di Pietrangelo Buttafuocoe Antonello Caporale
Sono gonne d’acciaio. Convinte, decise, allungano il passo senza mai guardarsi dietro. A volte ribelli, sempre ribalde, non conoscono accomodamento se prima, interna corporis, non hanno avviato l’analisi completa della situazione, e delle conseguenti condizioni migliorative. Le donne d’Italia illustrate per brevi radiografie.
Vicedir. gen. Bankitalia
Alessandra Perrazzelli
Conosce bene Corrado Passera con cui ha lavorato in Intesa Sanpaolo; conosce bene Carlo De Benedetti, con cui ha lavorato in Olivetti. Ha scucito quattro miliardi di lire come risarcimento danni alla Telesystem di Arturo Artom; ha guidato Barclays Italia, ha presieduto Valore D, associazione di 150 imprese italiane ed estere impegnate a promuovere le donne in posizioni apicali. Più gonna d’acciaio di così non ce n’è.
È lei la guida futura del Pd.
Ministra della Difesa
Elisabetta Trenta
Non sbaglia un congiuntivo – in dissenso con il proprio partito, il M5S – e parla fluentemente in russo, in inglese e perfino in arabo. Capo di un dicastero d’impronta maschile, Trenta ha dovuto gestire la nuova nomina del capo di Stato Maggiore della Difesa e risolvere la questione degli aerei F-35 con gli Usa. Oltre al rancio – sempre ottimo e abbondante – ha discusso con la truppa di uranio impoverito, equipaggiamenti e caserme. Schietta e dritta rintuzza spesso Matteo Salvini, una volta anche Giulia Bongiorno in tema di castrazione chimica e ha rimproverato Virginia Raggi – sua collega di partito – per le buche di Roma su cui perfino i cingoli dei carrarmati sbiellano.
Pronta per fare la ministra della Guerra, altro che Difesa.
Scienziata
Fabiola Gianotti
Portavoce del gruppo che ha scoperto la particella compatibile col bosone di Higgs, è la prima donna italiana a dirigere il Cern, la seconda donna italiana tra le cento più influenti nel mondo secondo Forbes. Non conosce altro che la fisica, con la quale è legata sentimentalmente fin dalla prima infanzia. Iconic woman, forse bionica, è nella condizione di dirigere contemporaneamente tre ministeri o assolvere alle funzioni di due e più vicepremier.
Atleta
Bebe Vio
Prima nella storia dello sport a vincere le Paralimpiadi nel fioretto con quattro protesi artificiali, Bebe rende oro quel che tocca e le vittorie di squadra con lei valgono il doppio. Quando furono realizzate le prime protesi, simile alla dea Atena, ebbe ad abbagliare tutti col suo braccio armato. Il suo motto: “La vita è una figata”. Ama frapporre fra sé e le difficoltà della vita tutti gli ostacoli possibili e superarli – siano essi una patente, la burocrazia delle regole sportive o una laurea – al modo dei supereroi, o dei semidei e comunque come la dea qual è capace di fare un tutt’uno sia delle discipline olimpiche che delle paralimpiche. Viaggia verso Tokyo 2020 e diventerà la campionessa assoluta. L’urlo finale a occhi strizzati è la sua firma.
First Sciura
Chiara Bazoli
Bazoli, basta la parola. Già figlia, nonché compagna, è individuata dal popolo nell’essere lei erede del più autorevole e illuminato dei banchieri milanesi e partner del più atteso tra i papi stranieri della sinistra. Sulla bionda Bazoli – nella miscela inarrivabile che salda il cattolicesimo adulto del padre con il provincialismo del sindaco di Milano, il suo compagno – come il confetto Falqui può dirsi “basta la parola!”. Il rito ambrosiano in lei si eleva al massimo grado dello chic capace com’è – in pieno inverno, alla prima della Scala – di indossare sandali aperti e sfidare così la temperatura della città di cui è regina equosolidale in radzmir, sovrana multiculturale con spacco laterale e piume, nonché blasone di democrazia e laicità col maxi fiocco sul retro.
Manco a dirlo, diventerà First Lady.
Anchorwoman
Maria Giovanna Maglie
Destinata alla striscia quotidiana d’informazione nel serale di Rai1, pur richiesta dalla rete, Maglie – che disdegna Chanel n.5 preferendo il Napalm al mattino – non ha ottenuto questo spazio. Troppi i veti politici interni alla maggioranza di governo e però MGM già veleggia verso ben più impegnativi approdi. Retroscena s’impone e qui si dà notizia di una potente arrabbiatura di Donald Trump in persona, definitivamente stanco di Armando Varricchio, l’ambasciatore italiano a Washington che ha trasformato la sede in una sorta di loft a uso di liberal e radical manco ci fosse già Michelle Obama alla Casa Bianca. Il presidente degli Stati Uniti, dunque, consultandosi con Flavio Briatore, ha richiesto al premier Conte lei e solo lei quale titolare della sede diplomatica. Di questo passo diventerà governatrice dello Stato sovranista e populista di New York.
Vicemin. dell’Economia
Laura Castelli
Unica donna a sedere al tavolo gialloverde del Contratto di governo, Castelli ha avuto il titolo di lady della sua regione, il Piemonte, avendo conquistato l’unico seggio nominale per il M5S, il suo partito. Caratteraccio come pochi – del suo sangue siciliano fa stillare quello fumantino dei Vespri – va di fioretto con il ministro Giovanni Tria ma non disdegna il martello della più spietata polemica. Continuamente trollata dai liberisti illiberali che ne sviscerano ogni radice quadrata, qualunque algebra e qualsiasi trigonometrica incursione nei bilanci, Castelli fa di ogni assalto social un esercizio di furiosa pazienza: l’acqua la bagna, infatti, ma il vento l’asciuga. Se l’economia va male il problema è dell’economia, e questo lo dice lei. Da viceministro s’è fatta carico, rimanendoci impigliata, degli infiniti nodi del Reddito di cittadinanza.
Diventerà Commissario Ue.
Attrice
Pilar Fogliati
La sua indiscussa bravura attoriale fa da controprova della qualità della Silvio D’Amico, la scuola d’arte drammatica a Roma dove ha studiato e che nulla ha da invidiare – in prestigio e formazione – alle altre accademie di recitazione nel mondo. Sofisticata e charmante sul modello di una Audrey Hepburn, elegante e disinvolta nella noncuranza propria della donna che vive il mondo, Fogliati è popolarissima più di una Chiara Ferragni se già il suo profilo di Instagram totalizza oltre 34 mila seguaci (cui si aggiungono altre due unità adesso, ovvero noi che firmiamo questo breve catalogo delle donne d’acciaio). Irresistibile il suo video dove con goldoniana levità espone le parlate romanesche e proprio lì, ridendo, chi ascolta capisce di stare attraversando con lei un trattato di antropologia. Mito della commedia qual è, condurrà il sabato sera di Rai1 con un maschietto a far da valletto nella prossima stagione ma diventerà – a teatro, e al cinema – la nuova Monica Vitti.
Imprenditrice
Simona Ercolani
Ceo e direttore creativo di Stand by Me, la società di produzione televisiva ormai diventata nello schermo – per autorevolezza ma buon per lei non nei guadagni – quel che l’Adelphi è nell’editoria, Ercolani è il risultato di un’altra tra le più sane scuole di formazione in Italia: il partito comunista. Da giovane militante, raccogliendo con una telecamera le testimonianze dei militanti riuniti al congresso nazionale del partito, realizza un documentario che sarà seme del suo futuro da autore televisivo capace di spaziare dalla regia di Storie Vere – un successo di Rai3 – al Festival di Sanremo. Suo è il format di Sfide, suo – è nelle sue mani – il bandolo di una rete che mette insieme Rai, Mediaset, Fox, A&E e Discovery. Il suo più difficile ma riuscito prodotto è Jams andato in onda su RaiGulp, una serie tivù sulle molestie sessuali sui minori destinata al pubblico dei bambini.
Abilissima anche in politica diventerà amministratore delegato di Mediaset (nonché proprietaria del marchio Forza Italia).
Sindaca di Roma
Virginia Raggi
Si è aggiudicata (offerta al massimo ribasso), in un appalto disertato dalla concorrenza, il governo di Roma. Dopo un primo momento di legittimo straniamento, è iniziato un secondo e infine un terzo. Il fatto è che la città, rognosa come poche ma soprattutto dispettosa, ha iniziato a bucarsi come un tossicodipendente di borgata. Virginia è ricorsa dapprima a cure palliative, poi ha dato fiducia, specialmente nella raccolta dei rifiuti, alla profilassi omeopatica. Roma è bellissima, ha detto Casaleggio per rincuorarla. Lei non ci crede troppo, e non vede l’ora di candidarsi in Svezia, al municipio di Stoccolma. Gli svedesi sono molto meno zozzi.
Danzatrice
Eleonora Abbagnato
La prima italiana a essere etoile dell’Opera di Parigi è nota ai più per il suo carattere di ferro. Ha combattuto il dolore con l’ambizione. Decisa, determinata, talentuosa, non sbaglia mai obiettivo. Poche volte nella vita ha dovuto cambiare idea. Le è solo capitato di sposare un calciatore, e aveva giurato che mai sarebbe accaduto, e per di più biondo, e aveva giurato che avrebbe fatto l’amore solo con i bruni. Siciliana di piena bellezza e alto garbo, ha un ultimo risultato da raggiungere: sostituire l’eterno Leoluca Orlando come sindaco di Palermo, e affidare a suo marito Federico Balzaretti (del resto a Parigi la politica si fa in coppia) la rifondazione del Movimento per le Autonomie dell’indimenticabile Raffaele Lombardo.
da: Il Fatto Quotidiano, 14 aprile 2019