L’ETERNO RITORNO DEI SOLITI CESPUGLI

verdini-denisSe esiste Denis Verdini è perché in Italia esiste la possibilità di andare contro le leggi della logica e persino della fisica. Sarebbe pensabile un ristorante senza cibo? Sarebbe possibile giocare una partita di calcio senza palla?

In politica esiste lo scambio di ruoli e così Verdini non ha i voti ma ha i senatori, anzi ha l’Ala, che non è un partito e non è nemmeno un acronimo: è pura magia, è la rendita delle infedeltà in Parlamento.

È un vizio che si fa virtù. Si chiama democrazia senza elettori ed è il gradito assaggio di quel che potrebbe capitare con l’Italicum, la legge elettorale che prevede il listone della vittoria, un vincitore comunque e a prescindere.

Un listone infarcito di ogni ben di Dio, come un cappone ripieno, pronto per le urne e appena sfornato tagliuzzato in pezzetti e servito a tavola. A te un’Ala, a te un po’di Ncd, a quell’altro una spruzzatina di Scelta Civica. Giungeremo presto alla svolta della democrazia compiuta: realizzare i partiti senza voti. Con Ala siamo alla formazione in vitro, alla magia assoluta. Ma nel tempo già ci siamo accorti che la corsa al potere senza rappresentanza, avere cioè eletti senza scomodare gli elettori, sarà una pratica formidabile e altamente redditizia.Continue reading

ALFABETO: SALVATORE SCALZO. Rischiavo di vincere a Catanzaro. Così il Pd mi ha rottamato

salvatore scalzo
salvatore scalzo

Oggi che Salvatore Scalzo, 32 anni, è a Bruxelles e non a Catanzaro, nell’ufficio della Commissione europea e non nel municipio, a fare il funzionario e non il sindaco della città, possiamo misurare la distanza dell’apparenza dalla realtà. Di come trituriamo i giovani, li sbeffeggiamo e infine li cacciamo dalle nostre case. Di quanta ipocrisia sappiamo vantare quando inneggiamo al ritorno dei cervelli fuggiti all’estero. La storia di Salvatore è emblematica: convocato, spremuto ben bene e poi espulso dal potere.

Chi ti chiama e quando.

È il 2011. Ho appena vinto una selezione a Bruxelles e il Pd mi chiede se voglio provare a battermi contro il centrodestra, a difendere i colori del partito e della sinistra. Lo chiedono a me perché il partito è commissariato, morto sotto le lenzuola della clientela e della malapolitica.

Lo chiedono a te perché la sconfitta è certa.

Essenzialmente è così. Altrimenti perché ricordarsi di me che ho solo 27 anni e sono solo un animatore di un’associazione che spinge per il recupero della legalità?

Tu accetti.

Penso che valga la pena perdere ma combattere, ripulire il volto sporco del mio partito e affrontare a viso aperto, gagliardamente e avventurosamente, una coalizione di centrodestra che lega il ceto maggiorente e affluente all’agio dell’interesse di casta.

È una gara senza speranza.

Ne sono consapevole. Ma facciamo baccano nelle piazze, nelle strade, nelle case. Dobbiamo rendere tumultuosa la nostra presenza e provocare in una piccola città della clientela e della sofferenza civile come Catanzaro uno choc.

La cura riesce?

Si può dire di sì. Ripuliamo il partito dalle sporcizie e le liste dei candidati dai fantuttoni, dai tromboni, dai promotori della sclerosi politica. Mettiamo idee in campo, forza nello spingerle verso la città e affrontiamo la sconfitta. È certa ma dev’essere degna del nostro coraggio, dei sacrifici e delle passioni che raduniamo nelle piazze.

Perdete.

Perdiamo. Il mio partito parte da una soglia del 10 per cento. È divenuto un’entità marginale, soporifera, inutile a ogni cosa. Lo portiamo al 17 per cento. Io raggiungo il 33 per cento dei consensi. Sono 16 punti di distacco, sono il candidato che in Italia ottiene il maggior consenso nel voto disgiunto.

Poi cosa succede? Continue reading

PSYCHO MATTEO CHE NEGA SE STESSO

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Matteo Renzi sta conoscendo il momento più duro della sua pur spavalda conduzione degli italiani verso il sorriso. Per affrontare questa imprevista stagnazione della felicità, il premier sferra una controfensiva mediatica sdoppiandosi. Diviene l’uno e il suo opposto, trasformandosi così da premier in psycho-premier.

Sono le meraviglie cavernose della psiche, l’attitudine alla rimozione come difesa ultima dell’identità ad essere utilizzate nella battaglia finale contro i gufi. Alla Leopolda, per esempio, elimina ogni traccia di Pd, consentendosi di non esserne segretario per tre giorni. Si autosospende, anzi si autorimuove, e chiama a raccolta la propria corrente annunciando: “Chi parla di correnti resti a casa”. Lo psycho-premier trasforma tutti i renziani in altrettanti psycho-renziani che lavorano sui due campi della mente: l’esserci e il non esserci. Erano alla Leopolda, che è una corrente, ma contro la Leopolda, essendo contro le correnti. Erano del Pd, tutti tutti del Pd, ma anche un po’ contro il Pd. Cosicché quando Renzi estende alla Boschi l’ombrello interdittivo alla rivalsa gufesca, annulla d’imperio il contestato potenziale conflitto di interessi della ministra attraverso un processo di sostituzione figurativa. Tutti avevamo in mente il volto del papà di Maria Elena come causa dello scandalo. Lui, cioè Matteo, per spiazzarci, parla invece del proprio papà: “Lui mi dice che dovremmo passare al contrattacco”. Con la sostituzione dei papà avviene anche una sostituzione del conflitto di interessi – qui è il papà di Renzi non della Boschi a fomentare il contrattacco e dunque a far confliggere il figliolo con i propri doveri – ed è un modo per far sbandare l’opposizione e obbligarla al dubbio: chi sfiduciamo? Lei o lui? Lo psycho-premier avanza nella sua performance: “Il consiglio di amministrazione di cui fa parte il padre della Boschi è stato destituito dal nostro governo”, dice. Quindi il governo è stato severo contro gli autori delle malefatte bancarie. Ma la Boschi, questa volta confliggendo direttamente col premier, aveva appena assicurato: “Mio padre è una persona perbene”. E la domanda dunque è: il suo papà è sempre perbene o dopo le parole del premier è un tantino degradato verso il male? Formidabile però la risposta che il premier prepara per rintuzzare i veleni di Enrico Letta che paventa due pesi e due misure di Renzi. Quand’era all’opposizione chiedeva le dimissioni di un ministro ogni battibaleno. Adesso che guida il governo si rammarica se l’opposizione fa altrettanto. “Ci sono partiti che si sono fatti le banche”, esplode Matteo. A chi si riferisce? Tolto di mezzo Berlusconi, che aveva una banca (socio di Mediolanum) prima di fare il premier e prima di fondare Forza Italia, rimangono la Lega nord e i Ds, cioè i soci di maggioranza del Pd. Proprio il suo partito!

Diavolo di un Renzi, anche questa volta ha rimosso il segretario che è in lui e così Piero Fassino, che da ultimo segretario Ds disse “Abbiamo una banca!” e oggi è il sindaco di Torino, si è trasformato da renziano in psycho-renziano. È suo amico ma anche suo nemico. È con lui ma anche contro di lui. Si conoscono e non si conoscono. E Renzi, capolavoro!, è riuscito a perforare anche la memoria del ministro Giuliano Poletti, quello del Jobs Act, che viene dalle Coop, mondo nel quale Unipol, la protagonista di passate ma infruttuose acquisizioni bancarie, gravita stabilmente. Poletti? Poletti chi?

Da: Il Fatto Quotidiano, 17 dicembre 2015

Gli invisibili del Nazareno: zero sponsor, niente carriera

Gli invisibili del Nazareno sono persino bravi ma inchiodati alla loro ritrosia, alla bizzarria di dichiararsi terzi. Hanno voglia, talento, competenze ma gli manca lo sponsor. Farebbero parte, per dirla con le parole di Renzi rottamatore, dei “promettenti”: sì ai promettenti no ai conoscenti, disse il leader.

Oggi si contano i conoscenti, i cortigiani, oltre ai gigliati di primo e secondo livello. E i promettenti? “Ho scelto di esercitare con libertà la mia militanza. Di dire quel che penso, come lo penso”. E che pensa, del Pd, Samuele Bertinelli che ha solo un anno in meno di Matteo, è laureato in filosofia, faceva il libraio prima di divenire sindaco di Pistoia? “Che il mio partito senza una cultura politica non ha un’identità. Che il mio partito per avere senso dev’essere di sinistra, ed è di sinistra chi costruisce un futuro di chi non è ancora nato e aiuta il presente di chi non ha voce, degli ultimi. Un partito invertebrato non è un partito”.

SAMUELE PENSA che la destra sia “arbitrio”, la sinistra invece “libertà”. Che la destra pensi all’uno e la sinistra al tutti. Pensa che nel suo partito trovino alloggio troppi inquilini morosi, personalità dalla fibra morale scadente o dal passato burrascoso, ad alto rischio. Farà strada il sindaco di Pistoia? Avrà una carriera lucente e sprintosa come i suoi coetanei che affollano oggi la Leopolda? Difficile dirlo, però non impossibile intuirne l’esito. Solo che a volte il caso, la fortuna, le coincidenze combinano ciò che sta accadendo a Milano.

È pronto il super manager del super Expo Beppe Sala, di destra ieri e oggi di qua, e ha solo bisogno di una spinta finale in città per vincere e cappottare tutti. Ma poi spunta questa signora, Francesca Balzani, anni 49, della borghesia meneghina, già avvocato nello studio di Victor Uckmar, tutt’ora assessora e vicesindaco con Pisapia. Va in tv e parla. Ha un pensiero lucido, idee nette. Si fa capire bene. Sulle primarie, per esempio: “Che non siano da quattro salti in padella”, dice. Balzani è figlioccia di Pisapia, ma nulla avrebbe potuto il sindaco uscente se la sua simpatia si fosse concentrata su una signorina gnè-gnè, quelle che nei talk show trasportano parole incrociate in brevi spot. Nebbia sugli irti colli.Continue reading

ALFABETO – SILVIA FERRANTE. Una cittadina si oppone all’elettrodotto che le passerebbe a 80 metri da casa. Terna le fa causa

Silvia-FerranteSilvia Ferrante ha 37 anni, mamma di un bimbo di otto. Vive nella campagna di Paglieta, tra la Maiella e l’Adriatico. Vive in campagna, ma un giorno viene a sapere che praticamente sulla sua testa, quella del suo bambino e quella del suo compagno, sarebbe avanzato un corridoio di fili ad alta conduttura. Cavi di un elettrodotto da 380 mila volt.

Si preoccupa, e molto. Così tanto che si dà da fare per scongiurare quel progetto. Si documenta, contesta, impugna davanti ai giudici, rallenta.

Tre anni dopo Terna le presenta il conto del suo attivismo civico: 24 citazioni in tribunale. Per colpa di Silvia, Terna dichiara di aver patito un danno di 6 mila euro al giorno.

Moltiplica il patimento per i giorni di inazione e per i piloni contro i quali Silvia si è battuta. Il conto è salato: sono 16 milioni di euro.

Bastonarne una per educare cento.

Non sono soltanto io la destinataria delle richieste di Terna, ma parecchi proprietari che legittimamente si sono opposti a questi mostri. Lo abbiamo fatto con civiltà, documentando i timori prodotti dal pericolo di un inquinamento elettromagnetico, dovendo anche sostituirci all’inerzia delle amministrazioni del territorio che dormono beate.

Si chiama cittadinanza attiva.

Ecco, sì. Quei cavi passano a 80 metri dalla mia casa. Già oggi la legge vieta la sosta sotto i tralicci per più di quattro ore. E già oggi la legge vieta di far passare cavi aerei a una distanza inferiore a 77 metri. Da me corrono a ottanta. Possono quei tre metri autorizzarmi a stare tranquilla? E posso io da cittadina non incuriosirmi, interessarmi, avanzare insieme ad altri ipotesi che riducano il danno?Continue reading

Alfabeto ISAIA SALES: Tutte le mafie brindano insieme con il terrorismo

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Un altro santo si inchina a un mafioso, succede a Paternò appena dietro Catania, è notizia di due giorni fa. Un’altra volta la Chiesa è accondiscendente verso quel potere fino a sembrarne preda. Sui preti e sui mafiosi.

Isaia Sales, che insegna Storia della mafia al Suor Orsola Benincasa, scrisse un libro.

È il momento di riaprirlo. “Le mafie clonano il loro modello dalle classi dirigenti del Paese. Ambiscono a ottenere un riconoscimento pubblico del loro potere. Non gli basta la virtù del crimine, hanno bisogno della considerazione sociale. La processione è lo strumento perfetto col quale la cattedra suprema e spirituale che tutti unisce compie l’atto di riconoscimento. Quarant’anni fa a Riesi, in provincia di Palermo, nel corso di una processione il boss Di Cristina passò il testimone a suo figlio con un bacio sotto lo sguardo misericordioso della Madonna.

L’ambizione dei mafiosi è nota. La scelta della Chiesa così profondamente immorale, così lontana dall’insegnamento cristiano e dai suoi tanti testimoni ‘buoni’, è incomprensibile”.

La Chiesa ha sempre riconosciuto i poteri costituiti. La Chiesa riconobbe il fascismo, in Sudamerica ha fatto altrettanto con le dittature costruendo il paradosso di una religione antiviolenta che legittima la violenza. Ma la mafia è ancora l’anti Stato?

No, scrivo nel mio ultimo libro (Storia dell’Italia mafiosa, Rubbettino ndr) le ragioni che hanno portato le mafie al successo. La prima è di aver sempre dato una mano al potere politico. Nel corso di questi due secoli offrono sostegno a Garibaldi, poi ai liberali, quindi al fascismo, dunque alla Dc. Intendo voti, opzioni, appoggi taciuti o anche resi espliciti. E lo Stato si è servito della sua violenza.Continue reading

Rosario Crocetta: “Matteo ci deve un miliardo, ma io non faccio la questua”

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Le hanno appena staccato i computer.

Roba da pazzi. Ma li denunciamo per interruzione di pubblico servizio. Un’azienda privata che si permette di osare tanto contro un popolo è da portare davanti al giudice.

E il pilone della Palermo-Sciacca si è appena inclinato. Altra strada a rotoli.

Mi pare abbiano già risolto.

E Messina senz’acqua.

Vuole farmi la lista dei guai? Pensa di addebitare a Rosario Crocetta i mali della Sicilia?

Puntavo sulla sua proverbiale schiettezza per indagare alla radice la questione siciliana.

Non sono il mago Zurlì.

È la giornata peggiore di tutte: lei a Palazzo Chigi col cappello in mano. Se Renzi non sgancia un po’ di soldi, è rovinato.

La Sicilia non va col cappello in mano e Crocetta non piagnucola: esige il rispetto dei patti. Quei soldi, più di un miliardo, lo Stato ce li deve.

Intanto in cassa non c’è più un euro nemmeno bucato.

Vero. Ma non perché abbia sprecato. Ho dovuto finanziare in due anni il programma delle opere stabilite dai fondi europei che marcivano. Abbiamo anticipato soldi chiudendo appalti aperti da sette anni. È una medaglia.

Resta sempre che non ha soldi nemmeno per il caffè.Continue reading

ALFABETO – MASSIMO ALVISI. Il progettista: “Un edificio osceno può costare quanto una costruzione viva, degna. Non è un problema di soldi”

massimo_alvisiCos’è la periferia? La coda perduta di una città? Il luogo degli avanzi urbani? L’esposizione permanente del brutto? La periferia finora è stata considerata come il recinto delle vite abusive, malmesse, poco considerate. Massimo Alvisi è uno dei nomi emergenti dell’architettura umanista, sentimentale, cooperativa. L’architettura considerata come attività di promozione del bello, come tecnica di inclusione sociale, sguardo di frontiera.

La periferia pare sempre una città perduta, una sfida in cui gli uomini sono soccombenti. Una disgrazia e un problema.

Cambiamo punto di vista e iniziamo a vedere anzitutto cosa di bello ha la periferia.

Il bello, finalmente.

Se è frontiera è un luogo aperto a un orizzonte, agli sguardi vicini. In periferia ci sarà più luce che al centro della città, ci sarà posto per gli alberi e i prati. Dunque per la vita sociale, per l’identità territoriale, per la diversità culturale.

Perché le periferie sono brutte allora?

Per la mediocrità dei progettisti. Un edificio osceno può costare quanto una costruzione viva, degna, bella. A volte si spende molto per l’orrido.Continue reading