Cosa direbbe oggi Matteo Renzi ad Angela Merkel?

Cade il bastione delle nostre ultime difese, la statista adorata a cui tutti vorremmo delegare la nostra vita. La cancelliera tedesca Angela Merkel oggi rimette in lockdown duro la Germania fino al prossimo 10 gennaio, e ammette il fallimento della sua strategia: non hanno sortito effetti le misure fin qui prese. L’avessimo potuta importare e installare al posto del nostro premier fragilino, dal passo democristiano, sempre ben pettinato e con la pochette al posto giusto, cosa avrebbe detto Matteo Renzi di lei? Inetta no. Ma incapace di sicuro se non è riuscita, con un numero di terapie intensive quattro volte superiore a quello dell’Italia e un numero di ospedali di cinque superiore, e un numero di tracciatori di dieci superiore, e un numero di denari investiti nella sanità di dodici volte superiore a tener testa al virus.

Mi viene da ridere, e riderete con me. Oggi il dibattito è centrato sulla necessità di restituire all’amministrazione pubblica, da sempre in bancarotta, la piena gestione dei 209 miliardi del Recovery Fund, ai ministeri popolati da giuristi cavillosi l’indirizzo, al Parlamento il controllo. Alla politica finalmente ciò che è della politica. Abbiamo una burocrazia che negli ultimi trent’anni ha inceppato, diluito, fatto scomparire o perduto il settanta per cento dei fondi europei. Con una classe politica rasa al suolo nella propria reputazione e coloro che nelle intenzioni degli elettori avrebbero dovuta riscattarla, i Cinquestelle (non a caso oggi il primo gruppo parlamentare), ridotti a un mucchio informe di egoismi e piccinerie.

Con quale credito Renzi & Co. insorgono contro i manager che espropriebbero i competenti? Ci sono ministre, come l’immarcescibile Teresa Bellanova, che tratteggiano la figura del premier, col quale pure siedono al tavolo e al quale dovrebbero essere legati da un minimo di lealtà, come di un golpista che espropria le Camere, riduce i ministri a camerieri e, col favore delle tenebre, si costruisce la propria armata personale: i sei manager a cui affidare i 209 miliardi di euro da spendere. Non so voi, ma io non ho alcun dubbio che se al posto di Conte ci fosse la Merkel o Draghi o un Churchill redivivo quasi pari sarebbero le rimostranze. E pari i distinguo, pari gli infedeli, pari i furbacchioni in gita premio.

Il Covid è con noi e fa strage quotidiana che per un terzo è maggiore di quella tedesca. L’Italia è in Europa il Paese che ha il maggior numero di deceduti. Dovremmo unicamente interrogarci sull’inferno che stiamo vivendo, e difenderci da esso nell’unico modo possibile, essendo ormai chiaro che la sanità pubblica non è più in grado di farcela. Dovremmo chiuderci in casa, sperando che il confinamento abbia presto fine. Invece riempiamo le piazze disinvolti e sicuri. Al pari del Palazzo che fa comunella, smanioso di mettere le sue mani sulla torta e offrire prova della sua ritrovata vitalità. Mani che fino a ieri erano in tasca, aspettando il momento buono.

Da: ilfattoquotidiano.it

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