LUI PREVEDE, PROVVEDE, SPESSO TRACIMA. SPINGE LA BATTUTA OLTRE L’OSTACOLO, LA PROMESSA OLTRE LA REALTÀ
Li fregherò tutti, uno a uno, su questo non c’è dubbio”. Ogni promessa è debito, e Matteo, modestamente, non si tira indietro. È cambiato il mondo, l’Italia lo ama e lui lo sapeva già: “Dopo di me c’è solo il mago Otelma”, profetizzò all’inizio della traversata, quand’era ancora sul ciglio fiorentino.
Matteo prevede, a volte provvede, ma più spesso tracima. È una oscura forza che gli impone, nel cuore di un pensiero espresso a voce alta, di esorbitare e spingere la battuta da bullo oltre l’ostacolo o anche la promessa oltre la realtà. Per esempio: “Io sono per dire eliminiamo tutto il ceto politico delle provincie, facevo il presidente della provincia non mi sono ricandidato apposta perché ho detto che per me le provincie andavano abolite. Tacchino che chiede l’anticipo del Natale”. Così è stato. Infatti oggi le provincie sulla carta non ci sono più. È restato a galla solo il ceto politico. Non è meraviglioso?Continue reading
“Non parlate di me”: la strategia dell’invisibile Letta
DOPO LA DEFENESTRAZIONE, L’EX CAPO DEL GOVERNO RIPARTE DA PARIGI, DOVE INSEGNA. MA PUNTA ANCORA A BRUXELLES
Se può volge gli occhi a terra e batte in ritirata verso casa. Se proprio deve saluta con disinteresse. Mano cortese ma veloce in modo che nemmeno la stretta balbettante abbia il sapore della rimpatriata. Il suo corpo attraversa le vie schermate, i corridoi bui, le caselle laterali del Parlamento. Enrico Letta viaggia a fari spenti, esattamente come dovette ammettere quando Matteo Renzi lo defenestrò da palazzo Chigi: “Siamo andati a fari spenti contro un muro”.
Quel che a noi importa oggi invece è segnalare la meticolosità con cui l’ex premier realizza la sua deliberata scomparsa dalla attualità politica, la scienza che impiega nel defilarsi, la cura oggettiva con la quale attende alle sue future ambizioni seppellendo il presente, cassandolo dal diario. Letta è un unicum. Non esiste nella storia repubblicana un premier che sia scomparso dalla scena in modo così totale, all’apparenza definitivo. Perfino Mario Monti che ha subito la più larga forbice tra popolarità e contestazione, autorevolezza e sfiducia, devozione e dileggio, è riuscito a riaversi dopo un primo, legittimo turbamento emotivo. Monti è riapparso, e oggi se viene chiamato risponde, se è interrogato replica. Enrico no. Rendersi invisibile è un arte, e lui riesce dove nessuno è riuscito. Resiste nell’ombra senza che il nero gli faccia paura. Nessuno oramai più chiede: ma dov’è Letta? Letta è divenuto un ologramma.Continue reading
Voto, passione finita: se anche in Emilia fanno “zapping”
ALLE PRIMARIE PD PER LE REGIONALI SI PRESENTANO IN MENO DI 60 MILA. NEANCHE 200 ALLA STORICA BOLOGNINA
La frase è scivolata e infine scomparsa nelle ultime file della relazione di Matteo Renzi alla direzione del Pd: “Guardate che gli elettori fanno zapping velocemente”. Infatti in Emilia Romagna si è appena svolta la più grande prova generale di zapping elettorale. La regione più rossa, più organizzata, più disciplinata, più tesserata d’Italia ha dato improvviso forfait. Alle urne per selezionare il candidato alla presidenza della Regione (ballottaggio vinto dal renziano Stefano Bonaccini col 61 per cento contro lo sfidante Roberto Balzani fermo al 39) si sono diretti in 58 mila, meno degli iscritti, fermi anch’essi alla modesta quota (rispetto al passato) di 75 mila.Continue reading
“I poliziotti a Corcolle: picchiateli, ma domani”
UNA GIOVANE TESTIMONE DELLE BOTTE AI NERI DOPO L’ASSALTO AL BUS: “GLI AGENTI DICEVANO CHE ERA SOLO UN CONSIGLIO, UN MODO PER ALLEGGERIRE”
M. ha solo 21 anni, è una giovane donna che studia Giurisprudenza all’università di Tor Vergata, conosce il posto che deve avere la legge in una società civile. L’altra sera era a pochi passi dai bianchi italiani che volevano bastonare i neri, gli stranieri d’Africa, imputati di aver preso a sassate due autobus di linea e reso invivibile Corcolle, borgata confinata ai margini della Capitale, nella punta a est che inonda di cemento la Prenestina e la contorce fino a saturarla di traffico. M. ha visto alcuni suoi concittadini prendersela con i neri, soprattutto con un tizio ghanese, mercante pacifico di collanine. Ha visto che la protesta era monitorata da due pattuglie della polizia. Ha però sentito la voce di un poliziotto che dissuadeva un dimostrante con queste parole: “Ve li lasciamo domani. Adesso c’è troppa gente”.Continue reading
Il ritorno del messaggio tv. Il difensore del precario dà gli 80 euro ai “garantiti”
È apparso all’improvviso, come quei conduttori che aprono un’edizione straordinaria di tg. Con l’istant video Matteo Renzi completa la sua variegata tecnica di comunicazione e aumenta il livello della propria capacità di fare fuoco. Ritrova il grande nemico, il sindacato, e lo punta al petto. Ai messaggi confezionati ci aveva abituati Berlusconi che li recapitava alle televisioni e ai giornali, nella prevalenza considerati sue cassette postali. Quelli erano testi ovattati, usati, nel gioco delle luci e della calza, come strumento principe della tecnica di trasmissione della dolcezza, a convincere, persuadere, tirare gli italiani verso di sé. Renzi non ha cura del contesto, la telecamera taglia il suo corpo in due, ma del modo con cui chiama alla battaglia. Continue reading
Sblocca Italia choc: “Nessun controllo ambiente a rischio”
TRA I CRITICI ANCHE GIULIANO AMATO, GIUDICE DELLA CONSULTA IL PROGETTO REALIZZA LE PROMESSE DI B. QUANDO ERA PREMIER
L’evoluzione della specie. In 45 articoli e 56 pagine, rese pubbliche quattro giorni fa sulla Gazzetta Ufficiale Matteo Renzi si congeda dal sospetto e sviluppa – apertis verbis – le fattezze di Silvio Berlusconi, raccoglie e mette in pratica i dieci comandamenti dell’uomo del fare. Fare strade, autostrade, ferrovie, tralicci, ponti, inceneritori, canali di scolo e ogni altro genere di combinato col calcestruzzo nel più breve tempo possibile. Fare, soprattutto progettare, possibilmente senza gufi intorno, mani alzate, vincoli, osservazioni, consigli, deduzioni.Continue reading
Spending e merito, il Potere bugiardo
Il tagliatore di poltrone perde la poltrona. Per Carlo Cottarelli è previsto il rimpatrio negli Usa nel prossimo ottobre. Non è una magnifica notizia? Nel Paese dove lo spreco è elevato a istituzione, l’inutilità a fabbisogno quotidiano, quale altro destino poteva avere il mitico Cottarelli? Non essendovi in circolazione un numero sufficiente di palloni gonfiati, abbiamo sperimentato la gioia dell’uso delle parole gonfiate. Tra queste, su tutte, la spending review. Si recita in inglese per dargli un decoro, una sua personalità. Oramai ci siamo talmente affezionati al concetto che abbiamo iniziato a troncare una delle due parole: per confidenza, e anche perché siamo divenuti degli specialisti della questione, spesso diciamo e scriviamo soltanto spending. Per comodità, per non perdere del tempo inutile, giacché il problema verte proprio sull’utilità dei nostri comportamenti, sulle virtù che devono manifestare, ci fermiamo prima del fischio finale. Centinaia di politici ci hanno illustrato l’imperativo categorico della spending, l’improcrastinabile decisione di far partire la spending. Di pari passo è cresciuto nel Paese la sete di spending, la voglia di spending e anche il bisogno della spending per guardare al futuro con maggiore fiducia, con un minimo di responsabilità e di ottimismo. E per merito del renzismo, della generazione dei giovani, la consapevolezza che d’ora in avanti bisogna puntare al merito, appunto. Chi ha merito ottiene e chi non lo ha sta a casa. Il merito è il marito e la spending sua diletta sposa. Insieme formano una coppia formidabile. Si taglia – attraverso la spending – l’inutile (e quindi il demerito) e si dà forza all’utile (al funzionario, all’ente, al ministero che merita). Da qui il regime che si sta instaurando di meritocrazia.Continue reading
Donna uccisa in ospedale: è la Potenza dell’omertà
L’AZIENDA SANITARIA: “SOSPESO IL CARDIOCHIRURGO, STIAMO VALUTANDO LA POSIZIONE DEL PRIMARIO”. VIAGGIO IN UN REGNO DI SILENZIO E FAMILISMO
Potenza è la città silente. Non vede e non sente. Al massimo spettegola. “Ha la sfortuna di essere piccola ma da capoluogo di Regione dover gestire risorse importanti. Ne consegue che ogni provvedimento è costruito attraverso passaggi burocratici che hanno il sapore di riunioni di famiglia. Suocero e nuora, marito e moglie, papà e figlia o figlio o nipote. I nomi si rincorrono e sono uguali. La contiguità produce vizi”, dice il procuratore della Corte dei conti Michele Oricchio.
“Ho lasciato ammazzare una persona”
L’ultimo dei quali è all’ordine del giorno: la confessione rapita da un medico a un altro sulle tecniche di copertura della malasanità. Una paziente in sala operatoria che muore durante una travagliata e all’apparenza assai negligente operazione di cardiochirurgia. Lui vede ma non parla, non denuncia: “Ho lasciato ammazzare deliberatamente una persona. Non parlo altrimenti mi cacciano… però tengo il primario (coautore dell’operazione) per i coglioni”.Continue reading
Parola di medico: l’abbiamo uccisa
LA CONFESSIONE DI UN CHIRURGO DEL SAN CARLO DI POTENZA: “SONO RESPONSABILE DELLA MORTE DI UNA PAZIENTE, DOVREI DENUNCIARE IL PRIMARIO, MA HA AMICIZIE POLITICHE”. LO SCANDALO VIENE ALLA LUCE DOPO UN ANNO DI SILENZI E OMERTÀ
Ho lasciato ammazzare deliberatamente una persona… sono responsabile della morte di quella persona… dovrei andare ad autodenunciarmi, però verrei licenziato… il primario ha amicizie, coperture politiche, io no”. È l’inverno del 2013, due medici rievocano un intervento di cardiochirurgia andato male il 23 maggio di quell’anno nella sala operatoria dell’ospedale San Carlo di Potenza, 750 posti letti e centro di riferimento sanitario dell’intera Basilicata. L’uno ascolta, consola e registra. L’altro si dispera, si dispiace, si autoaccusa. “Ho un cruccio, non riesco a dormire…”.Continue reading
Docu-serie, Alfabeto-Alla radice del lavoro: ‘F’ come ‘Felicità’
Chi odia, chi ama, chi cammina a testa alta, chi invece avanza a testa bassa. Chi ha nelle mani l’unico suo capitale, mani sporche di sudore, di fatica, mani dignitose e mani pulite. Chi ha solo lacrime e chi sorride sempre. Chi ruba e chi resiste. L’Italia attraverso l’Alfabeto – Alla radice del lavoro. La settima delle sette puntate parte dalla lettera ‘F’ come ‘Felicità’. Ultima puntata dellla nuova docu-serie di Antonello Caporale e Toni Trupia
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=TzQPru20QYw?rel=0]