Rotaie asfaltate, bufale d’oro e auto di legno

Lungo la tratta da Sicignano a Lagonegro s’incontrano aziende funzionanti e mega inganni di imprenditori “mariuoli” con i soldi pubblici. A Polla, 5mila anime in provincia di Salerno, in piazza i binari sono stati sepolti sotto al cemento per agevolare il passaggio degli autobus


Lagonegro (Potenza) – Lasciato il binario morto alla vista della piana di Foggia, mi dirigo verso il mare. Adesso ho la Puglia alle spalle e Agropoli all’orizzonte, nel Cilento. Percorro la fondo Valle Sele: una strada dritta e nell’ultimo tratto deserta che sbuca sulla Salerno-Reggio Calabria, l’opera più illustrata d’Italia, capitale degli appalti, mangiatrice di commesse, teatro immobile di uno spreco immane di energie, di parole e di buone intenzioni. Inondata di milioni e di lavori, attende oramai sfinita dall’indigenza e dalla vecchiaia di esser degna del nome di autostrada. Se la strada subisce, all’altezza di Maratea, in Lucania, restringimenti e incolonnamenti, i binari cominciano a infettarsi di ruggine centoventi chilometri prima. L’alta velocità si ferma a Salerno. Da lì il treno prende il singhiozzo, si fa lento e infine –
presa la via delle montagne – scompare. Un po’ come l’Italia. Roma è lontana e la locomotiva ha il passo ancora buono quando taglia la piana di Battipaglia e sfiora i templi di Paestum. La magia della Magna Grecia è insieme un monumento alla memoria, una sfida dell’arte all’uomo ed esposizione universale dei nostri difetti. Paestum è inglobata in assi stradali, case, villette, bancarelle. Non ha respiro, come se le mancasse una prospettiva di felicità. A pochi metri di distanza risiedono, costipate in campetti di fango, le bufale a cui dobbiamo la più buona mozzarella italiana. M’incuriosiva capire perché la bufala s’inzozzasse, perché preferisse rilassarsi nel fango anziché adagiarsi sul prato.Continue reading

Avellino, l’Italia che ha ucciso i treni e i sogni

binariomortoVIAGGIO SULLA STRADA FERRATA NATA NEL 1892 PER PORTARE GLI IRPINI ALLA STAZIONE DI ROCCHETTA SANT’ANTONIO: LUOGO DELLE SPERANZE DA DOVE PARTIVANO I CONVOGLI “ESPRESSO ” PER TORINO, MILANO E PER LA GERMANIA DAL DICEMBRE 2010 QUEI 119 KM NON VENGONO PIÙ PERCORSI: ORMAI È SOLO DESERTO
Se puoi, se ti va bene, tra le sette e le dieci del mattino trovi il treno. Se ritardi torni a casa e aspetti. Perché intorno alle 14 ripassa una locomotiva ma alle 18 finisce ogni ansia, ogni movimento. D’altronde è corretto: quasi tutti i treni sono stati soppressi.

Tenere aperta un intero giorno la stazione di Avellino a cosa serve? E soprattutto: a chi? L’Italia sprecona, che ha consumato ogni pudore dirottando verso tasche bucate miliardi di euro, solo con la ferrovia ha avuto la mano di ferro. In mezzo secolo sono stati dismessi circa seimila chilometri di binari, solo negli ultimi vent’anni un supplemento di qualche centinaia di tratte sono state destinate alla ruggine e alle erbacce.
Il treno costa e non passa più. Non sostenibile economicamente. Troppo pesante il salasso delle casse pubbliche, troppo oneroso tenere aperta una strada ferrata, specie se corre tra le montagne. Adesso ci sono le strade (e ponti, viadotti, assi attrezzati) e i bus. E tutti oggi hanno l’auto. Chi vuole parte. All’ora che gli piace, quando gli fa comodo. Veloce, sicuro, tranquillo.
È così? Siamo proprio sicuri che sia così?Continue reading

BINARIO MORTO, INIZIA IL RACCONTO

Domani, 14 agosto, compare sul Fatto la prima delle cinque puntate del viaggio lungo alcune delle tratte dismesse delle ferrovie italiane.

In autunno sul Fatto.it un documentario in più puntate curato da Enzo Monteleone, una grande firma del cinema d’inchiesta italiano.

Le riprese sono di Vittorio Antonacci

Larghe intese nessuno è innocente


Come si può invitare al rispetto per la magistratura e nel contempo raccomandare di proseguire l’alleanza con il partito il cui leader è un pregiudicato? È questa la contraddizione in termini in cui il Presidente della Repubblica fa sprofondare il Partito democratico ingiungendogli di espandere i limiti e la legittimità del potere della rappresentanza politica. Non soltanto l’alleanza di governo deve restare immutabile ma, seguendo le parole del Quirinale, dovrà sviluppare un tracciato di riforma costituzionale, includendo per sovrammercato anche la riforma della giustizia, sulla scia del lavoro preparato dai saggi nominati dal Colle. Come dire che il piatto è bell’e pronto. Basta servirlo a tavola e saziare tutti gli appetiti. È qui che si fa palese il colpo di mano, la forzatura inammissibile al mandato popolare. Ed è su questo punto che il Partito democratico deve interrogarsi. Può proseguire il suo cammino come se nulla fosse accaduto? Può avanzare verso il cambio delle norme costituzionali senza osservare la minima prudenza democratica: in nome di chi? Con quale voto popolare?Continue reading

PDL&PD, divorzio all’italiana

SANTANCHÈ A FIORONI: “VOI NON AVETE NEANCHE LE PALLE DI DIRCI CHE FACCIAMO SCHIFO”

Con notevole piglio pitonesco ha avanzato la prova regina e ridotto al silenzio l’uomo che stava a fianco e tentava di infiorettarle una mestizia di lacca: “Voi non avete neanche le palle di dirci che vi facciamo schifo”. Niente, non è successo niente. Beppe Fioroni non ha dato segni di rivolta ideologica e Daniela Santanchè, imperiale nella sua smisurata cattiveria, non ha ritenuto di passare alle mani. Restano come sono, mezzi amici e mezzi nemici, né lontani né vicini, amanti nella tormenta, alleati tra le nuvole. Davvero impressionante il catalogo dei viventi che passeggiava ieri in Transatlantico in cerca di un perché, di una ragione di sopravvivenza o un segno di morte rallentata, approssimata possibilmente per eccesso. Continue reading

Ghedini&Coppi, non c’era l’asso nella manica

Viene consegnato all’archivio, insieme alla sentenza passata in giudicato, anche il volto di Niccolò Ghedini, presidio permanente della difesa berlusconiana, incrocio spettacolare di un conflitto d’interessi limpido e oramai ventennale. Avvocato sì, ma deputato. Avvocato e poi oggi anche senatore. Dunque applicatore delle regole della difesa e insieme legislatore, ideatore delle tecniche della difesa e – per derivazione – dell’ostruzione, del rallentamento forzato delle udienze, delle eccezioni, dei mancamenti, e naturalmente dei legittimi impedimenti. Se l’epopea giudiziaria è parsa interminabile lo si deve anche a questo padovano liberale, proprietario terriero, teorico “dell’ingiusto processo”, dell’accanimento giudiziario, della persecuzione sistematica da parte della procura di Milano contro la figura, la storia e la politica di Berlusconi, oggi persino ex Cavaliere.

GHEDINI AVREBBE perso anche in caso di vittoria,Continue reading

Redditi dei politici: distillato di ipocrisia

Gaetano Quagliariello fa il senatore della Repubblica per 3.342 euro netti mensili. Invece Emma Bonino, che è pensionata, ne mette in tasca 7.764. Giampiero D’Alia fa il deputato per 4.673 euro. A Enrico Letta va un po’meglio: 5.884 euro. Abbiamo ricavato queste cifre prendendo in esame la dichiarazione dei redditi di ciascuno, l’imponibile Irpef 2012. Sottratte le imposte e i contributi, e diviso per 12 mensilità (le indennità parlamentari non prevedono tredicesima), il netto mensile conduce a queste cifre miserabili. Spacciare una sostanziale bugia per formale verità è il tratto caratteristico del furbo. Ma la furbizia è una devianza dell’intelligenza, non una virtù. Un distillato monumentale di ipocrisia e reticenza è infatti contenuto in quelle dichiarazioni. Ciascuno, tranne casi isolati, ha risolto la più grande delle questioni che deturpano l’immagine della classe politica offrendo il minimo sindacale. Continue reading

Grasso si inventa l’Innominabile: “Non citate Napolitano in aula”

STOPPA LE CRITICHE DEI M5S. POI RITRATTA: NON VOLEVO CENSURARE
Se Allah è grande, e nessuno si sogna di discutere qui della questione, anche il presidente della Repubblica italiana deve godere di una propria personale carica trascendente, uno spazio anche extracorporeo in modo che si affermi l’energia di guida che in certi momenti si fa spirituale. É sulla teoria dell’implicito, della prevalenza politica del non detto rispetto al dichiarato, che ieri Piero Grasso ha invitato il senatore Nicola Morra a non citare invano il nome di Giorgio Napolitano. “Non si può citare”, ha detto Grasso con voce rassicurante e persuasiva. Morra, abituato alla batteria di parole che i cinquestelle quotidianamente fanno esplodere per rimarcare la loro diversità, non ha compreso, o così è parso. E dunque al presidente del Senato è toccato riprendere il filo logico del pensiero ascendente e rammentare la evidente proibizione costituzionale: “Non è consentito citarlo senatore, la prego”.Continue reading

La sconfitta di Matteo mister Improvvisatore

NON HA I NUMERI PER INCIDERE IN PARLAMENTO E ANCHE I SUOI SI SENTONO ABBANDONATI. LUI: “NON MOLLO”
Corre, sorride, abbraccia. Spiega mentre pensa, decide mentre parla da virtuoso del pensiero mobile, istantaneo, fulminante. Ieri Matteo Renzi, mister Improvvisatore, era irrintracciabile al telefonino e i suoi senatori, costretti a dire sì o no alla difesa di Angelino Alfano, si sono visti persi e come gattini ciechi hanno chinato la testa e accolto l’altolà di Guglielmo Epifani. Non sapevano cos’altro fare, e tutti insieme hanno convenuto che sarebbe stato meglio attendere l’apparizione del leader in tv. “Fossimo meglio organizzati, sbaraccheremmo il ceto dirigente del Pd in due giorni. Ma si va avanti un po’ così, senza un piano, un coordinamento, un pensiero condiviso. Si fa quel che dice Matteo se si riesce a sapere da lui cosa vuole. Altrimenti si procede come stasera, e le figuracce sono assicurate. Speriamo che Matteo in tv ci riscatti con un colpo di teatro. Lui li sa fare”. Così l’anonimo parlamentare (la cautela è principio costituente della politica).Continue reading

Un giorno di ordinario delirio: il gancio Pd e lo striptease grillino

I CINQUE STELLE CONCLUDONO LA PROTESTA SEDUTI A TERRA IN PIAZZA MONTECITORIO
Oggi il Transatlantico è come i magazzini Zara all’ora di punta. Non c’è una poltrona vuota, una sigaretta spenta, un supplì nel vassoio, un telefonino in tasca. I deputati sono corsi nel Palazzo, ufficialmente per difendere la democrazia. Sembra una fiction di un regista mediorientale o di un virtuoso del cinema fantasy. Invece è vero e te ne accorgi da come trotta Renato Brunetta. L’ora è grave, chiama a raccolta maschi e femmine di ogni ordine e grado. C’è anche Gabriella Giammanco, sorretta da un tacco spaziale, con una bella mise chiara che segna l’innocenza della politica e la durezza del momento. Le parole sono pietre. “Mamma, metti a sessanta grandi la lavatrice, non di più che si scolorisce tutto”. È una figlia che parla, giovanissima, ancora poco nota ma in televisione arriverà presto. Grillina oppure della covata di Renzi. Non è in branco, dunque difficile inquadrarla. Chiedo il suo nome: “Un momento”, risponde. Ha ragione, non si interrompe così un colloquio, a novanta gradi solo i capi davvero sporchi.Continue reading