Se la sinistra facesse il suo mestiere immaginerebbe di riscaldare i cuori e la testa dei propri elettori, dare un senso profondo alla scelta di chiudere il capitolo del berlusconismo senza più rispondere alle beffe del Cavaliere ma avanzando per la propria strada.
Se il Pd facesse il suo mestiere direbbe a noi italiani che la spesa pubblica ha raggiunto un livello stratosferico, circa 800 miliardi di euro, e continua a galoppare, anno dopo anno. E non c’è tassa, sovrattassa, Imu o altra patrimoniale che riuscirà mai a tenergli testa. L’Italia è una famiglia che spende ogni mese più del triplo di quel che incassa, e cumula debiti e a stento ripaga gli interessi senza riuscire a scalfire il capitale che comunque dovrà restituire.Continue reading
Nord-Est, una volta c’era la Lega Adesso son botte
VIAGGIO NEL PARTITO DILANIATO DALLE FAIDE INTERNE FLAVIO TOSI, IL NUOVO UOMO FORTE, FA FUORI TUTTI E PENSA A UN MOVIMENTO CIVICO A NOME SUO
La ramazza della Lega qui in Veneto sembra un aspiratutto. “È una guerra tra bande, siamo allo scambio tra prigionieri”, dice Luca Zaia, il presidente della Regione. Si danno botte da orbi a tutte le ore, e se le dicono in tutte le lingue possibili. Se le danno così bene e così di santa ragione che è difficile dire dove inizia e dove finisce un partito. Superato il Polesine, terra pacificata e tranquilla, si giunge al primo fronte di guerra tra bossiani e tosiani, gli epurati nel nome del senatùr e il principe degli epuratori, il nuovo capo, Flavio Tosi, sindaco di Verona. Inarrivabile il resoconto di uno dei tanti combattimenti di trincea che Santino Bozza, consigliere regionale, ha prodotto al Corriere del Veneto: “Un mese fa Tosi assieme a Conte e alla Munerato (deputata uscente ricandidata) sono venuti in casa mia, capisci?, a Este, portandosi dietro i militanti dell’Alta padovana e del Polesine e mentre si mangiavano la pizza fischiavano il segretario provinciale bossiano, fischiavano la Paola (Goisis, deputata uscente bossiana e non ricandidata). Io non ci ho visto più e sono andato in procura a portare la lettera anonima che tenevo nel cassetto da quattro mesi”. La lettera sarebbe una denuncia sui vizi e stravizi, ancora naturalmente presunti, circa le paghette fuorisacco che in Regione, al tempo in cui l’odiato Tosi era assessore, giravano. Lettera consegnata alla Guardia di finanza, indagine in corso. Bozza, da ex fabbro, sta piallando col martello il suo partito che vive il dramma del ricambio. La ramazza impugnata dal nuovo uomo forte della Lega, colui che succederà a Maroni alla guida del movimento, è stata inclemente: via i portaborse del senatùr, i fans ciechi, i fedeli babbei. E con loro sono stati fatti fuori tutti i perni della costruzione leghista. Dentro il nuovo, per far posto a un movimento che ha altre mire e un altro tipo di organizzazione.
SIAMO A PORTO VIRO, sul delta del Po. Continue reading
Ceccarelli, un gufo con l’occhio di lince
La sala della svolta del Pci, quella Bolognina dove Achille Occhetto ha fatto concludere il cammino dei comunisti italiani, oggi è divenuto un centro estetico. È il tempo che passa, ma spesso è la nostra memoria che si consuma come se la vita fosse un istant book. Ricordarsi che Daniela Santanchè ha una piscina tappezzata di vera madreperla, e i sanitari cromati in oro, e la vasca rivestita di mosaico platino aiuta più di ogni parola a identificare la signora e classificarla. Come è illuminante sapere che il cane di La Russa si chiama Fiamma. L’opera di decostruzione dell’apparente insignificante in una catena di simboli e allegorie della vita politica è merito di Filippo Ceccarelli, specialissimo rigattiere della cronaca minuta e fatiscente che compone e ricompone attraverso un sapiente riuso la storia della Repubblica. Ceccarelli, da grande e avveduto giornalista, sa che tra la polvere finiscono i monili più preziosi ed è la cantina il luogo che illumina di più gli abitanti della casa. Come un gufo tra le rovine (Feltrinelli) è appunto la ricerca, attraverso le minuzie quotidiane della cronaca, del senso compiuto della nostra storia così tragica e anche così comica. Tutto è successo, ma tra quel tutto, sono pepite d’oro i ritrovamenti che Filippo, come un costruttore quotidiano di mostri, espone nel suo libro. Si deve agli italiani se Silvio Berlusconi è stato premier. E si deve a Berlusconi se George Bush si è visto recapitare in mano il cd di Apicella, l’ex parcheggiatore abusivo divenuto cantastorie ufficiale della Repubblica. Sono i dettagli a raccontare, potenti oltre ogni possibile immaginazione, la nostra miserabile, pirotecnica realtà. “Italia Uno!” così i bambini rom della periferia romana salutarono il ministro Mara Carfagna, in apprensiva e solidaristica visita. Era stata valletta e loro lo sapevano! C’è sempre da imparare da ogni cosa: oggi si discorre delle finanze devastate del Montepaschi e si ricostruiscono le spese, forse le tangenti, le responsabilità e le irresponsabilità. E cosa vogliamo dire del comune di Alessandria, ora in bancarotta, che fa dono al premier di un tartufo del valore di 12mila euro? Pupazzi della storia. A proposito. “Vorrei legare un pupazzo di Superman ma con il mio volto a una fune agganciata a un elicottero come regalo di Natale ai miei nipotini”, spiegò Silvio. Tutto si tiene, scrive Ceccarelli, che infatti scova e riprende la proposta di Renato Brunetta di indagare, attraverso il berluscometro, “quanto c’è di B. in ognuno di noi”. Lui dichiarò di essere al 45/50%.Continue reading
Grillo & Ingroia, simul stabunt simul cadent
Sono uno storico elettore di sinistra. Scelgo di volta in volta a chi dare il mio voto, e mi è successo spesso di dovermene pentire. Alcune volte ho fatto fronte al timore di sbagliare revocando il mio voto e astenendomi. Non ho consigli da dare, solo un pensiero da esporre. Questa è una brutta campagna elettorale, ipotecata dall’annunciato (finora è l’ipotesi più probabile) governicchio Pd-Monti. Il Pd mi è parso sempre un partito gnè-gnè: dentro la sua pancia esistono persone rispettabili e altre assai meno, idee condivisibili e prudenze inaccettabili. Riformisti e radicali, democristiani e comunisti. L’uno e il suo opposto. Il calderone di personalità così tanto diverse provoca immobilismo e non riforme.
Io sono per la radicalità delle idee, per la loro chiarezza, per la nettezza della posizione in campo. Fosse per me, faccio un esempio, proporrei che il finanziamento pubblico andasse solo alle scuole pubbliche. Vorrei i nostri ospedali salvaguardati e non le cliniche private; vorrei più Stato e non di meno. Fosse per me, lascerei vivere le Province e abolirei le Regioni, vero letamaio legislativo. Accorciare la filiera istituzionale significa eliminare d’un botto almeno un terzo delle cinquecentomila poltrone a cui corrispondono altrettanti bancomat perpetui. La spesa pubblica si disbosca solo se le funzioni di governo vengono semplificate e riassunte. Questo è il mio pensiero. La prospettiva invece è il continuismo: un centrosinistra allargato a Monti. Tutto già visto. Pietanza indigesta. Allora tento di inquadrare le alternative.Continue reading
I voti a Crisafulli City: “Mica puzzavano quando servivano…”
VOLTAGABBANA E CATTIVE COMPAGNIE. NELLA TERRA DOVE LE PREFERENZE CONTINUANO A PESARE C’È LA CORSA AD ACCAPARRARSI IL BOTTINO DEI RAS LOCALI
L’unica certezza è che la buvette di palazzo d’Orleans, complice una denuncia grillina sui piaceri di gola della casta a prezzi da discount, ha triplicato i costi del menu provocando la furia dei dipendenti regionali e un collasso della cassata siciliana. La cassata va comunque forte nel resto dell’isola e nell’impasto zuccheroso di esclusi e ripescati, trasformisti recidivi e fratelli coltelli si rinnova il sapore dei voltagabbana e il loro moto perpetuo circolare che termina esattamente nel punto in cui è iniziato. Se i voti non si contano ma si pesano (Bersani dixit) conviene passare per Enna, e qui siamo al centro della pesa, e mettere sulla bilancia i chilogrammi di potere e clientele, opere e omissioni del signor Mirello Crisafulli, gigantesca figura di comunista pragmatico, riformista, equivicino ai buoni e ai cattivi. Proprio oggi è stato rinviato a giudizio per truffa e falso nella gestione del consorzio dei rifiuti della città. Profetica la sua esclusione dalle liste, decretata alcuni giorni fa dai garanti del partito. “I miei voti ora puzzano, ma ieri no. Bersani ha goduto del mio appoggio e quelle schede erano buone”. La logica non fa difetto a Mirello, e la rabbia – esplosa in una drammatica riunione di corrente all’indomani della defenestrazione – è più misurata dell’immaginabile: “Io comunque farò votare Pd”. Sarà vero? “Mmmm, difficile crederlo – commenta Luciano Parisi, coordinatore regionale dell’Assopetroli – Sono di Enna e so come vanno le cose. Tutti in città guardavano a lui per un aiuto, un favore, un guaio. Voteranno in libertà, e quando dico libertà penso che un po’ di simpatie si sposteranno da qui a lì”.Continue reading
“Silvio mi manda in cella, ora gliela faccio pagare”
LA VERSIONE DI COSENTINO SUL NAPOLI-ROMA: “BERLUSCONI MI HA CHIAMATO OTTO VOLTE, TEMEVA LA FACESSI FUORI DAL VASO”
Questa è la versione di Nicola Cosentino oppure di Nick ’o mericano, secondo i punti di vista e di luogo. È lunga quanto il tempo del tragitto del Frecciarossa sul quale siamo appena saliti a Napoli diretti a Roma.
Non volevo parlare, è stata Paola (l’addetta stampa, ndr) a convincermi a fare la conferenza stampa, ed è stato un successo. Hai visto che burdell (nel senso di riunione chiassosa ma partecipata: conferenza sospesa per il caos alle 12 ripresa alle 14, ndr)? Adesso chiamano tutti quanti da Roma per congratularsi, Berlusconi ha chiamato cinque volte stamane e sette ieri. Temeva che la facessi fuori dal vaso, invece io non sono uno che si lascia andare. So aspettare, e l’ansia la faccio venire a loro, ma piano piano. Berlusconi è un po’ pazzo, è convinto davvero di vincere, lui si convince di una cosa anche se irrealizzabile e la trasforma in verità. Continue reading
Casale preoccupata “Ora rischia il carcere”
L’AZIENDA DI FAMIGLIA DÀ LAVORO A CENTINAIA DI CONCITTADINI È QUI CHE IL SUO POTERE È NATO E SI È CONSOLIDATO
È un paese con la bocca cucita e dalla memoria lunga. Con le parole bisogna andarci cauti, meglio sbrigarsela al modo di Antonio, giovane sfaccendato soggiornante al bar Dolci tentazioni: “So’ tutti cornuti, e pure voi giornalisti lo siete”. Casal di Principe elegge tre deputati al Parlamento, ma non è in grado di conservare il sindaco in Municipio. Per la terza volta è stato commissariato (ventotto volte se si sommano anche le amministrazioni vicine sciolte per infiltrazioni camorristiche) ed è già solo questo un mistero della democrazia: la comunità si espande fino a gonfiarsi come una rana quando in gioco c’è il destino dell’Italia, però si rattrappisce e si trasforma in larva quando c’è da curare il proprio territorio, il bene comune. Infatti si vede: buche e dossi, slarghi occasionali, restringimenti abusivi, muri sfiancati dall’incuria e villette traboccanti di segni visivi, neon ovunque, immigrati neri in bici, i bianchi in auto. È questa la patria di Nicola Cosentino ma lui non c’è. Vuota la casa al corso Umberto, del resto l’onorevole si è trasferito a Caserta anche per mantenere una distanza di sicurezza. Casal di Principe è come una curva pericolosa: se non stai attento sbandi e finisci fuori strada. E sono guai.Continue reading
Lecce, la Taranta alla conquista del Parlamento
IL PD PUNTA SU MASSIMO BRAY CHE HA TRASFORMATO LA DANZA LOCALE IN UN VOLANO DI SVILUPPO A DESTRA PUNTANO SU GIORGINO, MEZZOBUSTO TV
Ab finibus terrae. Di fronte c’è solo il mare e la luce di Leuca, quando l’Italia intera è coperta da nubi nere, sazia e commuove. Risalire la Puglia dalla sua punta è come rivederla al rovescio, più sali e più guai trovi. Qui il sud si fa finalmente nord, e la capitale di questo meridione avanzato è a qualche decina di chilometri.
La ballata si fa industria
Siamo a Melpignano, il paese della taranta, dove la ballata si è fatta industria, la musica ha prodotto economie di scala e a colpi di pizzica l’investimento pubblico ha restituito la memoria a una terra e l’ha resa benestante. In trecentomila quest’anno sono accorsi a danzare visitando per giorni le case e le spiagge, i trulli e i sentieri di questa fabbrica a cielo aperto. É sicuramente l’investimento in cultura più sorprendente e conveniente che l’Italia possa annoverare nel Mezzogiorno. Continue reading
La buona politica e il buon giornalismo
La scelta del Pd di escludere dalle liste alcune candidature impresentabili e suggerire ad altri protagonisti di rinunciarvi spontaneamente fa onore a quel partito e a Pier Luigi Bersani che lo guida. E’ una scelta che ha un costo elettorale elevato e so per esperienza che è difficile, quando la vittoria è a portata di mano, indietreggiare quel tanto che può metterla a repentaglio. Questa scelta merita di essere non solo salutata con favore ma sostenuta anche nei fatti. Voglio essere ancora più chiaro: questo coraggio – di fronte alla desolazione di liste che incollano volti senza la benché minima reputazione – si espande persino oltre i suoi meriti ed è giusto sottolinearlo, ricordarcelo quando si andrà a votare. Detto questo, rifletto e mi chiedo: senza una campagna di stampa questa decisione sarebbe ugualmente maturata? E quanti sono i giornali che hanno spinto di più, promosso di più la richiesta di far fuori gli impresentabili? E tra coloro che lo hanno fatto, quale testata si è mossa prima? Qui non si fa la gara a chi è il più figo del bigoncio. Continue reading
Nella discarica politica calabrese spunta un fiore
LA TERRA DEL VOTO DI SCAMBIO, DEL FAMILISMO AMORALE E DEI COMUNI SCIOLTI PER MAFIA GENERA UN’ECCEZIONE : IL TRENTENNE DALLE MANI PULITE DI CATANZARO
Era la città delle vertigini, arroccata appena sopra ai dirupi. Una città d’altura di fronte al mare. “Adesso è orribile, senza dubbio la più brutta d’Italia. Devastata dalla testa ai piedi da un ceto dirigente la cui sovrana ignoranza è spettacolare. Glielo dico con pena, con la compassione ma anche con il senso di rivolta che ancora covo per come la mia terra è stata maltrattata”. Nella galleria della perdizione sociale la tappa di Catanzaro, città natale dello storico Piero Bevilacqua, è irrinunciabile. Domenica e lunedì quaggiù si rivoterà in otto sezioni comunali. C’è un’inchiesta della procura per voto di scambio e una sentenza del giudice amministrativo che obbliga circa 6200 elettori a ritornare alle urne. Brogli, pasticci, schede vidimate, schede scomparse e poi riapparse. Il solito campionario dell’immoralità.Continue reading