L’UNICO capitale di Giulio sono le sue mani. Con queste mani, nere come il carbone, nere come la galleria che sta scavando, manda avanti la vita sua e quella della famiglia. Millecinquecento euro al mese per otto ore al giorno, per sei giorni su sette. La sua branda è al campo base di Lauria sud, nel crostone lucano che avanza verso il Tirreno e separa la Campania dalla Calabria. Insieme ad altri trecento compagni: lucani, calabresi, friulani, bosniaci, slovacchi, greci. Ospitati in queste baracche moderne, parallelepipedi adagiati l’uno di fianco all’altro. Nell’ordine che gli italiani hanno conosciuto nella loro lunga storia di emigrazione. I campi di lavoro si somigliano tutti: quelli delle acciaierie della Ruhr, nei dintorni di Dusseldorf, o verso Stoccarda per chi trovava l’ingaggio alla catena di montaggio della Volkswagen. Per i più sfortunati c’era la fatica a Marcinelle in Belgio, oppure i cantieri stradali nel land di Amburgo. Quelle casette erano di legno, e c’era più neve, più freddo, e pareva un mondo ostile. Mondo lontano e perduto, amore mio.Continue reading
Giuliano Ferrara: “Il pontefice si mimetizza”
Dell’ateo devoto Giuliano Ferrara ha ogni caratteristica. È un po’ scolaro del magistero ecclesiastico e un po’ no. Il papato di Francesco per esempio, tende continuamente ad annullare le maestose effusioni con le quali aveva illustrato l’avvento di Benedetto XVI. Ferrara vive come un doloroso contrappasso l’avvicendamento papale. È come se le parole di Bergoglio lo deprimessero rivelandosi così ostili, fonte di uno spasmo acuto, di quelle fitte cattive.
Il Papa riceve i politici, ma non li perdona…
Non è di ieri, e mi fa specie che voi non lo conosciate questo giudizio di Francesco.
I corrotti no.
Sono un corrotto e un peccatore.
Pensavo: ora Ferrara attaccherà il Papa giustizialista, il Papa manettaro.
Il giudizio è contenuto in un’omelia di tre/quattro mesi fa. Come intuisce, io seguo ogni esternazione della Chiesa.
Quindi stiamo travisando.
Lui dice: un conto sono gli agenti del male, i corrotti.
Gli agenti del male. Anche così si alimenta la cattiva opinione che lei ha di questo Papa?
La mia opinione è che l’Occidente non regge senza la sua religione. È una condizione insuperabile. E la Chiesa ha sempre detto: spalancate le porte a Cristo, siate felici ma poi alla fine restate obbedienti alla sua parola.
E questo Papa, invece?
Questo Papa invece si mimetizza. Uomo tra gli uomini, lui come gli altri. Sentitevi liberi, aggiunge. Praticando fino al punto estremo della dissipazione spirituale questo atto di tolleranza, questa fiducia nella differenza, questo amore nella libertà assoluta degli atti di ciascuno.
È l’estremo che la inquieta?
È questa libertà assoluta.
Questa tolleranza?
Ma lei li conosce gli uomini?
da: Il Fatto Quotidiano 28 marzo 2014
Napolitano fa dire agli amici: tra sei mesi via. Il Colle tace, B. eleggerà anche il successore
L’impegno era per diciotto mesi, ne sono trascorsi dodici, ne restano solo altri sei. Tra sei mesi Giorgio Napolitano lascia il Quirinale. Saluta, semplicemente. E va via. L’insistenza con la quale Emanuele Macaluso, amico di una vita e compagno tra i più cari del presidente, va annunciando l’abdicazione di questo re senza regno, che più ha segnato la scena dell’ultimo decennio, merita maggiore attenzione di quella che finora ha ottenuto. Secondo Macaluso, ancora ieri sul Corriere, Napolitano ha posto un limite al suo secondo mandato: ha accettato la rielezione vincolandola a un periodo transitorio, un anno e mezzo prima di lasciare. Dopo la riforma elettorale infatti “lascerà”. Continue reading
Il Senato non vuole farsi il funerale (e pensa al futuro)
DESTINATI A ESSERE SOSTITUITI DA ESPONENTI DI REGIONI E COMUNI, GLI ULTIMI ELETTI DELLA CAMERA ALTA RESISTONO
Aprirò un ristorante. Voglio provarmi in cucina, ho un amore finora taciuto ma intenso con i fornelli. Sarò cuoco, e con orgoglio”. Sic transit gloria mundi. Ora che il Senato degrada a palazzo di secondo grado, e si riduce per effetto del renzismo, ad ospizio delle regioni d’Italia, l’indimenticato Roberto Calderoli, un pezzo di marmo leghista di palazzo Madama, proietta il federalismo a basso costo tra i vitigni delle Langhe, “la mia compagna è di lì, vivo a un passo da Barolo, amo i tartufi”. Esiste una secondlife per tutti e adesso è tempo di pensarci, di valutare, di soppesare. Resistere o arrendersi? “Negli occhi dei miei colleghi noto quel bagliore triste, quel fondo di malinconia che accompagna l’idea di lasciare. Con me, intossicato di politica fino al midollo, nessuna alternativa è praticabile. Vorrà dire che mi acconcerò a fare le primarie (la prossima volta saranno vere non quegli accrocchi che abbiamo messo in campo lo scorso anno)”. Vorrà dire che Nicola Latorre ritornerà nel collegio di Fasano in Puglia, gli toccherà andare di casa in casa e chiedere, promettere, rassicurare.Continue reading
Aldo Masullo, filosofo: “La sinistra non pensa, twitta. E per questo non vince più”
Perché la sinistra arriva sempre divisa agli appuntamenti importanti e la destra riesce sempre a mimetizzare le differenze? Perché a quelli di sinistra non piace quasi mai vincere e a quelli di destra invece quasi sempre? E perché due persone di sinistra non riescono a tacere ciò che le separa e invece due di destra coprono ogni diversità oltre la ragionevole soglia della logica? Sono frequently asked questions. Domande ricorrenti e ormai banalizzate. Con le divisioni ultime della lista Tsipras, proprio mentre la campagna elettorale per le europee sta per avere inizio, l’antico dilemma si fa questione urgente da affrontare.Continue reading
Il dissenso veste chiaro: “Hanno tradito”
Non sono stati centouno, come a maggio scorso. Solo sessanta questa volta. “Ci hanno tradito, hanno violato i patti!”. L’omicidio nell’urna il Pd lo compie dopo lunghi giuramenti di fedeltà alle proprie donne. Come quelle vedove che s’accorgono di mariti recidivi, Sandra Zampa lancia l’urlo disperato. “Tradite!”. Di nuovo e ancora. La commedia si fa tragedia, e nel colore che oggi le distingue, questo bianco candido, fanciullesco, rassicurante, le deputate avanzano a Renzi il guanto della sfida. È lui ad aver condotto il gioco, è lui ad aver provocato questa grande frittata. Continue reading
Michele Emiliano: “Rottamazione, con qualche pausa”
Esistono anche i diversamente renziani. Michele Emiliano è il leader di questa speciale famiglia di parenti di secondo grado. “Fino all’anno scorso sostenevo Bersani. Ma davanti allo spettacolo dei 101 che trafiggevano Prodi ho alzato le mani e sono passato dall’altra parte”.
Finalmente è cascato bene. Ora è capolista alle Europee.
Aspettiamo prima di parlare. Ho dalla mia la faccia, quel po’ di visibilità per le idee che avanzo, ma non possiedo una rete di rapporti, quelle cose che servono a stare tranquilli in campagna elettorale. Continue reading
Se vince, perde il Palazzo, con lui il Pd non ha più senso
UN PARTITO ESISTE se esiste un destino comune. Conferendo a Matteo Renzi i poteri di commissario straordinario, il Pd perde ogni scopo perché il segretario-presidente assume su di sé l’onere di condurre tutti in un luogo imprecisato, a sua scelta. Sarà un viaggio senza ritorno. Ma lui è vincente, il Palazzo lo sconfitto. Del tutto naturale la ritrosia, la paura e la nascente ma tardiva opposizione che si costruirà anzitutto nel Pd per fermare quella che appare una deriva personalistica. A un Paese con la memoria precaria e senza voglia di un destino comune, la soluzione dell’uomo solo al comando è la più gradita perché agevola la proiezione fantastica di riversare sulle spalle di uno (l’unto del Signore?) ogni necessità, bisogno o soltanto sogno. Renzi è figlio legittimo dell’egemonia culturale berlusconiana che ha immerso l’Italia in uno stato di astenia. Non c’è sforzo collettivo, chiamata alla responsabilità dei singoli, durezza della prova. Prima era Silvio, adesso è Matteo che ci cambierà la vita. Se vince, perde il Palazzo Con lui il Pd non ha più senso.
da: Il Fatto Quotidiano 27 febbraio 2014
Il Democratico “incerto”: “Come fa Gianni a lamentarsi ora?”
Pippo Civati è un rompiballe professionista. A volte eccede con la sua vitalità “Pensi quale nebbia avvolgerebbe il Pd se anche io tacessi sulle consorterie, le piccole ambizioni personali, le fregature e gli errori che il mio partito fa”.
Ha detto no a Renzi in direzione, però sì al voto di fiducia e poi è sembrato ricredersi ancora. Siamo a un surplus di riflessione.
Ho parlato contro solo io nel luogo deputato, il partito, e ho fatto il mio dovere. Sono stato mandato in minoranza e non mi era concesso da parlamentare del Pd negare la fiducia. Ho poi spiegato quel che si muove a sinistra del Pd, e che il partito non vuole vedere. Fa il finto tonto pur di stare con Alfano.Continue reading
Il guardasigilli e la carta del reato di falso in bilancio
GIACE IN PARLAMENTO UNA PROPOSTA DI LEGGE FIRMATA PROPRIO DALL’ATTUALE MINISTRO DELLA GIUSTIZIA. CHE FARÀ ORA? “LA RIMETTEREMO IN CARREGGIATA”
Sta raggomitolato sulla penultima sedia, con lo sguardo lievemente assente. L’unica volta che il corpo di Andrea Orlando si inarca è quando il premier gli consegna la bacchetta magica: “Il ministro preparerà una riforma della Giustizia entro giugno”. Una rogna peggiore non poteva capitargli. Quando esce dall’aula sembra provato.
TUTTO insieme, tutto troppo presto e tutto troppo pesante. Si siede in un cantuccio e inizia a spiegarsi: “Stavo benissimo all’Ambiente e non ho mosso un dito per traslocare, ma proprio niente, nemmeno un alito di pressione, un cenno con la testa.Continue reading