Salerno, la sfida del cemento nel regno di De Luca

IL SINDACO CHE HA PUNTATO TUTTO SULL’EDILIZIA SI RITROVA COME CANDIDATO ALLE ELEZIONI POLITICHE L’IMMOBILIARISTA DI SEL MICHELE RAGOSTA


Come sempre, tutto si tiene. In una città che investe sul cemento e il suo simbolo in stile tardo rumeno è la maestosa piazza della Libertà che si apre al mare, all’infinito, la Sinistra, anche quella radicale, tenta di dare nelle candidature coerenza allo spirito del luogo. È così che Nichi Vendola sceglie come suo figlio per Salerno, città detenuta da Vincenzo De Luca, ossimoro comunista vivente, un agente immobiliare, attempato militante della sinistra storica, traversatore dei canali irrigui del Pci, poi socialisti, quindi craxiani, infine verdi (ma alla Pecoraro Scanio). Michele Ragosta, questo è il suo nome, fa da perfetto pendant alla città del conducator De Luca, il più severo fustigatore di costumi che infatti già intravede nelle liste del suo partito (sarebbe il Pd il suo partito) “ciucci e paracadutati, e tante anime morte”. Ragosta, che è indigeno, ha fatto tutto da sé. Si è guadagnato la scalata al seggio sicuro, numero due in lista, attraverso una messe di voti da far paura. In novemila erano andati al seggio per scegliere a novembre il nome di Vendola alla premiership del centrosinistra, e altrettanti, come un unico esercito in armi, ha raggiunto il seggio a fine dicembre quando il Ragosta si candidava. Dieci volte meglio che in Lombardia, sette volte di più, tenuto conto delle percentuali, che in Emilia.Continue reading

Secessione e prostituzione: il fisco modello Salvini

FENOMENOLOGIA DEL LEGHISTA POP , “UOMO DEL FARE” CHE NON BEVE, NON FUMA E VUOLE TASSARE LE PUTTANE
È un fenomeno e si chiama Matteo Salvini. Non dorme né si trastulla, non beve e non fuma. È uomo del fare al cubo, un perfettissimo padano. Per dirne una: era il 31 dicembre, giorno di festa per tutti noi ma non per lui, e alle sei di sera i lombardi aspettavano il cenone contando le lenticchie. Lui pensava alla Padania. E su Facebook: “Vediamo se stasera si organizza qualche bell’incontro con qualcuno di voi”. Gli hanno risposto in tanti, e tutti scusandosi. Emanuela era impossibilitata a partecipare, Chiara con il pancione, Angelo in Sardegna. Incontro rinviato, ma Salvini, e qui sta la tempra, non s’è perso d’animo. Alle otto e mezza, poco prima che Napolitano tenesse il suo discorso di fine anno, si è rifatto vivo con un’altra proposta, sempre su Facebook: “Spegnerò la tele e diffonderò dal balcone le libere e gioiose note di Va pensiero a palla!”. È stato un crescendo di entusiasmo tipicamente leghista. Però a Salvini non veniva comunque di stare con le mani in mano. E intorno alla mezzanotte si è rimesso al computer: “Ragazzi, posso essere curioso e farmi i fatti vostri? Dove passerete questa serata?”. Un successo è stato, una marea montante di padani si è fatta avanti e hanno fatto a gara per far sentire Salvini meno solo.Continue reading

I sommergibili di Monti. A ‘Presa di posizione’ l’analisi di Antonello Caporale

A cosa serve un sommergibile? A fare la guerra. E l’Italia ne ha comprati due di ultima generazione dalla Germania. Costano quasi 1 miliardo di euro che sommato a un altro miliardo già speso per altre due unità già entrate in esercizio e con base a Taranto fanno 2 miliardi di euro. Tanti soldi quelli dei contribuenti italiani destinati a questa operazione avallata da destra e da sinistra che, invece, non sono stati destinati a pensioni, ospedali o scuole. Ma con una società in crisi il governo non dovrebbe pensare attentamente ai propri investimenti e a cosa decide di tagliare? Meglio, allora ricordarselo all’interno della cabina elettorale, visto che in Italia si dimenticano troppo facilmente le decisione prese dalla politica. Indignarsi fa bene, perché un Paese senza memoria non ha futuro. A ‘Presa di posizione’, l’analisi di Antonello Caporale, firma de Il Fatto Quotidiano (riprese e montaggio Paolo Dimalio e Samuele Orini, elaborazione grafica Pierpaolo Balani).

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Il codice Enrico Bondi. La nuova vita di un uomo in ombra

La notte è stata assai più breve del previsto e mister Ombra, il dottor Enrico Bondi, ha lasciato il ministero dell’Economia abbandonando le sue rinomate forbici sulla scrivania senza neanche il tempo di riporle nel cassetto. Scomparso ai radar, evaporato in un istante. Dello squadrone tecnico il chimico Bondi (78 anni appena compiuti) sarà ricordato come il più disinvolto e veloce moralizzatore della vita pubblica italiana. Venne, vide e fuggì via. Chiamato a tagliare la spesa, per sopravvenuti e imprevisti impegni di partito ha dirottato la sua ombra sulla mole di candidature che oramai sommergono il professor Mario Monti. Toglierà le spine alle rose e firmerà la più possente review elettorale che la politica ricordi. Che esista è certo, dove sia nessun lo sa.Continue reading

Montalcini, quanto ci mancherà Nostra Signora della Scienza

RITA LEVI HA CONOSCIUTO LE PERSECUZIONI RAZZIALI, L’ESILIO E LE INFINITE DIFFICOLTÀ DE L L’ESSERE DONNA E STUDIOSA. L’ITALIA HA PERSO UN MODELLO DI RIGORE INTELLETTUALE
Il ricordo di Stato, la camera ardente, perfino le presenze istituzionali più imbarazzate e ipocrite accompagnano Rita Levi Montalcini, grande scienziata e grande italiana, nel viaggio verso la cappella di famiglia del cimitero ebraico di Torino. Un secolo e più di vita, 103 anni sono un altro record, per una donna così fragile e così forte. Ha vissuto la guerra e due mondi, ha conosciuto la violenza fascista, la paura, l’esilio, l’emancipazione e infine l’onore. Prima in tutto: nella forza del coraggio, nella sconfinata fede nella scienza e nel suo mestiere di ricercatrice, nel ruolo di donna. “Io sono anche mio marito”. L’orgoglio maestoso, la fierezza del ruolo e la convinzione di una battaglia assoluta per l’identità femminile l’hanno trasformata nel lungo tempo della sua opera ad emblema di come una donna possa fare tutto e sempre essere prima. Nasce a Torino nel 1909 da famiglia ebrea, dopo la laurea e nel pieno delle leggi razziali, che ne segnano il carattere e l’identità politica, decide di lasciare l’Italia. Va negli Stati Uniti e lì prosegue, arricchendola, la sua ricerca sui fattori di contrasto alle degenerazioni nervose e alle altre patologie neurologiche. Va poi in Brasile. L’Italia la conosce nel 1986, quando viene chiamata a Stoccolma per ricevere il Nobel per la Medicina in ragione della scoperta del fattore di crescita delle fibre nervose. È quella cerimonia solenne che rimanda nelle case del nostro Paese questa donna minuta e già anziana, ma integra nel suo portamento, dalla voce flebile ma dalle convinzioni ferme. Non ha il volto dell’amica, parla da professoressa. È la sua vita, la sua intelligenza a rimarcarne sempre la capacità, e la voglia di segnare una distanza e obbligare all’ossequio, al rispetto.Continue reading

Don Gallo: “Berlusconi? Volontario in Africa”

Se sono pecorelle smarrite o solo furbe o anche diaboliche ce lo dirà don Andrea Gallo. E lui deciderà se riportare alcuni dei volti che hanno segnato questo 2012 nell’ovile oppure dirottarli altrove. Sono prevedibili molte penitenze e poche assoluzioni.
Don Gallo è stato un bravo marinaio e da Camogli guarda ogni mattina il mare e si fa il segno della croce. L’Italia è affondata quella notte al largo del Giglio.
Mamma mia che vergogna, umiliati nel mondo. Tutti i miei compagni a dirmi: ma hai visto che roba?
L’Italia come la Costa Concordia.
Se abbiamo comandanti come Schettino!Ma chi gli ha dato la patente?Continue reading

Fabrizio Barca: “Basta governo, da grande voglio impegnarmi nel partito”

Vuol sapere la verità? Non ho affatto intenzione di candidarmi, reputo che questa esperienza di governo sia servita per suggerirmi un altro interesse che in questo Paese è vissuto come una diminutio ma che per me è essenziale per far girare le cose: l’organizzazione dei gruppi intermedi, quel collante indispensabile tra la società e l’esecutivo”.
Altro che una poltrona in Parlamento, altro che un superministero, il sogno nel cassetto di Fabrizio Barca è andare al Partito, p maiuscola.
Esistono energie che non sono liberate, realtà che nessuno vede perchè non esistono più sezioni, circoli o come diavolo si chiamano oggi. Un governo funziona se funziona l’organizzazione dei gruppi intermedi, se l’ascolto del territorio è costante, se esiste mediazione tra base e vertice. Ecco, se dovessi dirle adesso, quella è una sfida che mi piacerebbe affrontare dopo questa parentesi ministeriale.Continue reading

Il verbo del Prof. che chiede di credere in lui

Le nuche ministeriali hanno iniziato, col passare dei minuti, un sistematico e sempre più percettibile moto di approvazione. Era intenso quell’andirivieni di teste e straordinario, nella foto di gruppo del governo visto di spalle, il plotone di professori schierato davanti al Professore. Il cranio esposto di Corrado Passera non ha mai smesso di accompagnare la salita in campo. Un indice dell’intenso moto del ministro era dato dal fascio di luce dei riflettori che rimbalzava ad intermittenza sulla pelata provocando un bell’effetto chiaroscuro. “Sono i miei ministri” ha detto Mario Monti, facendo finta di stupirsi del fatto che avessero occupato tutta la prima fila. Con loro segretari, assistenti, anche ammiragli della Marina militare, portavoce, forse qualche portaborse. Insomma i fedelissimi erano lì. Un gesto di cortesia ma anche la voglia di stare in campo, anzi per alcuni di essi di “salire” sul campo della politica. Continue reading

Consultazione fiction ultima posa al Colle

LA SORTE DELL’ESECUTIVO È GIÀ SEGNATA, MA LO SPETTACOLO DEVE CONTINUARE PER PRIME LINEE IN DISARMO E COMPARSE CHE TORNERANNO ANONIME
Dietro la coda di cavallo di un maestoso corazziere è spuntata una bella signora bruna, appena uscita dalla sala trucco. “Rappresento Fratelli d’Italia, nuova formazione del centrodestra”, ha detto. Sembrava una fiction di Rai uno sul Quirinale, quelle serie televisive che si programmano per riempire le giornate fiacche della settimana. Invece no, era tutto vero. Vera lei, gentile senatrice bergamasca nella funzione di promoter dell’ultimo ritrovato del Popolo della libertà: chi sente una piccola fiamma dentro e ama i La Russa, che sono pure fratelli, oggi sappia che può scegliere il loro partito. Renderà più digeribile Silvio Berlusconi. Comunque la Gallone, visto che era venuta al Colle, si è pure sentita in dovere di allungare la visita con questa raccomandazione: “Se Monti si candida, allora pensiamo che serva un altro premier per la transizione”.
L’HA DETTO per puntiglio, perchè sapeva che le consultazioni convocate dal Quirinale, inghiottite tra le nove del mattino e le tre del pomeriggio di ieri, erano un falso d’autore obbligato per osservare il rito che la Costituzione prevede in caso di crisi di governo. Il capo dello Stato chiama i capi delegazione dei partiti e chiede loro un consiglio: che faccio, sciolgo le Camere o continuo? Ieri il fantastico è divenuto certo e non per colpa di Giorgio Napolitano che davvero non poteva far altro. Lui ha finto di ascoltare, gli altri hanno finto di comunicare, i giornalisti hanno finto di prendere appunti. Solo i corazzieri sono stati sull’attenti per davvero. E veri erano i tramezzini, break di mezzodì, e vero Maurizio Gasparri, sempre più simile a Neri Marcorè, il suo imitatore. Era Gasparri o Marcorè? Gasparri, certo. A un lato anche Fabrizio Cicchitto, e forse è l’ultima passeggiata che si fa al Quirinale. Toccata e superata la settantina, sembra afflosciato e senza più verve. È come se il berlusconismo gli avesse consumato ogni energia intellettuale. Non è il fisico che lo tradisce, anzi, ma pare disossato dal leader che una ne pensa e cento ne fa. Cicchitto, al contrario di Gasparri, non gli sembra star dietro. Ieri alla Camera un giovane collega di gruppo, Simone Baldelli, ha imitato la sua voce nell’ultimo intervento in aula. Sorridevano tutti. Gasparri abbiamo detto che è identico a sempre, come il suo numero di cellulare, uguale da decenni, e la cravatta azzurrina appena meno densa dei pesciolini che tanto ama Gianfranco Fini, ex amico. Continue reading

Lacrime, foto e abbracci Arrivederci scranno

CHI FA IL DISCORSO DI ADDIO E CHI SI ATTACCA ALLA POLTRONA FINISCE L’ERA DI CHI HA CREDUTO A RUBY “NIPOTE DI MUBARAK”
Baci e abbracci, carezze e ricordi. “Posso chiedervi una foto?” domanda il varesino Daniele Marantelli a Walter Veltroni e Massimo D’Alema. Sono stati i suoi leader, hanno dominato nel partito e in Italia sono stati riveriti e ascoltati per più di un quarto di secolo. Conserverà la foto sull’iPhone, oggi la mostrerà alla moglie e agli amici. D’Alema e Veltroni, compagni e nemici, o anche fratelli coltelli, se ne vanno, lasciano prima che il tempo consumi loro e il rancore faccia peggio. La storia siamo noi, si certo, ma anche quella di Domenico Scilipoti, volto conquistato al teatrone della politica: “Il Signore misericordioso se vorrà mi concederà di tornare qui. Io sono nelle sue mani”.Continue reading