“Siamo al governo con B. È tutto sbagliato, capite?”

A PRATO E PISTOIA MILITANTI E DIRIGENTI LOCALI PREPARANO L’APPUNTAMENTO NAZIONALE (IL 19 MAGGIO) DEI GIOVANI DI OCCUPYPD


Il partito è partito. Uso il participio passato con dolore. Ma come potevi pensare che avesse vita una cosa nata dagli scarti di due opzioni. Non abbiamo voluto essere socialdemocratici e limpidamente di sinistra, e non abbiamo creduto al partito di coalizione, quello dell’Ulivo. Allora abbiamo scelto il principio degli opposti: fare un partito nuovo con dirigenti vecchi, promuovere l’inclusione attraverso la cooptazione, esibire volti inquietanti in tv, gente che calibrava la postura da inquadratura ma zero idee. Abbiamo cambiato bandiera e programma a ogni cambio di leader. E così abbiamo trasformato il Pd in un participio passato, uno scheletro ancora aggrappato a quel che residua di D’Alema e Veltroni. Due dirigenti in gamba che hanno dato tutto quel che avevano in corpo nel secolo scorso. Ma non hanno più benzina, e si vede”. Si chiama Samuele Bertinelli, libraio disoccupato di 37 anni, sindaco di Pistoia. Continue reading

Miguel gotor: “Vi racconto la via Crucis di Bersani da Grillo al governo con Berlusconi”

Queste sono le brevi memorie di Miguel Gotor, l’intellettuale che con l’ansia del consigliere entusiasta e fidato ha vissuto la crudele debacle politica di Pierluigi Bersani. “Mi avete chiamato spin doctor, intendendo me come lo stratega, l’esperto di comunicazione non so cos’altro. Ero invece un ufficiale di collegamento tra il gruppo che lavorava ai programmi del governo Bersani e il partito. Lo specifico perchè è giusto ridare a ciascuno il ruolo e la responsabilità che si è assunto. Sapevo e so che il nostro mondo è fatto di fortune repentine e non ho nulla di cui dolermi. Ho fatto ogni cosa per evitare lo scenario che poi si è impadronito della realtà. Dunque non sono pentito, non ho pianto, non sono demoralizzato né distrutto. Avevo ogni cosa ben chiara”.Continue reading

La domanda dei Democratici: “Ma siamo più coglioni degli altri?”

IL PARTITO TRAMORTITO E LE LACRIME DI COCCODRILLO SULLE LARGHE INTESE

Si arriva al nodo dei nodi e Francesco Sanna, sardo d’azione per via del carattere votato al fare qui e ora pone sul tappeto la domanda centrale: “Siamo più coglioni di quegli altri? Siamo noi i più coglioni di tutti?”. È una bella questione che vale un viaggio dentro palazzo Madama. Infilato nel vicolo della paura il volto di Nicola Latorre, splendido dalemiano dalle larghe vedute, benché sicuro e convinto della linea lievissimamente teme che la furbizia, quando raggiunge un suo apice grossolano e presuntuoso, si trasformi in una devianza dell’intelligenza e che il sapore di questa avventura prenda presto il senso della fregatura. “Avverto nella pancia qualcosa, rimugino e ripenso. Hai voglia tu se non lo faccio! Ma ha senso prendersi paura? La verità è che è saltata la democrazia, è in crisi il concetto di rappresentanza, il vincolo ideologico, l’appartenenza. Dobbiamo saperlo e interrogarci prima che sia troppo tardi”. Continue reading

D’Alema oggi: un grande futuro dietro alle spalle

CON GIULIANO AMATO È IL BIG ESCLUSO DAL NUOVO ESECUTIVO: EPPURE È ENTRATO COME PAPABILE NELLA LISTA DI OGNI POSSIBILE INCARICO


L’impermeabile chiaro, la scorta ad aprirgli la strada e il cane al guinzaglio. L’unica traccia visiva di Massimo D’Alema resterà l’indimenticabile passeggiata ai giardinetti, il più grande effetto ottico di questa interminabile crisi di governo. Del Giano bifronte Massimo conserva i caratteri fondativi: è il passato e il futuro insieme. Trascolora e si rottama senza perdersi mai. È macchia cangiante: lo credevi dimenticato e sconfitto, e lo ritrovi vivo e potente in un moto circolare in cui scompare e riappare. Oggi è scomparso, per esempio. Ed è certificato dai notisti politici come il super sconfitto: lui e il vecchio amico Giuliano Amato fuori dal governo. Un pestaggio ideologico. Guai a esultare, ammesso che lo stiate facendo, perchè la prudenza non è mai troppa e i baffi sono sempre gli stessi. Chissà domani.Continue reading

Sparatoria Palazzo Chigi: i commentatori dell’odio

Bisognerebbe fare un lungo respiro e riordinare il pensiero prima di commentare i fatti accaduti stamane davanti a Palazzo Chigi. Avere la prudenza di indicare le circostanze conosciute e finora accertate senza agevolare il galoppo della fantasia. Tre ore fa due carabinieri sono stati feriti da uno sparatore la cui biografia, stando a quel che finora si conosce, contiene null’altro che la disperazione di una vita senza più lavoro e senza più famiglia. Disoccupato da mesi e divorziato. Ha sparato nel momento in cui il nuovo governo giurava fedeltà alla Costituzione. Non sappiamo se la coincidenza, così tragica e suggestiva, sia stata voluta. Quel che è certo è che la connessione dei due momenti ha fatto uscir di bocca ai numerosissimi commentatori istantanei, alcuni per obbligo (i giornalisti) altri per passione (gli schiavi di twitter) tesi ardite o ridicole. Continue reading

Enrico Letta Premier, il potere equivicino

Enrico Letta è così bravo, ben educato, disponibile e prudente che sembra lo zio Gianni. Insieme non fanno una famiglia ma compongono un sistema di potere equivicino. Enrico, che è stato il ministro più giovane d’Italia al tempo del governo Prodi, ha sempre le idee ben pettinate: nè di qua nè di là. Ha il senso della posizione in campo, la capacità di stare quasi sempre dalla parte che vince. Enrico, che oggi è chiamato a premier, era il vice di Bersani, il vice disastro. Eppure il capo della ditta è dovuto tornare a Bettola, smacchiato prima da Berlusconi e poi dagli elettori del Pd, grandi e piccoli, mentre lui ha aperto l’ombrello e schivato la pioggia. Ombrello sempre sopra il capo, nessuna somiglianza con quello di Altan.
Enrico è un bravo democristiano, limpido e solare. Non urla ma dibatte. Non decide, lui concerta. Non invita, lui auspica. E’ perfetto nella figura del presidente-arbitro: conterà poco, perchè dietro di lui si staglia l’ombra di re Giorgio, ma a quel poco ci tiene tantissimo. E’ stato fortunato, ha avuto sempre una carriera in discesa. Non conosce la militanza, come del resto tanti altri colleghi dirigenti, però è onesto più degli altri e fedele alla parola data.
Non è vanaglorioso, sa stare al suo posto. Essendo un predestinato non deve competere, non deve sgozzare. Sono gli altri che pensano a lui. Sceglie l’immobilità, fermo al centro dell’universo. E attende che le stelle lo conducano dove egli spera. E’ stato così anche adesso. Non una parola, un cenno, una sgomitata. Gli altri hanno lavorato per lui. Per capirci: gli amici del Pdl. Cioè Berlusconi. Cioè Letta, l’amato zio Gianni.


Dal blog di Antonello Caporale su Il Fatto Quotidiano, 24 aprile 2013

Finalmente insieme applausi e lacrime tra B. e Democratici

BERLUSCONI FA IL GESTO DI DIRIGERE L’ORCHESTRA, FIORONI SI SPELLA LE MANI A FORZA DI APPLAUDIRE E ANCHE I LEGHISTI PENSANO AL PROSSIMO GOVERNO


Quando gli ha detto che sono imperdonabili, versione appena più soft di impresentabili, un lungo battimani, delle decine con cui hanno accompagnato le parole del presidente, ha nuovamente scosso cravatte e gonnelle. Beppe Fioroni, deputato dichiaratamente sadomaso, si è ustionato le dita per la forza impressa al cla clap. Il più bello spettacolo d mondo, e da sinistra come da destra finalmente un coro unanime, un tributo condiviso, un scena di gioia e non di dolore, solidarietà e non di divisione.
MALGRADO il cerone nelle dosi identiche del secolo scorso, Silvio Berlusconi è parso ringiovanito di vent’anni e col dito d maestro d’orchestra ha musicato le parole di Napolitano. Seguiva il discorso con il trasporto di una canzone dell’amato Trenet, col cuore in gola, l’indice ondeggiante e gli occhi lucidi: “Le mie ragazze mi hanno salutato cantando Meno male che Silvio c’è. Ho detto loro di cambiare nome: Meno male che Giorgio c’è”. Continue reading

Scheda segnata e segnalata. Il Parlamento illegale

Il Mezzogiorno d’Italia ha subìto più di ogni altro territorio la vergognosa pratica della cosiddetta scheda segnalata. La compressione dei diritti politici e delle libertà civili è stata sistematicamente perpetuata da una prassi odiosa e illegale: la violazione della segretezza del voto. Gli archivi dei tribunali amministrativi e delle procure sono zeppi di storie e di reati di voto di scambio. La turbativa elettorale, il ricatto invincibile del potente sull’umile, ha condizionato la democrazia sfregiandola e intere comunità, grandi e piccole, hanno visto umiliata la loro libertà. Più di ogni altra forza è stata la sinistra a patìre questo sopruso, sono state le forze del progresso e del cambiamento, i movimenti contro la criminalità organizzata, a veder sconfitte con un abuso le loro legittime ambizioni. E’ la triste storia del nostro Paese a recare le stimmate di questa crisi civile e democratica. Osservare che alcune decine di parlamentari, durante l’atto solenne del voto segreto per il presidente della Repubblica, siano ricorsi a segnalare la propria preferenza attraverso un artifizio (uno su tutti e pongo mente solo all’ultima votazione: “Napolitano G.”) per rendere visibile e pubblico ciò che doveva restare libero e segreto fa venire la pelle d’oca. Ho visto il grillino Roberto Fico esporre, come un trofeo di guerra, la sua scheda votata all’aula. Immagino che l’onorevole Fico, nuovo alla politica, negli anni passati abbia avuto altri interessi e non si sia curato di conoscere non dico la storia contemporanea ma neanche la cronaca minuta del suo Paese. Ma cosa dire di Beppe Fioroni (Pd) che ha addirittura fotografato la scheda, come si usa in alcuni comuni mafiosi, esibendo l’immagine come prova a discarico? E, soprattutto, come commentare l’atteggiamento imperdonabile di Sel, il gruppo di Nichi Vendola, che ha organizzato, attraverso il ricorso al mezzuccio del nome siglato, la violazione della norma? Quando la classe dirigente perde ogni rispetto per i suoi doveri si avventura nell’illegalità senza neanche farci caso, senza nemmeno domandarsi: ma cosa diavolo stiamo combinando?

Romano attacca i carnefici: “Siete voi i responsabili”

IL GIORNO DELLE VENDETTE E DELLA VERGOGNA: NEL TRANSATLANTICO IL PD SI TRASFORMA IN UNA CASBAH. I SUOI: “QUESTO È UN ASSASSINIO POLITICO”

Chi mi ha portato a queste decisioni se ne assuma la responsabilità”. Nel giorno in cui il Pd sotterra sotto i colpi di 101 voti nemici la figura e la storia di Romano Prodi, il de cuius decide di trascinare l’intera classe dirigente nel luogo dell’oblìo. Questa breve e definitiva accusa di alto tradimento giunge alle otto di sera dal Mali, dal fronte caldo della guerra sahariana. È un giorno orribile per il professore, cade lui proprio mentre muore il suo più fraterno amico e collaboratore politico, Angelo Rovati. È insieme disfatta politica e tragedia umana, letterale e teatrale cupio dissolvi degli eredi della sinistra italiana. Corpicini che escono dall’aula coperti dalla vergogna sottile di chi ha ormai un conto aperto e una ostilità dichiarata con la reputazione. Le mani nei capelli di Rosy Bindi, figura emblematica di un potere declinato nella farsa, segnano l’atto finale della decimazione alla quale non sembra esserci riparo. Continue reading

Bersani versione serial killer uccide il Pd con un abbraccio

L’ULTIMO GIORNO DEL SEGRETARIO: LA FOTOGRAFIA CON ANGELINO ALFANO PRIMA DEL VOTO A MARINI CHE DILANIA IL PARTITO E FA RIVOLTARE LA BASE


Quindi è giunta Marianna Madia: “Mi sono chiesta: vuoi vedere che Bersani mette in scena un apparente suicidio per mascherare il suo vero piano? Sta seguendo un copione che ha un senso, una logica. Dici che sono molto ottimista, eh?”. Nei giardinetti di Montecitorio, dove il Pd si ritrova esausto e sbandato siamo alla lettura giallista della politica di Pier Luigi Bersani. Che oggi appare al suo partito come un serial killer. In effetti nel corteo funebre che si allarga per fargli spazio, Pier Luigi si mostra insolitamente sereno, con un bel sorriso saluta l’inquietudine che lo accompagna.
I GIOVANI TURCHI danno forza alle gambe e girano al largo. I renziani si raccolgono nell’an golo di sinistra, come muta di cani in attesa di azzannare. C’è Franceschini che segue, ed è giusto. Poi Enrico Letta, il giovane Speranza, l’anziano Zanda, la Finocchiaro vestita di bianco. Se le sono date l’altra sera di santa ragione, e si vede. Zanda ha chiesto, come si fa al liceo, di mettere ai voti finanche la scelta di votare il nome di Marini, “la bella sorpresa” l’aveva chiamata il segretario. Ma oggi eccolo lì Bersani, pimpante. La giornata deve dare i suoi frutti e la sua mano fascia nell’aula la spalla di Angelino Alfano. Un flash, due tre quattro. L’icona dell’inciu cio, la fotografia del governissimo è bell’e fatta. Vendola assiste con raccapriccio, ma anche la bionda Alessandra Moretti, che fino a due sere fa comunicava in televisione le direttive dell’uomo di Bettola, sforna un colpo di tosse. Su Facebook inizia a scrivere del turbamento e dell’apprensione. Le biondine e le carine del Pd sono quasi tutte turbate, quelle del Pdl piuttosto colpite dalla voragine che sta inghiottendo il partito dirimpettaio. Continue reading