L’ECATOMBE DEI DISPERATI PIOMBA SULLA FICTION DA LARGHE INTESE: E LA SPIAZZA
Roma è troppo lontana adesso da Lampedusa. Lo scandalo umano, i corpi mangiati dal mare, un mare divenuto monstrum, i figli lasciati annegare a decine e il dolore di chi li ha pescati, il pianto del sindaco dell’isola di sventura, hanno condotto la politica dal ridicolo di ieri alla realtà dolorosa e epica della morte degli ultimi, degli afflitti e dei diseredati. I protagonisti di quella che s’annuncia come la guerra dei Soprano dentro Forza Italia si sono trasformati in figurine mute, indistinte, inutili.Continue reading
Letta continua, fiducia farsa sulle macerie di Silvio
GIORNATA PARADOSSALE ALLE CAMERE. BERLUSCONI PIROETTA E ALLA FINE DICE SÌ AL GOVERNO. IL GRUPPO SI FRANTUMA. BONDI SI IMMOLA
Quando Silvio ha capitolato, cioè quando è divenuto transfuga da se stesso, si è parato con le mani le parti basse, come quei difensori in barriera. Le ha tenute strette per i 109 secondi del suo intervento. Poi si è adagiato sulla poltrona in trance da sforzo. Tre senatori hanno cercato di rianimarlo con l’applauso. Non avevano intuito la magia: Berlusconi si era auto deberlusconizzato. Si è scorticato, stritolato, e infine impoltigliato nel tritacarne della fiducia mischiandosi agli altri, derubricandosi da leader a gregario, da Capo a suddito, da Caimano ad agnello. Il suo corpo è riuscito ad entrare, seppur sfigurato, nel sacco dei supporters di Letta il quale ha esclamato, abbastanza stordito dal fenomeno sovrannaturale: “Che grande”.
IN QUEL PRECISO istante, quando la politica è divenuta faccenda psichiatrica, anche Scilipoti, nobilissimo nel suo urlo belluino, stava ancora ripassando le fasi salienti del suo intervento patriottico: “Bisogna bastonare i traditori!”. Berlusconi aveva però riconsiderato per la quarta volta nel giro di quaranta minuti la condizione evolutiva della sua specie. Da oppositori a migranti della libertà; poi da migranti a responsabili del bene comune. Quindi (e dunque!) da sfiduciatori a sostenitori del governo dei mandanti del proprio assassinio: il duo Napolitano-Letta. “Cogli l’attimo”, aveva detto il giovane Enrico ma riferendosi ad Angelino. È stato frainteso. E gli effetti si sono visti. Un capogiro ha steso al suolo Brunetta. Aveva appena annunciato alla stampa nel modo che sa far lui, cioè da vipera attempata, la fucilazione dei ribelli: “Allora vi comunico che il gruppo, all’una-ni-mi-tà ha deciso”. A sua insaputa, ed è purtroppo la quinta volta in cinque giorni, il Capo gli ha fatto lo sgambetto. Fuori Brunetta e ko anche per Verdini. Ieri B. l’ha combinata così grossa, da irripetibile, epico, fantastico voltagabbana di sé stesso, che neanche le lacrime del duro Verdini lo hanno fermato: “Silvio, ti assicuro che così moriamo”. Morte sia! B. è andato incontro alla morte scegliendo in qualche modo la sobrietà. Tutto era così tanto teatrale, così dentro alla commedia dell’arte, che la sua maestosa capriola è stata illustrata da periodi brevi, frasi monche. Qualche sospiro e poi il collassamento. E sì che i dettagli facevano intuire l’evento finale: la Brambilla era uscita di casa con una vistosa smagliatura alla calza della gamba destra. Mai successo in vent’anni. Un effetto ottico orribile che induceva alla compassione e anche all’attenzione di quel che stava capitando perché i segnali di una rivoluzione in corso erano numerosi e assolutamente clamorosi. Beatrice Lorenzin, la ministra della Salute, bianca come un cencio, lacrimosa, inerte, svuotata di ogni considerazione di sé. Ha pianto (lacrime però più contente) Nunzia De Girolamo: “Ti sembra facile fare quello che stiamo facendo?”. Non era facile né scontato: i ribelli erano numerosi e Quagliariello, contatore dei fuggitivi, comunicava a Massimo Mauro: “Ecco le firme, sono 26 se non sbaglio”. Ventisei traditori? Ma Verdini a prima mattina si era fermato a otto, poi aggiungendo i calabresi a 16. Poi ha capito che i numeri lievitavano come il pane degli angeli: “Quelli del sud ci stanno tradendo”. Il sud, maledetti siciliani e calabresi e anche campani. I soliti. Schifani non voleva crederci: la sua isola era divenuta una zattera alla deriva e il conterraneo Alfano si stava impossessando della Trinacria e di tutta la penisola giungendo all’affronto finale: non rispondeva più alle telefonate di Berlusconi, la sua luce, il leader.
ECCO, QUANDO una storia finisce come ieri è finita, l’inquadra tura della disfatta doveva giungere sul volto di Sandro Bondi, il mistico del berlusconismo. Ieri è andato incontro alla sua vaporizzazione nella più assoluta inconsapevolezza. Gli era stato detto di pronunciare il discorso della battaglia. E lui l’ha fatto: “Fallirete, ricordateveneeee”. Continue reading
Il Caimano alle corde “Il mio un omicidio politico”
TRADITO ANCHE DAI SUOI, BERLUSCONI TIENE IL PUNTO SULLA LINEA ANTI-GOVERNO E ATTACCA ENRICO LETTA E NAPOLITANO: “SONO INAFFIDABILI”
L’inizio del romanzo nero, l’annuncio delle fiamme che divamperanno nel Palazzo, ha un’ora e una data certa. Sono le 20,20 di martedì, primo giorno d’ottobre, quando Enrico Letta respinge le dimissioni dei ministri ribelli. È il segnale che il “tradimento” si è consumato, il parricidio ha avuto compimento. È la prova che Angelino Alfano ha impugnato la spada contro Silvio Berlusconi. L’unto del Signore ora è un ex. Ridisceso in terra parla da uomo disperato ma ancora potentissimo: “Napolitano e Letta hanno permesso il mio assassinio politico”. Indica il movente e gli ideatori della strage forzista, li accusa di essere i mandanti della ribellione che si consuma con la mortificazione estrema di vedere il suo assistente personale, cucciolo fedele posto al comando del partito, trasferirsi armi e bagagli a palazzo Chigi.Continue reading
Indietro marsch tra fiction e realtà
SALLUSTI AVVISA SUL “GIORNALE”: FARETE LA FINE DI FINI. ALFANO: “IL METODO BOFFO CON NOI NON FUNZIONERÀ”. POI S’AFFLOSCIA DI FRONTE AL CAPO E A TARDA SERA AZZARDA: GRUPPI AUTONOMI
Il quid ribelle sembra essersi afflosciato come un soufflè. Testimoni oculari descrivono Angelino Alfano non proprio giubilante ma “con un volto abbastanza rilassato, di chi ha ottenuto il suo e si dichiara sazio. No, non mi è parso guerrigliero”. Dunque siamo alla straordinaria repentina e per certi versi inattesa retromarcia di quel che solo ventiquattro ore fa appariva come la più cruenta delle prove di scacco al Re.
IL RE È SALDO e ha parlato in una stanza muta. Sul lastrico, letteralmente, solo Fabrizio Cicchitto che, alzando la mano per chiedere conto (“bisognerebbe aprire il dibattito”), si è sentito rispondere da Brunetta e Schifani: il dibattito no.Continue reading
Il blitz dei diversamente Berlusconiani
Era l’unto del Signore. Oggi ha quattro ministri in fuga e al petto il piombo di una frase irredentista pronunciata da Angelino Alfano, il segretario del partito: “Sono diversamente berlusconiano”. All’orizzonte nitida la foto di una diserzione di gruppo pianificata, secondo i sospetti, tra il Colle e la sala da pranzo di casa Alfano, con un ministro – Gaetano Quagliariello – che ha addirittura accostato Forza Italia a Lotta Continua, esibendo bandiera bianca: “Io non ci sto”. Quagliariello è stato messo alla porta immediatamente: “Tu sei fuori”, bollato come traditore, dipinto come elemento deviato, “uomo del Quirinale”, dunque nemico al cento per cento.Continue reading
IL MILITE IGNOTO DI FI : “Noi nullatenenti siamo carne da macello”
È il milite ignoto di Forza Italia. Deputato di penultima fila, ultracinquantenne e prossimo esodato della politica. Il suo destino è segnato, è un esubero di Forza Italia e non ha cuore di dirlo a casa, alla moglie. Ha vergato e sottoscritto le maledettissime dimissioni. “Me le hanno fatte firmare durante la seduta alla Camera. Nemmeno la cortesia di una spiegazione. Scrivi e firma. Vedesse le donne, le amazzoni, come hanno subito conquistato la prima fila. Guerriere dell’esercito di Silvio. Sanno che i voti ce li ha ancora e si impegnano per conquistarsi la rielezione. Io invece, e con me altre decine di nullatenenti, siamo carne da mandare prima in guerra e poi al macello. Non siamo dei loro, non siamo i fidatissimi, abbiamo amicizie oblique. Verdini ha già fatto la croce e deliberato. Neanche ti calcolano, ti salutano. Anche l’assemblea faceva paura. Altro che Forza Italia, sembra il partito comunista. Continue reading
Piccoli B. crescono: “Sono innocente E non mi dimetto”
LA STORIA DI ARMANDO CUSANI, PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI LATINA, CONDANNATO E INTERDETTO. POI SOSPESO PER LA LEGGE SEVERINO LUI GIURA DI ESSERE “PERSEGUITATO DALLE TOGHE ROSSE”. E NON MOLLA
È un uomo del fare. Come Lui. Ama l’intrapresa e ha il profilo del team leader. Non guarda, fa. Non pensa, agisce. Quando vent’anni fa il suo cuore lo tormentò, come Lui decise che era venuto il momento di fare qualcosa per il suo Paese. Come Silvio Berlusconi ha dato tanto all’Italia, così da vent’anni Armando Cusani sta dando tanto a Sperlonga, il borgo di Tiberio, una curva splendida nel mar Tirreno appena dopo Sabaudia, appena prima di Gaeta. Cusani ama Sperlonga di cui è stato sindaco e ama la sua famiglia, di cui è un grande amministratore delegato. E come Silvio anche il nostro Armando è incappato nella persecuzione giudiziaria, afflitto da carte bollate e giudici dai bollenti spiriti rossi. È finita come Silvio: condannato e interdetto. Però Armando si è difeso come un leone, con modalità teatrali rinvenibili nella oramai smisurata cineteca berlusconiana. Non ha mai chinato il capo e quando è giunto il verdetto ha dichiarato: “Sono perseguitato”. Interrogato sul da farsi: si dimette o no? ha replicato: “Voglio riflettere”. Una notte e un giorno di pensieri poi si è presentato al suo consiglio illustrando la sua innocenza e autocertificando la propria illibatezza ha pronunciato il controverdetto: “Sono innocente e non mi dimetto”. L’ha giurato proprio.Continue reading
Riesumata Forza Italia, i reduci provano il riciclo
A ROMA, INAUGURAZIONE SENZA ENTUSIASMO DELLA NUOVA SEDE, RICORDANDO I SUCCESSI DEL PASSATO SENZA OTTIMISMO NEL FUTURO. L’OMBRA DELLE DIMISSIONI
C’era Lehman Brothers prima del tracollo ed è questa l’unica macchia, se vogliamo. Il Palazzo è bellissimo e ha una sua sobrietà taciuta, implicita,mai esibita. É stata una fortuna trovarlo così capiente (circa 3600 metri quadrati) a un prezzo favolosamente basso (solo un milione d’euro d’affitto l’anno) al centro del centro di Roma. Proprio in faccia a Louis Vuitton, che esprime comunque un clima, una perdurante fiducia nella forza del talento e dell’impresa. Qualche uccello del malaugurio vede nella adiacente caserma dei carabinieri che presidia la piazza San Lorenzo in Lucina l’ostensione di una presenza aggressiva, un segno visibile di questi cattivi tempi. Ieri qualche parola si è spesa, nell’attesa che Silvio Berlusconi inaugurasse la nuova magnifica sede e sancisse, con il taglio del nastro, la palingenesi.Continue reading
Paolo Virzì (regista): “Fatevi un video online e parlate dei cavoli vostri”
Ogni volta che lo vedo mi annoio, mi stufo e mi piego come quei gambi di geranio lasciati senz’acqua. Ho già visto ogni cosa di lui e ogni parola ho sentito. In sintesi: mi viene soltanto da sbadigliare.
E a te?
Sbadiglio anch’io. Gli italiani non ne possono più, credimi. Perciò mi è venuto spontaneo proporre una sorta di ultima resistenza.
L’idea di Paolo Virzì non è affatto trascurabile. Il regista sottopone al Paese una cura omeopatica per guarire dal berlusconismo che, nel punto massimo del suo declino, ha portato il nostro corpo a una severa condizione clinica dovuta a prolungata astenia fisica e mentale.
Inondare il web di micromessaggi. Chiunque abbia tempo e voglia registri un suo pensiero, assolutamente personale. Deve parlare dei cavoli suoi e far apparire i suoi problemi come i problemi di tutti.
Deve distruggere o può anche costruire?
Perdinci, può certo essere costruttore di speranza. Per esempio mia mamma potrebbe intrattenerci con notevole sapienza sulle molteplici ragioni che sconsigliano l’uso dell’aglio nella peperonata.Continue reading
La rotazione di Letta superstar del successo altrui
IL PREMIER RICEVE DAVANTI ALLE TELECAMERE IL CAPO DELLA PROTEZIONE CIVILE GABRIELLI E SI DICE OTTIMISTA: “È UN MOMENTO DI GRANDE ORGOGLIO, CI SIAMO RISCATTATI”
Percependo il ridicolo abbiamo scelto di approfittarne. L’orgoglio italiano per il parbuckling, nuova importante conquista linguistica che ci proietta verso la piena integrazione europea, si è manifestato alle prime luci di tre sere fa. In poche ore è divampato sul nostro corpo come fosse fuoco di Sant’Antonio e ci ha tenuti svegli, finalmente verticali. La Concordia è stata raddrizzata e anche noi abbiamo avvertito una postura degna, aperta, solare, coraggiosa, liberandoci, almeno per un attimo, da quella scomodissima posizione che Altan, da un buon ventennio, illustra con l’angoscioso ombrello.Continue reading