Docuserie, la prima puntata di ‘Alfabeto – Alla radice del lavoro’. ‘O’ come ‘Operai’

Chi odia, chi ama, chi cammina a testa alta, chi invece avanza a testa bassa. Chi ha nelle mani l’unico suo capitale, mani sporche di sudore, di fatica, mani dignitose e mani pulite. Chi ha solo lacrime e chi sorride sempre. Chi ruba e chi resiste. L’Italia attraverso l’Alfabeto – Alla radice del lavoro. La prima delle sette puntate parte dalla lettera ‘O’ come ‘Operai’. Ogni mercoledì seguiteci alle 13,00 su ilfattoquotidiano.it con la nuova docu-serie di Antonello Caporale e Toni Trupia

 

Salvatore Settis: “Renzi è un figlio padrone”

Matteo Renzi appartiene alla schiera dei “figli-padroni”. Un figlio-padrone fa più simpatia di un padre-padrone, non è mica Andreotti? È giovane, teorico di quella che si chiama la grande sveltezza. È infatti sveglio e svelto, ma resta che simpaticamente comanda come un padrone.
Un renziano le risponderebbe così: Salvatore Settis è pura archeologia, è il simbolo della sinistra chic, elitaria e perdente.
Ho dispiacere di non apprezzare la speranza che cova in così tanti animi. Purtroppo quando guardo alla sostanza delle cose mi convinco che la mia diffidenza affonda in un terreno fertile.
Iniziamo allora a dire che il continuo, insopportabile richiamo alla volontà popolare è il frutto di una possente alterazione della realtà. Ha lo stesso stampo del trucco berlusconiano sul mandato del popolo. Ho fatto due conti: il 40,8 per cento degli italiani ha votato Pd. E pure ammesso che siano tutti voti per Renzi, dal primo all’ultimo, verifico che il primo partito è di chi si è rifiutato di votare: ha il 41,32 per cento. Se aggiungo astenuti e nulle, assisto al miracolo rovesciato. Renzi ha ottenuto il 40,8 per cento del 50 per cento che ha votato. Dunque possiede tra le sue mani il favore del 20,62 per cento degli italiani. È questo venti per cento una maggioranza strabiliante? Una moltitudine senza pari? A me appare molto più drammatico per la democrazia che la maggioranza degli italiani si sia rifiutata di consegnarsi a questa politica.Continue reading

Silvio B., Cavaliere sempre e comunque

Un Cavaliere è per sempre. Re Silvio non deve piangere: Cav era e Cav resta. Si disse che la condanna, l’interdizione e tutto il seguito restrittivo della perfida legislazione penale lo avrebbero ricondotto all’età primitiva, all’origine primordiale della sua vita. Il suo nome preceduto da uno scontato e comunissimo dott. Un ex tutto, ex sen. ed ex cav. Una privazione assoluta, una crudeltà senza pari. Non è così. Per merito di Bernardo Iovene, cronista eccellente della squadra di Report, abbiamo scoperto che a Berlusconi è stato risparmiato l’oblio assoluto. Per una serie di straordinarie coincidenze (e di straordinarie disattenzioni) il ministro dello Sviluppo economico, la fervente ex berlusconiana Guidi, ancora non ha preso in mano lo scottante dossier lasciatole sulla scrivania da Zanonato, anch’egli impossibilitato per motivi di forma a dar corso alla legge. Adesso che la Guidi ha saputo da Iovene che dovrebbe provvedere al più presto a cassare il nome dell’amato dal corso della storia del Cavalierato italiano (al momento Silvio si è autosospeso) ha promesso che s’adopererà con ogni determinazione e non farà sconti a nessuno.

da: Il Fatto Quotidiano 12 giugno 2014

ALFABETO / ALLA RADICE DEL LAVORO

Chi odia, chi ama, chi cammina a testa alta, chi invece avanza a testa bassa. Chi ha nelle mani l’unico suo capitale, mani sporche di sudore, di fatica, mani dignitose e mani pulite. Chi ha solo lacrime e chi sorride sempre. Chi ruba e chi resiste. L’Italia attraverso l’Alfabeto. O come orgoglio, P come passione, Z come zappa, C come cambiamento, R come resistenza, S come sogno, T come terra.

Prossimamente su ilfattoquotidiano.it la nuova docu-serie di Antonello Caporale e Toni Trupia

Parate parallele, Matteo il pedone e Silvio il pavone

IL 2 GIUGNO SECONDO I DUE PREMIER. RENZI LASCIA L’ALTARE DELLA PATRIA PER UN BAGNO DI FOLLA A FAVORE DI TELECAMERE. BERLUSCONI E IL SORRISONE ALLA CROCEROSSINA, SOSIA DELLA LARIO
La parata Renzi si è svolta il 2 giugno, il giorno giusto, senza mezzi meccanizzati e con ridotte attività di intelligence. Molto più impressionante il seguito di pistole e auricolari che Silvio Berlusconi subiva come cinta necessaria alla difesa del suo corpo sacro, come sempre capitava quando la Repubblica lo festeggiava. Perchè è certo che come ai tempi di re Silvio anche il nostro caro super leader abbia voluto trasferire a sé stesso i festeggiamenti organizzati per la nascita della Repubblica. Festa, e qui si scrive tra parentesi, molto sobria, costata soltanto un milione e ottocentomila grazie a un appalto chiavi in mano che l’Italia intera ha affidato a una Spa. Nel tutto compreso anche una nutrita pattuglia di metronotte che ha sorvegliato i Fori imperiale e difeso da attacchi di terra le forze armate. Al ministero della Difesa hanno infatti spiegato che la legge vieta inderogabilmente ai militari di tutelare la sicurezza nelle aree civili. O c’è la guerra o niente.

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E a sud di Salerno le rotaie muoiono con l’Italia

Come becchini di un cimitero aggiorniamo quotidianamente la lista della scomparsa delle tratte ferroviarie. Ogni giorno un vagone viene mandato in rimessa, un collegamento si cancella, una locomotiva si ferma, un binario muore. È il paradosso un po’ stupefacente di questa nostra modernità: più il mondo intero diviene connesso e interattivo, la mia vita legata alla tua con un semplice clic, più gli spostamenti elementari da città a città, dalla periferia al centro, dal nord al sud del Paese divengono proibitivi. Come se potessimo conoscere la mobilità solo stando seduti, perciò immobili, davanti al computer. Oramai intere regioni d’Italia non hanno collegamenti non solo sufficienti ma minimamente decenti.

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“Il mio mestiere? Accalappiavoti”

votaAntonioAmici, di cosa dobbiamo parlare? Chi vi parla è da dieci anni che sta nel Parlamento europeo. Cortesemente un po’ d’attenzione, fate silenzio! Dobbiamo recuperare la fiducia degli elettori. E dai, parlate almeno a bassa voce!”.
Incredibilmente la sala del Crowne Plaza di Caserta, dove Forza Italia ha raccolto il meglio del suo meglio, non lo sta riconoscendo. Non ha capito che alla tribuna è stato chiamato Aldo Patriciello, funambolico, straordinario, stupefacente mietitore di voti molisani. “Modestamente”, sussurra. E modestamente ha ragione lui: settantamila voti nel 2004 con l’Udc, 120 mila nel 2009 nel Popolo della libertà, oggi punta a sbalordire.
Non conoscete Patriciello? È l’unico candidato con lo sponsor, come solo i fuoriclasse dagli ingaggi stratosferici possono esibire. Continue reading

Franco Arminio: quei comizi alla luna degli invisibili di Tsipras

Il comizio numero 40 è fissato alla pizzeria da Rocco in Andretta, Irpinia d’Oriente. Ad ascoltare l’oratore c’è suo figlio Lidio, un amico di suo figlio, poi Valentina, infine l’oste con sua moglie e io. In tutto siamo sei ed è già un buon numero perché Franco Arminio, di professione paesologo, in genere fa comizi individuali e a domicilio. Fa comizi agli umani, agli animali e anche al resto del mondo inanimato. È riuscito a parlare alle pecore del Gargano, ai pescatori di Monopoli, alle pastiere, a una vacca solitaria, a un gruppo di galline, a una pozzanghera del Formicoso, all’albero rosso, ai frequentatori del bar Carlino, a tutto il popolo di Carife, al cane di via Mancini in Avellino e a molti altri essere viventi.
IL BACCANO elettorale delle formazioni maggiori, quella vagonata di insulti e dannazioni distribuite quotidianamente su ogni fronte, ha oscurato una novità significativa di questo appuntamento. Per la prima volta, sarà per scelta consapevole o disperazione pura, la sinistra italiana ha scelto di farsi guidare da un leader di un altro paese. E quel leader, che si chiama Alexis Tsipras, guida il suo partito, Syriza, verso una vittoria straordinaria ad Atene. Tsipras è anche candidato a guidare la Commissione europea.Continue reading

Putignano, faida grillina con la pupù

votaAntonio

Cari amici, io vivo a Stoccolma da otto anni. Sono impiegata amministrativa. Sapete che ogni lunedì in ufficio arrivano dei cesti di frutta? Ci fanno lavorare con serenità”. Nel magico mondo a cinque stelle atterra a Putignano, in provincia di Bari, Melania Pomante, candidata a Strasburgo. “Vi confesso che non ho mai votato in vita mia”. Bravissima! “Poi mi sono accorta che il movimento mantiene le promesse, loro – a differenza di altri – si sono dimostrati sinceri”. Urrà di nuovo. In città si vota per le europee e per le comunali, e si corre, si chiama, si chiede.“Ma chi è?”. La specialità di Grillo è di contrastare la legge di gravità: più il candidato si mostra perplesso di sé meglio è per il bene comune e per l’elettore sfiduciato. Nessuna ansia da prestazione. Questa signora giunge dalla Scandinavia: non le frega approfondire, non le piace la politica e poco importa e si vede. “Nel tempo libero mi dedico ad attività culturali”. Non ha mai visto un seggio elettorale e forse quando lo varcherà per la prima volta ne uscirà eletta. Magico Grillo e magica Putignano. Però appena Melania finisce il suo speech, un sobrio intervento di nove minuti e mezzo con la domandona retorica concludente e spiazzante: “Se vi dico Europa cosa rispondete?”. Silenzio. Si passa alle questioni di casa. E qui i grillini, di nuovo magicamente, tornano ad essere pugliesi veraci. Un gruppetto di combattenti irrompe nella piazza. Portano al collo un fazzoletto bianco e rappresentano i grillini soccombenti, il meetup di serie b, i cittadini lasciati a casa. Gli iscritti incazzati. Cosicché quando la parola passa al candidato sindaco, “ecco il nostro portavoce Renzo Dipierro”, nella piazza Plebiscito si forma un vuoto. Il gruppo lascia il palco e per protesta si allinea ai bordi dello slargo, in vistoso segno di disconoscimento dell’autorità a cinquestelle.Continue reading

Picierno e Pittella, la coppia arraffavoti

votaAntonio

Matteo ci ha detto: Gianni e Pina, dovete portare il Mezzogiorno in Europa. E noi lo porteremooo!”. Gianni&Pina, è una promettente coppia arraffavoti. Lui è un uomo alfa: roditore di consensi, ideatore del partito personale, podista infaticabile. Lei produce tweet, rumoreggia in tv, polemizza in ogni occasione utile. È perfetta per chiunque. Infatti si è trovata sempre promossa, e sempre a sua insaputa. Veltroni la volle capolista due legislature fa per fregare De Mita. Pina allora sembrava demitiana, aveva scelto di laurearsi con una tesi sul principe di Nusco. E così a Veltroni sembrò che chiodo schiacciasse chiodo. Renzi l’ha scelta per completare la squadra di fanciulle che devono cambiare verso al Pd. Pesi piuma rispetto agli squali in circolazione, però sorridono, frequentano i talk show, sono volti puliti e carini e sono incensurate. La coppia si sta esibendo, nel penultimo ring della giornata, all’hotel Capital di Campagna, in provincia di Salerno. Pina introduce con un colpo di sentimento: “Anzitutto buona festa della mamma”. Gianni ha un cuore arido: “Avete tre preferenze: una la date a un vostro amico, l’altra a Pina e la terza, se permettete, la date a me”.

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