto per salvare sé stesso dalla piena che sale nel Paese contro la nomenklatura? Oppure per mettere nei guai il suo dirimpettaio D’Alema, l’antico e ineguagliabile nemico? E ha scelto la giornata di domenica, proprio mentre Bersani lanciava la sua candidatura a premier per coprire quel gesto, riducendo a comprimario il leader del partito che egli ha fon- dato? Veltroni trascina in chi deve commentare le sue scelte, la sua vita e anche le sue opere nell’idea che per comprenderle fino in fondo serva scorticarle, inchiodarle all’istinto peggiore, all’ipotesi subordinata, al rovescio della parola.Continue reading

carlo petrini: “Solo la zappa potrà salvare questo mondo”

C’è la pancia di Fiorito intasata di ostriche e quella dei contadini africani svuotata dalle grandi multinazionali, che come la Nestlè e la Danone, hanno confiscato loro ottanta milioni di ettari. C’è questo mondo e quell’altro negli occhi e nell’esperienza di Carlin Petrini, fondatore di Slow Food. “Guardo l’Italia dall’Africa e mi sento disperato. L’umore non cambia se la miro dalle finestre della mia casa di Bra. Resisto allo sconforto rileggendo Edgard Morin, il più lucido pensatore del Novecento e anche di questo nuovo secolo: “Quando credi che sia impossibile uscirne nota i rivoli di energie che come un fiume carsico spuntano di qua e di là. Sono forze liberatrici anarcoidi, gente che in tutto il mondo si allerta e smuove il mondo”. Questa gente è a mani nude e si trova di fronte eserciti insuperabili. Ma il mondo si cambia a mani nude!


L’intelligenza può dove l’ingordigia non riesce a infilarsi.
E in Italia accadrà lo stesso: la terra è il centro del problema, come la accudiamo, come la consumiamo, cosa ci facciamo con la terra. La terra è la questione capitale, non la legge elettorale. Tu campi solo se mangi. Per avere un chilo di carne c’è bisogno di 15 mila litri di acqua: lo capisci o no che non è pensabile continuare così.

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Grillo, c’è movimento sul vulcano

IL TOUR DEL 5 STELLE NELL’ISOLA IN CRISI DI CLIENTELE E ASSETATA DI VENDETTA: ECCO PERCHÉ IN SICILIA RISCHIA DI FARE IL BOTTO


La pasticceria Irrera di Messina è uno dei maggiori centri di smistamento del cannolo siciliano e delle chiacchiere politiche. Ottimo punto di osservazione. Sono le nove del mattino, l’ora del caffé, al bancone si discute dell’arrivo sull’isola di Beppe Grillo. Signora molto informata: “Mi hanno detto che è stato tirato con una fune, così non vale”. Ragazzo, meno scettico: “Su youtube non si vede la fune”. Lei, molto ansiosa: “So per certo che c’era la fune e comunque è tutto spettacolo. Dimmi tu cosa rappresenta quella specie di nuotata”. È bastato poco a Grillo per divenire il padrone della scena siciliana. Ieri all’una era quasi nella bocca dell’Etna: ha improvvisato un comizio sui crateri Silvestri, e anche lassù qualcuno è rimasto ad ascoltarlo. Una corona di fan sulla criniera della falla naturale ha apprezzato e applaudito. Continue reading

good morning and good news

Diciamo sempre che le buone notizie non fanno notizia.
Diciamo anche che i giornali sono autoreferenziali, non si aprono al mondo. O che i giornalisti sono faziosi, o anche manipolano, cambiano la verità, la storpiano eccetera. E’ vero, a volte è vero. Ma spesso temo che non siamo più abituati a leggere. Ciascuno di voi ricordi da quanto tempo non sfoglia un giornale, qualunque giornale. Tutti schifosi? Mah.
Vogliamo solo commentare e possibilmente maledire. Ma non basta un clic per dare pace alla nostra (cattiva) coscienza!
Tentiamo di riabilitare la buona nuova.
Cerco storie di buona amministrazione (ma se conoscete solo orridi politici scrivetemi uguale), di ogni colore, di ogni ordine e grado.
Mandate le vostre segnalazioni a
segreteria@ilfattoquotidiano.it e nell’oggetto specificate che sono per me.
Molte grazie

i padroni delle regioni

Basterebbe lo stato di famiglia per indispettirsi. Michele Iorio, è un medico molisano. La sorella Rosa è direttrice del distretto sanitario di Isernia, Nicola, il fratellone, è primario nel reparto di fisiopatologia, Sergio Tartaglione, marito di Rosetta, è primario di psichiatria, il cugino Vincenzo era direttore sanitario e la di lui moglie vice direttrice. Purtroppo non è finita: Iorio è stato eletto e poi confermato e poi ancora rieletto governatore del Molise. E’ stato senatore anche e non è detto che non si ricandidi.
La piccola Corea del Nord italiana ha pompato soldi come nessun’altra. Ha costruito sul terremoto di San Giuliano di Puglia, paesino di meno di duemila abitanti, un grattacielo di spese e di necessità che ha toccato e superato la rispettabile quota di un miliardo di euro lasciando a terra cumuli di coscienze. I soldi hanno perforato i molisani trasformandoli in clientes. I soldi sono serviti a fare debiti e a produrre lo sviluppo inverso della logica e della ragione: case senza gente che le abiti, strade senza auto che le percorra, malati senza ospedali. Applausi. Si è vero, il Tar ha sciolto il Consiglio regionale ma nell’attesa del Consiglio di Stato tutto procede come nei migliori giorni.Continue reading

le vostre gambe e le vostre braccia

Siamo giunti al punto cruciale: la democrazia, come la conosciamo e pratichiamo, è scoppiata. Non riesce a sviluppare quel minimo di anticorpi che la difendano da una debilitazione costante e quotidiana. Una democrazia così rattrappita ci espone all’avventurismo, al populismo, alla demagogia. Persino internet, nella sua straordinaria capacità di rendere pubblic
o e immediato ogni dettaglio della vita, produce la stasi del commento quotidiano, del giudizio universale, del clic su ogni piccola questione. Ci rende cioè convinti di poter dominare ogni fatto e soprattutto giudicarlo nella massima solitudine e spensieratezza. Giudicare il mondo dal tinello di casa è il rischio più grave e acuto che possiamo mai correre. La democrazia ha bisogno di gambe forti, di cura, di cittadinanza attiva. Vorrei quindi invitarvi a sgranchirvi le gambe dopo le ore passate davanti al computer: fatevi un giro in piazza, documentatevi meglio, osservate e tentate, se riuscite, di non giudicare le idee altrui ma di organizzare – magari nel dopolavoro – le vostre. Servono menti nuove ma anche braccia robuste. Serve, posso dirlo? Fatica pura.
Le idee senza gambe non sono andate mai lontano.

Salerno, una crepa (di 500 metri) nel potere del sindaco Vincenzo De Luca

Nella seconda città della Campania sta sprofondando piazza della Libertà, opera simbolo del primo cittadino e del suo ormai ventennale potere. E’ il sintomo di una crisi profonda all’interno del rapporto tra l’amministratore sceriffo e i cittadini salernitani

La crepa è comparsa alla vigilia della maestosa festa del santo patrono, alla cui processione la folla assiepata lo acclama e gli conferma devozione. E lui, il conducator, segna con una gragnuola di colpi in cemento armato l’opera amministrativa lunga un anno. Realizzazioni importanti e altre minori. Tutte svolte nel brevissimo respiro dei dodici mesi. Meglio di lui, nessun altro.
Quest’anno, per l’appunto, Vincenzo De Luca, il più rilevante esponente del fascio-comunismo italiano, dittatore idolatrato e amministratore ventennale della città, doveva consacrare all’onore di San Matteo l’immortale realizzazione: la piazza della Libertà, segno visivo più grande del Plebiscito dell’odiata Napoli, con colonne doriche e un edificio aperto a curva sul mare. “Qualcosa che sia il nostro Colosseo“, modestamente annunciò. E qualcosa che potesse anche raccogliere in un secolo lontano da venire le sue ceneri: “Mi piace immaginare l’urna al centro di questa piazza”, disse sforzandosi di immaginare la vita di Salerno senza di lui.Continue reading

pale eoliche, quanti miliardi al vento

Viaggio dalla Campania alla Puglia, trionfo dell’energia alternativa che ha conquistato tutto il Sud. L’affare di questo inizio di secolo, a favore di pochi intimi, che vale solo quest’anno 10 miliardi di euro. Tutto pagato dagli italiani in comode rate bimestrali direttamente in bolletta

Candela è un paesino che lega la Campania alla Puglia. I viaggiatori diretti a Bari lo incontrano alla sommità dell’Appennino, finita la salita dell’Irpinia d’Oriente. Spalanca gli occhi alla Daunia, li dirige sugli ettari di grano del Tavoliere, verso Foggia. A Candela nessuno pensava fino a vent’anni fa che il vento si potesse anche vendere. Il vento qui ha sempre fatto solo il suo mestiere: soffiare. Soffia quasi sempre, anche duemila ore all’anno. Contano le ore coloro che fanno quattrini col vento. Con un anemometro, un’asta lunga, una specie di ago d’acciaio diretto al cielo, si può conoscere se è buono o cattivo, forte o debole. Se soffia come si deve o se fa i capricci. Se è utile a far fare quattrini, dunque.
Arrivarono le aste e con loro particolari personaggi che organizzavano il mercato del vento. Sviluppatori si chiamavano. Sviluppavano il territorio, certo. Gli agricoltori di Candela ne furono lieti, anche il sindaco e tutta l’amministrazione comunale. C’era la possibilità di ottenere qualche migliaio di euro dalla società che avrebbe innalzato le pale eoliche. E soldi per fare una bella festa patronale per esempio e far venire (altrove era già successo) i cantanti di X Factor finalmente! E anche sostenere la squadra di calcio: divise nuove per tutti!
Pure belle sono le pale. Se le vedi da lontano sembrano rosoni d’acciaio o margherite giganti, dipende dai tuoi occhi, da dove le miri. Fanno la loro figura comunque. Ognuno degli abitanti del vento ha una sua immagine da offrire al pubblico dibattito. A un sindaco del Tarantino, per esempio, parevano simili a mulini a vento: “Abbiamo già il mare e avremo i mulini, delle possibili attrazioni per il nostro territorio sempre danneggiato, vilipeso dal nord”.Continue reading

il menù di Pasqualino e l’onorevole Batman

Mi tocca attraversare spesso, abitando lì vicino, i tavoli del ristorante Pasqualino al Colosseo. Nella stagione calda sono sistemati lungo uno stretto marciapiede al livello delle marmitte (catalitiche per fortuna) delle auto. Osservo sempre, con immutato stupore, il coraggio degli avventori per quelle fettuccine al catrame. Evidentemente il cuoco ci sa fare oppure i turisti – dopo la visita al Colosseo – si sentono gladiatori e portano lo stomaco alla guerra.
I migliori clienti di Pasqualino sarebbero però, secondo le ricevute fiscali, i gladiatori del Pdl del Lazio. Avrebbero lasciato a tavola, non so in quanto tempo, circa 17mila euro – soldi naturalmente pubblici – per pagare la tonnellata e oltre di fettuccine al sugo (e porchetta, tonnarelli alla ciociara, vongole eccetera).
La cifra mi è parsa consona allo stile di vita e alla fattura ossea dei militanti. Il loro capo, l’ex tesoriere Francone Fiorito, pesa più di 180 chilogrammi ed è bisognevole di quantità sostenute di carboidrati. Fiorito, detto simpaticamente er Batman perchè cadde da una moto ferma, ha tentato di gestire i fondi del finanziamento pubblico al meglio delle sue possibilità.
Quindi, e prima di tutto, mangiare e far mangiare.
Ha pagato il noto signor Pantalone.