CARATTERI ITALIANI

“Una delle forme più appariscenti e vistose del carattere italiano è l’ipocrisia. Ipocrisia in tutte le forme della vita:nella vita familiare, nella vita politica, negli affari. La sfiducia reciproca,il sottointeso sleale corrodono nel nostro paese tutte le forme di rapporto:i rapporti tra singolo e singolo,i rapporti tra singolo e collettività. L’ipocrisia del carattere italiano è in dipendenza assoluta con la mancanza di libertà. E’ una forma di resistenza. L’ipocrisia nei rapporti tra singolo e collettività è una conseguenza dei paterni governi polizieschi che hanno preceduto e seguito l’unificazione del regno d’Italia. L’ipocrisia nei rapporti tra singolo e singolo è una conseguenza dell’educazione gesuitica che si è impartita e si continua a impartirsi nelle scuole e nelle famiglie,e che scaturisce spontanea dall’esperienza della vita quotidiana”.

Antonio Gramsci, L’Avanti, marzo 1917

Dalla tomba del tuffatore alla culla del truffatore

di Valerio Calabrese

Più di Agrigento poté Paestum. Dinnanzi alla maestosità delle cifre e alla spregiudicatezza della colonia achea del Comune di Capaccio (SA), nemmeno la celeberrima valle dei templi agrigentina, pur nota per essere sfregiata da 600 tra case e villette abusive, può reggere il confronto. Eh sì, perché entro o immediatamente a ridosso del perimetro delle mura dell’antica Poseidonia, l’agenzia delle entrate ha scovato ben 3.597 case fantasma, ovvero abusive. Paestum è il paradigma della contraddizione italiana. La città, fondata dai sibariti nel VI sec. a.C., è infatti l’unica area archeologica d’Italia ad avere una legge ad hoc che la tuteli, la numero 220 del ’57. La legge fu scritta e voluta dal celebre archeologo Umberto Zanotti Bianco che, confinato a Pastum dal regime fascista, portò alla luce lo splendido santuario di Hera Argiva alla foce del fiume Sele e impiegò la sua vita e la sua attività parlamentare per la tutela del sito archeologico.Continue reading

L’altra verità su medici e ospedali

Chi si arricchisce e chi si ferma a uno stipendio da serie c.
Chi è costretto a sessant’anni a trascorrere la notte del ferragosto in corsia e chi inaugura l’ultimo yacht ad Ansedonia.
Com’è possibile che nello stesso ospedale le buste paga ci siano così clamorosamente diverse? Quali relazioni, quali coperture e quali trucchi servono per legare pochi a indennità d’oro? A Piccola Italia, dopo la pubblicazione di alcuni scandalosi redditi agguantati nei meandri di una normativa che allarga le maglie della discrezionalità e premia i pochi e soliti noti, sono giunte testimonianze che raccontano un’altra verità sui medici e sugli ospedali. Sull’Italia e su questo cattivo tempo.
Giuseppe è pediatra oncologo, vive e lavora a Perugia: “Arrivo a circa 52 mila euro scarsi l’anno, ho 36 anni, ho due figli e moglie a carico. E sono precario. Sono specialista in oncologia, lavoro come pediatra oncologo, ho un dottorato di ricerca in ematologia e diversi altri post-it nel mio curriculum. Perché dico questo? Perché della smania e della voglia di essere “medico” non me ne resta più traccia. Della passione iniziale adesso solo routine. In reparto siamo in quattro e facciamo turni massacranti, un week end libero al mese. Non abbiamo diritto a ferie scientifiche o di aggiornamento. Non ci viene pagato lo straordinario che facciamo e ci viene imposto di ridurre le ore di accesso notturno. L’assistenza ai malati del nostro reparto è lasciata al nostro buon cuore e al rimorso che un giorno in più di ferie possa essere troppo per loro. Ed oggi leggo di illustri colleghi che prendono fino a 600 mila l’euro l’anno. Io che non ho tempo per me ed i miei figli, che devo pregare la banca per un fido di 3000 euro, cos’altro devo aspettarmi da questa Italietta? E loro come fanno ad arrivare a tali retribuzioni? Che tristezza ed amarezza”.Continue reading

Lo stipendio dei medici, più “l’altro” e la trasparenza fa trasparire molto poco

La legge Brunetta avrebbe imposto di mettere on line i redditi, ma un viaggio tra varie Asl rivela che su questo fronte ben poco è stato fatto. E quel che si può sapere suscita brutti pensieri: le prestazioni straordinarie gonfiano le retribuzioni.


Tu hai uno stipendio, e poi un altro. Altro è la formula con cui alcune aziende sanitarie raccontano le retribuzioni integrative dei propri medici. Altro non significa altro che il monte di ore straordinarie pagate ad alcuni per sopperire le carenze di personale, i vuoti in corsia e in laboratorio, in radiologia e in anestesia. Altro non è che un modo per illustrare quanto siano a volte iniqui i tagli, quanto spreco produca l’azzeramento di ogni ingresso negli organici della sanità. Altro non è che il fondale contro cui periscono i professionisti giovani e disoccupati, perennemente poveri. A fronte della ricchezza ulteriore di chi già gode di ottimi stipendi. La parola altro, in questo caso, conferma definitivamente che l’Italia è destinato a rimanere un Paese per vecchi. Non c’è speranza né futuro per chi sia all’inizio della carriera e non sia figlio di papà. Porte sbarrate. Continue reading

Opinion leader

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Ha scritto Villiers de l’Isle-Adam: «Se uno ti ingiuria rifletti che egli ingiuria l’idea che si è fatta di te, cioè se stesso». I lettori di giornali dovrebbero sempre tener presente questa massima e applicarla a tutti i giudizi coi quali si cerca di condurre il loro pensiero verso un determinato indirizzo.

Il disordine, Sotto la Mole, Avanti! 17 luglio 1918

Spreco e arena

stadio S.Anna
stadio S.Anna

di Valerio Calabrese

Il puzzo di sudore, la polvere alzata da un pallone saltellante, le urla sgolate del mister dalla panchina, sono quanto di più coinvolgente possa avvenire in un rettangolo di gioco. Assistervi ad oltre cinquanta metri di distanza, invece, è tutta un’altra storia. Ma può la distanza tra pubblico e calciatori influire sulla rese di una squadra?Continue reading

L’autoassunzione di Gallarate

L’autoassunzione è una nuova frontiera che si raggiunge, un obiettivo che finalmente si centra nello statico panorama politico italiano. C’è da scommettere che sarà presto emulato.
A Gallarate Gioacchino Caianiello, già presidente di una azienda municipalizzata (AMSC, Impianti e Servizi) nonché amministratore delegato o consigliere di amministrazione o anche presidente delle altre quattro (l’opposizione ne conta invece nove) società collegate e/o controllate, sciogliendo la riserva ha deciso di accettare l’incarico di direttore generale dell’impresa pubblica lombarda da lui condotta. Finalmente Caianiello (“Un sorriso a sostegno di Formigoni”, il suo ridente slogan elettorale) potrà esercitare le proprie indubitabili capacità amministrative nella nuova veste dirigenziale con contratto a tempo indeterminato e retribuzione adeguata al livello delle capacità e delle responsabilità. “Sono un gran lavoratore” spiegò dodici mesi fa quando Piccola Italia si interessò alla gran mole di poltrone occupate dal suo corpo.
Adesso, nel preciso segno di questo tempo, la delibera dell’ultima assunzione interna corporis assume come idea fondante il vecchio adagio che chi fa per sé fa per tre. L’uomo politico del centrodestra del ricco hinterland milanese (“sono un fan di Dell’Utri e dell’onorevole Abelli”) si avvia al primato delle deleghe in deroga.
La larga provincia italiana è sempre un po’ più avanti di Roma. E non è mai troppo vero che per illustrare la scena principale bisogna inquadrarla dai dettagli. La cronaca politica minuta offre esempi luminosi dell’assoluta impermeabilità al rispetto di un decoro pubblico minimo. E’ il convincimento che tutto sia possibile e anche qualcosa di più se al riparo da occhi indiscreti.
La Gelmini per esempio ha affidato al sottosegretario Giuseppe Pizza, nominato nel ruolo in quanto detentore del simbolo Dc, poche briciole di potere. Tra le briciole è toccata a Pizza la gestione e la nomina dell’Ente Santissima Trinità e Paradiso che governa a Vico Equense, sulla costa sorrentina, un seicentesco complesso monumentale adibito a plesso scolastico. E Pizza, segretario di un partito invisibile e inesistente, ha destinato al suo piccolo dominio ogni attenzione. Ha immediatamente nominato il suo vice segretario Aniello Di Vuolo presidente del nuovo consiglio di amministrazione e Di Vuolo ha cooptato nel consiglio il suo secondo collega vicesegretario (quattro sono purtroppo i vice di Pizza) Achille Abbiati. Per non sbagliare il terzo consigliere è stato scelto tra i membri della vasta assemblea nazionale della Dc, Marco Romano.
Il terzetto (quartetto con Pizza) ha trasferito sulla Santissima Trinità ogni energia e attenzione promuovendo per il convento una nuova e moderna vita. Bambini e scolari di ogni ordine sono in via di trasferimento e malgrado la notevolissima protesta delle mamme (più di duemila le firme chiedono il mantenimento del loro convento alla funzione tipica di plesso scolastico) la decisione sembra presa.
La politica ha sempre bisogno di spazi e di luce per dare respiro e trasparenza alle proprie scelte. E così a Battipaglia, provincia di Salerno, il municipio è stato trasferito, nelle sua attività principali, nello stadio. Proprio così, al di sotto delle tribune e vicino gli spogliatoi, gli uffici municipali aprono le loro porte ai cittadini.
La scelta risale a trent’anni fa quando il terremoto lesionò la vecchia casa municipale. Decenni a valutare un progetto di ricostruzione, e decenni a misurare, scegliere, calibrare gli interventi di restauro del palazzo di Città. Uno studio certosino e sicuramente costato parecchie varianti in corso d’opera.
I battipagliesi, silenti e concordi, non hanno mai aperto bocca, anzi hanno visto nel collegamento manto erboso- ufficio tecnico una novità apprezzabile, tutto sommato persino stimabile. Infatti mai è mancato il sostegno popolare a varie amministrazioni (per lo più di centro destra, ma il centro sinistra offre le medesime garanzie di inazione) che hanno continuato – nel perdurante litigio – a ritenere che soltanto chi fa sbaglia. Loro non hanno fatto nulla, per cui…

Naplest…mill paur

di Luca Scialò

Ad inizio giugno è stato presentato il progetto “NaplEst”, mirante a rilanciare la zona orientale di Napoli. Consta di 16 progetti, su un’area di 265 ettari, per un investimento pari a 2,3 miliardi (di cui il 95% proveniente da privati), puntando a creare 26 mila nuovi posti di lavoro a regime.
Come ha spiegato nella conferenza stampa di presentazione Marilù Faraone Mennella, Presidente del Comitato promotore di NaplEst denominato “NaplEst Viva, Napoli Vive” che fa capo a 18 imprenditori: «lo slogan dell’operazione è ’Viva, Napoli Vive’ a rimarcare che la città, i suoi uomini, i suoi imprenditori non si rassegnano (…) Noi all’unità del Paese ci crediamo davvero, sbaglia chi dice che tutto quello che riguarda il Mezzogiorno è fumoso, e questo progetto è una risposta concreta a chi la pensa così. Anche qui c’è gente che si rimbocca le maniche, praticando quella ’rivoluzione silenziosa’ di cui si sente il bisogno».Continue reading

La Massoneria

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L’attività del lo Stato disuguale e poliziesca, che obbliga all’ipocrisia, al sotterfugio furbesco: il predominio delle consorterie locali che perseguitano tutti i non simpatici alla clientela: l’assenza assoluta di controllo, che lascia impuniti i peggiori soprusi, e interrorisce i tranquilli ed onesti. E tutto questo complesso di circostanze fa sorgere l’altra attività associativa. I fini particolari trionfano: si vuole ottenerli senza lavoro e sacrifizio. La massoneria è l’associazione tipica per questo lavoro. La furberia, la violenza, l’inganno, la frode sostituiscono l’attività produttrice di idee e di opere. Si aggruppano solo perché l’unione fa la forza, perché il numero spaventa il deputato che vorrebbe negare un sussidio o un favore particolare, perché il numero dei votanti è l’unica giustificazione di certi ordini del giorno, perché il numero rende piú facile una grassazione.
(Sotto la Mole, 14 febbraio 1918).

Già da tempo la massoneria fa e disfà le cose italiane, ha avuto suoi accoliti al dicastero dei culti, e non ha mai pensato di colpire veramente il clericalismo nella sua radice piú vitale. È la storia che si afferma malgrado tutto, malgrado la stessa massoneria, è il capitalismo che cerca uno sviluppo anche nelle terre dove piú a lungo, per malvagità di uomini e di governi, si è mantenuto vivo il sistema feudale, l’inalienabilità degli strumenti di lavoro, la morale del servaggio, il dominio delle cricche, la disonestà amministrativa. I preti rappresentano meglio questa tradizione, questo sistema, e la borghesia nascente del luogo cerca liberarsene, poiché la borghesia piú evoluta del settentrione non ha, attraverso lo Stato, provveduto prima, e invece si è servita di quel sistema, di quella tradizione per arricchire meglio i suoi ceti improduttivi e poltroni.
(Sotto la Mole, 5 aprile 1918).

Che cos’è la massoneria? Voi avete fatto molte parole sul significato spirituale, sulle correnti ideologiche che essa rappresenta, ecc.; ma tutte queste sono forme di espressione di cui voi vi servite solo per ingannarvi reciprocamente, sapendo di farlo.
La massoneria, dato il modo con cui si è costituita l’Italia in unità, data la debolezza iniziale della borghesia capitalistica italiana, la massoneria è stata l’unico partito reale ed efficiente che la classe borghese ha avuto per lungo tempo.
(Discorso pronunciato alla Camera il 16 maggio 1925)