Roberto Maroni – L’ex ministro leghista rivela la strategia del Capitano per un “progetto sovranista”
“Matteo Salvini è molto più bravo di me, su questo non ci sono dubbi”.
In molti lo pensano, non soltanto Bobo Maroni.
Ed essendo molto più bravo realizzerà il sogno di Umberto Bossi: tenere a battesimo il partito egemone che copra e inglobi tutta l’area di centrodestra. Lui sarà lo speaker dei sovranisti italiani e quella cosa lì nascerà a maggio.
Quindi figuriamoci se pensa alla crisi di governo.
Per tornare da Silvio Berlusconi?
Dalla padella alla brace.
Finché c’è Silvio ed esiste Forza Italia lui starà alla larga. Figurarsi se si inguaia la vita mettendosi a fare accordi e a negoziare seggi col centrodestra. Con Salvini non esiste più né il centro né la destra. Soltanto, come detto, un’area sovranista che raccolga (in ordine sparso) la moltitudine. E proprio domani ne avremo una conferma.
Domani?
Il Consiglio federale della Lega, a quel che so, deciderà il commissariamento di tutte le sue strutture federali del partito. Bisogna preparare la rivoluzione, bisognerà cambiare da cima a fondo.
Cambieranno anche il nome?
Non mi stupirei di vedere sulla scheda elettorale per le Europee un nome nuovo, anche se non mi sembra per il momento attuale la questione. Salvini ha comunque già cambiato i colori, da verde a blu senza tumulti di piazza.
Lei è ancora iscritto alla Lega?
Altroché!
Ma non è mai stato amico di Salvini.
Gli ho appena fatto gli auguri per il compleanno. Rapporti altalenanti ma corretti, come sempre.
Maroni è sembrato quasi fuggire dalla politica. Ha lasciato la Lombardia, dov’era governatore, e si è dato agli affari.
Bisogna saper cambiare aria quando viene il tempo. Trent’anni di politica, con le responsabilità che mi sono preso, devono bastare.
Altrimenti si fa la fine di Formigoni.
Lì è l’ego che ti fa schiantare contro il muro.
Anche il suo ego non era male.
L’ho tenuto sotto controllo.
Formigoni si è fregato da solo.
Ho fatto costituire parte civile la Lombardia. Vengono prima le istituzioni, poi le amicizie. Naturalmente mi spiace del carcere.
A proposito di amicizie: dei 49 milioni di euro che la Lega deve allo Stato lei ne sa qualcosa? È stato segretario dopo Bossi e prima di Salvini, qualche soldino l’avrà visto passare.
In quel processo per mia decisione la Lega si era costituita parte civile. Bisognava tutelarla. Salvini ha revocato la costituzione e la Lega è stata condannata. Ha compiuto un atto di riguardo verso il fondatore, ma la scelta non è stata coronata dal successo.
Lei voleva fare il partito del nord, per ora fa i fatti suoi.
Sono avvocato, curo gli interessi e le relazioni di alcune aziende.
Public relations man. Come Blair!
Il paragone mi onora.
E del partito del nord che ne è?
Il nord sta soffrendo questo governo: non gli piace, non gli dà risposta. Al nord sono pragmatici e gli imprenditori sono abituati a votare per convenienza. Io sento che non gli sta convenendo più tanto tifare Lega. Avverto insoddisfazione profonda perché la flat tax è una cosuccia inguardabile. Il Tav non si fa, le bretelle stradali pedemontane sono bloccate. E langue la concretizzazione dell’autonomia.
Il nord sbotta.
Il nord scappa se Salvini non comprende che delle risposte sono urgenti. L’autonomia deve portarla a casa. Io firmai insieme a Zaia e a Bonaccini (presidenti di Veneto ed Emilia Romagna, ndr) l’intesa con il precedente governo. Noi dobbiamo essere padroni a casa nostra.
Ma Salvini ha nazionalizzato la Lega: meno Padania, più Lucania.
Infatti.
I sondaggi sono con lui.
Oggi i voti spariscono in cielo come le nuvole quando c’è tramontana. Li vede i 5S? Dodici mesi fa avevano la pancia piena. E adesso? Zac! Dimagriti da far spavento.
Viva la Padania.
Chi produce ricchezza ha diritto di beneficiarne. L’accordo è chiaro, si firmò un contratto con Gentiloni e devono rispettarlo.
Quindi Salvini fa bene a non far cadere il governo.
Certo, perché non vorrà mai accordarsi con Berlusconi.
Siamo di nuovo alla padella e alla brace. Quale delle due?
Per adesso la padella.
Ancora per qualche mese.
Irrobustire le gambe, dare sostegno, slancio ed energie nuove al grande progetto sovranista.
Lei che fa, lo spettatore?
Sono solo consigliere comunale di Varese. Da qui partii e qui sono ritornato.
Da: Il Fatto Quotidiano, 10 marzo 2019