Guido Bertolaso: “Ma quale ritiro, io resto (perché so come si asfalta)”

guido-bertolaso-candidato-sindacoAppena mi vedono restano un po’ freddini, distanti, come se indugiassero nel sorriso.

Spernacchiano, ironizzano?

Niente di tutto questo, semplicemente restano sulle loro. Poi mi vedono all’opera, riconoscono nel mio linguaggio il tipo pratico che sono, la capacità di aggiustare le cose. E i romani vogliono vedere aggiustata la loro città. Perciò nel prosieguo dell’incontro si aprono, hanno in me l’artigiano che manca, il falegname che non c’è, l’asfaltista che li assilla, l’operaio che latita.

Guido Bertolaso è l’uomo del fare ante litteram.

Un sindaco che sa quanti centimetri di asfalto bisogna dare, sa cos’è il tal quale, sa come si riempie una buca, si fa camminare un bus, si apre una scuola, si costruisce una casa.

Non parliamo di case che penso a L’Aquila.

Convengo che sul punto ci possono essere differenti valutazioni tra me e lei.

Sorvoli su L’Aquila.

Ho risolto i rifiuti a Napoli.

Sorvolerei anche su Napoli.

Mica possono ricordarsi di come ho organizzato i funerali del Papa?

Tutti dicono che si ritirerà dalla corsa. I sondaggi non le danno scampo.

Tutti chi?

Tutti tutti. Non c’è uno che creda a Bertolaso sindaco.

Tutti quelli che mi vogliono fottere.Continue reading

ALFABETO – LUCA MERCALLI. Il nostro secolo sarà quello dei profughi climatici

luca_mercalliTra qualche tempo conosceremo un’altra figura di migrante: il profugo climatico. Sarà la siccità o l’inondazione, l’uragano o la tempesta tropicale a trasformare gli uomini in sventurati. E la sventura avrà la solita rotta: dal sud verso il nord del mondo. Con Luca Mercalli, senza alcun dubbio il più lucido analista delle nuvole, parleremo dei tempi funesti che ci aspettano e anche della nostra sordità, dell’indifferenza davanti ai grandi temi della vita e dell’ossessione invece per il dettaglio.

A nessuno frega molto se l’oceano si innalza, ma quotidianamente siamo ossessionati dal tempo che fa. Neve, grandina, piove? Tutti a fare clic col mouse, meteo da tutte le parti. E quando non è acceso il computer c’è la tv, quando non siamo in casa ecco la radio che ci insegue con le previsioni.

È un fatto certo che i ghiacciai della Groenlandia si sciolgono progressivamente, ed è certo che ogni anno gli oceani si ingrossano di tre millimetri. È anche sicuro, pronosticato senza alcun margine di errore, che da qui al 2100 il livello dell’oceano aumenterà di mezzo metro. Intendiamoci: il mezzo metro è la misura minima, a condizione che gli impegni assunti alla conferenza sul clima di Parigi siano tutti rispettati. Se così non sarà, avremo un metro e anche più di acqua.Continue reading

SILENZI E SORDITÀ: C’È D’ALEMA E NIENTE PIÙ

Massimo D'Alema, alla presentazione del libro 'CONFITEOR. Potere, banche e affari. La storia mai raccontata' di Cesare Geronzi e Massimo Mucchetti al Palazzo della Cancelleria, Roma, 11 Dicembre 2012. ANSA/SAMANTHA ZUCCHI

Dovremmo poter fare a meno di Massimo D’Alema. Dovremmo poter dire, dopo oltre un trentennio delle sue cure, che la stagione è tramontata, la sua esperienza è chiusa, la sua personalità ininfluente. Se il suo giudizio resiste agli anni e persino alle sue colpe è perché, malgrado tutto, non sembra esistere nessun’altra altra voce capace di suscitare interesse e attenzione.

Questo è il tempo della sordità civile. Quante volte e con quale quantità di argomenti, per fare solo l’esempio più eclatante, si è sottoposta a critica la riforma costituzionale? E cosa è accaduto dopo? Il nulla. Un governo di sordi e una società di sordi hanno lasciato che la nuova Costituzione fosse scritta come un qualsiasi decreto milleproroghe, ha giustamente ricordato Gustavo Zagrebelsky.

Gli intellettuali dormono, il conformismo culturale non li tocca. E la crisi del Pd, che certo non nasce ieri, con quale puntiglio e attenzione è stata affrontata, denunciata, illuminata dai padri fondatori del partito? Poche, smozzicate frasi inserite in interviste e dialoghi sui massimi sistemi. Di più non s’è visto. Walter Veltroni è divenuto un puntino nero all’orizzonte. Si interessa di cinema e basta. Quel poco che pensa di Renzi dev’essere estratto da miscugli di retroscena, brevi sorsi di indiscrezioni. Romano Prodi affronta i problemi del mondo. Non parliamo di Piero Fassino, il predecessore di Veltroni alla segreteria. È utilmente impegnato ad allungare la sua maratona politica a Torino e come contropartita offre al premier-segretario il suo silenzio. Enrico Letta, il più giovane dell’ancien régime, è volato a Parigi, degli altri – del corale muto ossequio – sia steso pietoso velo.

Il nuovo è Renzi, ma del vecchio cosa c’è da salvare? Almeno le parole e i giudizi di D’Alema hanno il pregio di non essere finti, balbettanti e ipocriti.

Da: Il Fatto Quotidiano, 12 marzo 2016

Renzi, il Sud e i cacicchi: i voti che non puzzano mai

pittella-delucaLa Campania è stata appaltata a Vincenzo De Luca, la Basilicata offerta in gestione ai fratelli Pittella, la Calabria a un consorzio di imprese individuali. La Sicilia invece è un franchising (fatturato interessante), come pure la Puglia che ha, però, più problemi di liquidità.

Per la holding renziana il Sud non è altro che un vitalizio. Una rendita permanente, un incasso sicuro in termini di voti, una cambiale a doppia cifra sempre onorata alla sua scadenza.

IL MEZZOGIORNO non è più un territorio ma una provvista, è denaro contante, perché i voti sono come i soldi, si contano e si spendono. In cambio la società capogruppo laggiù non mette piede né becco, non vede, e se vede non mette a fuoco, non sente, e anche quando ascolta si tura le orecchie, e nemmeno vede. Cieca, signora mia!

Non che i leader che l’hanno preceduto abbiano fatto meglio, ma con Renzi si arriva allo Zenit. Adesso che la Campania sporca le primarie al Pd, proprio mentre il Pd era intento a sporcare i Cinque Stelle con le vicende immorali di Quarto – cioè sempre con un po’ di Campania –, ci ricordiamo che il presidente del Consiglio alle scorse primarie era riuscito a ottenere nella città governata dall’attuale presidente della Regione, cioè Salerno, il 97 per cento dei consensi in città e il 71,3 per cento dei consensi in provincia.Continue reading

ALFABETO – GIORGIO ASSENNATO: “Io, angelo e demone. Ma ora Taranto sta respirando meglio”

giorgio-assennatoSe l’Ilva non sputa più in aria il veleno di una volta, il fuoco e il fumo di una volta, lo dobbiamo alla capacità e all’integrità di Giorgio Assennato, 68 anni, professore in pensione di Medicina del lavoro e soprattutto direttore dell’Agenzia pugliese di protezione dell’ambiente. I suoi dati sono serviti alla magistratura locale, l’unico potere che si è rivelato integro, per addomesticare con la forza bruta delle ordinanze l’espansione cancerogena dell’industria dell’acciaio, mettere a posto la famiglia Riva, detentrice di un potere totalitario sulla città e sulla politica, e ricondurre la questione lavoro nell’ambito della legittima pretesa di non scambiare quell’offerta con la vita dei lavoratori. Ma Assennato è anche colui al quale la stessa magistratura, naturalmente per mano di altri procuratori, imputa “il completo asservimento”della sua funzione ai poteri forti. Quindi se l’Ilva ha vomitato veleno è anche perché lui ha chiuso un occhio, o forse tutti e due.

Eccoci al punto: lei professore è stato l’uno e il suo opposto.

Sono stato il nemico numero uno dell’Ilva e il Giuda che ha tratto in inganno la città.

Volendo potrei dirle che ha una personalità poliedrica.

L’unico mio dispiacere è che morirò prima di veder concluso l’iter giudiziario. Sono stato infilato in un mega-processo che deve ancora iniziare e durerà anni. Temo che non avrò vita quando decreteranno l’innocenza.

Ma com’è stato possibile?

Le vie della diagnostica giudiziaria mi sono sconosciute. Dicono che avrei preso ordini da Nichi Vendola per addolcire, sminuire, ridurre l’impatto venefico dei fumi dell’Ilva.

Lo dicono e lo provano?

Lo dicono e non lo provano, almeno secondo me. Non sanno o non ritengono plausibile che una persona non sia cameriere. Non sanno o non ritengono possibile che se Vendola mi avesse davvero chiesto questo io l’avrei preso a calci nel sedere. Calci in culo a Vendola e anche al Papa, se si fosse presentato Sua Santità.Continue reading

Castelli, hotel 5 stelle tenute e cantine: Immobiliare Mafia

beni-sequestratiÈ grande quanto Perugia. È la città dell’illegalità e ogni anno che passa s’allarga, avanza, si fa ricca. Case, casette, tuguri, villone, tenute, boschi, frutteti, aranceti, uliveti. Palazzi enormi e centrali, appartamentini di periferia, hotel di gran lusso, case abusive, cantine, ammezzati: 18.869 immobili sono i beni confiscati alla criminalità organizzata e ai delinquenti di diversa estrazione e generazione. Un popolo che affiora e una città che si erige e ogni anno si espande sempre più. Il capitale dell’agenzia dei beni si arricchisce come petali infiniti di una rosa che si gonfia fino a trasformarsi da fiore ad albero. E non sfiorisce mai: “Ogni mese ci arriva qualcosa, ogni settimana dobbiamo rifare i conti, ogni giorno c’è una novità”dice Matilde Pirrera, vice prefetto delegata a far funzionare la sede di Reggio Calabria, il centro nevralgico della gestione di questo software criminale.

L’invenzione di Pio La Torre

Ricordare sempre, perché gli italiani hanno la memoria corta, che dobbiamo a Pio La Torre, un dirigente politico comunista siciliano, naturalmente ammazzato dalla mafia, se in Italia esiste dal 1982 la legge che confisca ai condannati anche i beni, se finalmente oltre al carcere si fruga nelle tasche, si sequestra il portafogli, si mettono lucchetti alle ville. L’energia vitale di questa legge e la sua forza simbolica sono racchiuse in un’insegna che campeggia a Palermo: una grande cancellata, la scritta Carabinieri e sullo sfondo un grande immobile di colore bianco. Era la villa di Totò Riina ed è divenuta la caserma dei carramba, nella stanza da letto del boss oggi è insediato il maresciallo che comanda la stazione. Si fa festa all’agenzia dei beni confiscati perché nell’ultimo anno si è riusciti a trasferire al demanio o agli enti territoriali (comuni, province, regioni) circa quattromila immobili. “Solo a Palermo ci sono 30 scuole, quattro palazzi che ospitano altrettanto assessorati, la sede della polizia municipale, 400 alloggi di servizio per poliziotti, la sede della commissione tributaria regionale, gli archivi del tribunale e notarili. Tutti immobili confiscati, che bellezza!”, dice Umberto Postiglione, il prefetto che dirige l’Agenzia.Continue reading

ALFABETO. “Ora sono supplente di me stessa”: maestra fuori per una multa

licenziamenti-insegnantiSono una insegnante supplente. Sono supplente di me stessa”. La straordinaria storia di P., 42 anni, italiana, maestra elementare assunta in ruolo dopo anni di precariato il 1° settembre scorso e licenziata il 22 gennaio 2016, chiamata tre giorni dopo a fare la supplente di se stessa, dunque con contratto provvisorio a colmare l’assenza dell’altra sé fino al prossimo 18 giugno, pare un non agevole caso di psichiatria burocratica e conclude una breve rassegna dei cavilli che inguaiano la vita, a volte l’annientano, sicuramente diagnosticano che la Pubblica amministrazione ha un male endemico e forse incurabile. Anche P. sceglie l’anonimato per timore che la pubblicità della sua vicenda possa influenzare negativamente gli sviluppi dei ricorsi giudiziari.

La storia ha inizio al sud tanti anni fa in un campo di nocciole.

Facevo il penultimo anno del magistrale e a settembre, per dare aiuto alla famiglia, sono andata a raccogliere frutta. Lavoro stagionale da bracciante agricola che ho svolto anche negli anni seguenti.

Accade però….Continue reading

Mirello e “zio Pino” tra l’università e i grandi affari

angelino-alfanoLa vicenda che sembra partire da Enna, dalla piattaforma polifunzionale dell’università Kore, insieme polmone culturale e giaciglio clientelare di Mirello Crisafulli, sembra in realtà giungere a Roma, nelle stanze del ministro dell’Interno, da Bronte, luogo eletto delle virtù e della potenza politica di Giuseppe Firrarello, asso isolano dell’Ncd. Nel cuore di Alfano, questo è sicuro, c’è Bronte e non Enna, ed è certo che Crisafulli ha stretto un legame talmente forte con Firrarello che la frequentazione si è trasformata negli anni in amicizia cara, e il nome dell’ex senatore, suocero del sottosegretario Giuseppe Castiglione, Mirello sembra lo pronunci così: “Zio Pino”.

I nomi di Crisafulli e Firrarello compaiono e scompaiono, si sovrappongono e si ricompongono ogni qual volta in Sicilia nuove e straordinarie opere pubbliche o private aprono le porte a investimenti ora attesi, ora solo annunciati, ora finiti nella nebbia delle promesse. Crisafulli avanza nel potere e lo incardina attraverso la sua università, negli anni da assessore alla Funzione pubblica e programmazione del governo regionale del diessino Antonio Capodicasa (‘98-2000), con il delegato all’Agricoltura che ha il nome di Totò Cuffaro.

CAMBIANO le giunte, Cuffaro diviene governatore e sulla poltrona di Crisafulli si siede Giuseppe Castiglione, genero di Firrarello. Siamo nei primi anni Duemila e la Sicilia è gonfia di soldi, e magnati si fanno avanti per dare all’isola una nuova ricchezza. Viene messo sul tavolo il grande progetto del più grande parco tematico d’Europa a Regalbuto, una Disneyland favolosa benedetta dall’allora presidente della provincia di Enna Cataldo Salerno che poi diverrà presidente dell’università di Enna. Campi da tennis, da golf, alberghi, prati verdi,milioni di milioni, camerieri e cuochi, hostess e giocolieri. Lavoro per tutti. Gran battage e poi? E poi i cinema che arriveranno, il termovalorizzatore per ripulire l’aria e la terra dai rifiuti. Clap, clap. Applaudono sia Firrarello sia Crisafulli. Sogni per il momenti infranti. Ma sorrisi d’oro quando il progetto di aprire un grandioso outlet, sempre a Enna (il Sicily Village) si fa realtà.Continue reading

Da Warhol alle tigri: ecco il tesoro sequestrato ai boss

beni-sequestratiLa tigre ha 19 anni e ne camperà almeno altri cinque. Mangia carne e non tiene alla linea, vanno via 8 euro al giorno (più Iva) per sfamarla. Non conosciamo lo stato di salute del serpente a sonagli, del koala, dei pappagallini verdi a cui l’Agenzia nazionale dei beni confiscati e sequestrati deve provvedere. Il mondo criminale erutta beni di ogni tipo e valore, orologi Cartier e pecore, cavallini da passeggio e quadrupedi da corsa, esponenti della Savana e rappresentanti esotici, arte della scuola spagnola, dell’iperrealismo, concettuali, astratte, bolidi e carriole. È un cesto grande e ogni giorno arrivano nelle mani del prefetto Umberto Postiglione, che guida l’Agenzia, enormi stock della riserva aurea del malaffare.

La lista che Il Fatto ha in visione, e che potrete scorrere nella fotogallery composta sul nostro sito, sebbene parziale, realizza l’idea che il crimine si sta mangiando l’Italia e che la struttura dello Stato chiamata a occuparsene sta soffocando sotto il peso dei beni che è chiamata a gestire. Non tutti infatti sono cedibili. E tanti altri beni, carenti del marchio dell’autenticità, sono il dazio che paghiamo alla lotta alla illegalità. Andare a Reggio Calabria, dove ha sede l’Agenzia, significa scoprire il bestiario criminale, in senso proprio e metaforico.

Napoleon, Fiaba del Sole e la scuderia purosangue

I camorristi, soprattutto loro, vanno al galoppo: Napoleon, Eldorado, Tedgrado, Kananea, Cheoma, Fiaba del Sole, sono alcuni dei purosangue che hanno vinto tantissimo, un medagliere conquistato nei migliori recinti. La camorra a quattro zampe è veramente straordinaria per tenuta, rigore nella selezione dei geni, apprezzamento della capacità sportiva. Potrebbe formare un intero reggimento a cavallo e sfilare, nella festa della Repubblica, lungo i Fori Imperiali. Cavalli da corsa, da traino, da fatica, da passeggio. Sauri di notevole pregio fisico, altri un po’ più azzoppati, purosangue giovanissimi, giumente attempate che hanno trasportato decine e decine di fantini (di galoppini?) verso la vittoria.Continue reading