Mi è capitato un paziente immerso in una acuta crisi familiare seguita al divorzio. È riuscito a destinare una fetta del nostro colloquio alla situazione politica. Quello mi convince, quell’altro no…
Sul lettino del professor Luigi Zoja, psicanalista di fama mondiale, con ricche esperienze e studi in economia e sociologia, va in onda la tribuna politica.
Per uno psicanalista junghiano è il massimo possibile della fortuna. I problemi personali, le questioni identitarie irrisolte si affrontano anche guardando e parlando al mondo.
La crisi sta divenendo romanzo popolare con innesti da reality show. Il fatto terrorizza o coinvolge?
Può sconvolgere, può anche coinvolgere. Le dicevo che nel mio studio la vicenda è molto sentita.
È anche molto confusa. L’evoluzione della crisi sta assumendo caratteri parossistici. Prima la scena mutava una volta a settimana, poi una volta al giorno, adesso sono minuti. Ti distrai un attimo e qualcosa di nuovo è già successo.
A proposito, Cottarelli ha rinunciato?
Attualmente è in riserva. Avrebbe la lista dei ministri pronta.
Ha fatto il governo addirittura? Stamane pareva che tornasse a casa.
Per adesso non torna a casa né fa il governo.
Scusi, ho trascorso la giornata in studio e non ho avuto tempo di cogliere gli ultimi sviluppi.
Mutano le quotazioni come si fosse al cambio della moneta argentina.
Conosco l’Argentina, si scherza troppo con la parola default. Per avere un’idea di cosa significa si faccia una passeggiata laggiù.
Professore, e se i politici fossero nelle condizioni dei suoi pazienti?
Attualmente non ho politici in cura.
Nel senso che sottoposti a un forte stress emotivo, come i suoi pazienti, perdano contezza del principio di realtà.
Lo stress può benissimo dar luogo a quello che chiamiamo sgomento o sconforto.
Qualcuno in questa crisi si è fatto prendere dallo sconforto per aver giocato male le sue carte.
Tecnicamente lo sgomento è una infezione psichica.
Qui si fa dura la questione.
Diminuiscono le difese civili, e si ha una regressione allo spirito animale. Un immiserimento dello status. Iper-reattività, se vogliamo essere precisi. Pensi al panico da strada. Una piccola scintilla in mezzo alla piazza produce la paura che si trasforma in panico. Le scene di Torino di piazza San Carlo sono ancora vive. Si guardava la partita, eppure…
La scintilla quale può essere?
Beh, ho studiato Economia e so che non vale il principio di realtà ma quello che si chiama indice di percezione che in inglese si traduce sentiment. Perciò semplicemente affacciare l’ipotesi di uscita dall’euro produce danni più significativi del previsto. Conta l’apparenza non la realtà.
Anche i suoi pazienti avranno una percezione alterata della realtà.
Pensi alla sicurezza. In assoluto i reati diminuiscono ma la percezione è che siano aumentati.
Anche la politica lavora sulla percezione.
E infatti spesso trova nel capro espiatorio la via di fuga. Illustro bene la questione nel mio libro “Paranoia nella storia”.
Ciascuno elegge il suo capro espiatorio.
Gli antropologi ci spiegano questo rito premoderno e magico, proprio delle società tribali. Eliminato il capro espiatorio la coesione ritornava nella tribù.
I suoi pazienti sono coinvolti comunque nell’agone.
Li vedo molto motivati, sì. Però siamo abituati a lunghe vacanze del governo… Sa la storia dello sciopero dei medici di New York?
Dica.
Nel periodo di assenza delle cure i decessi diminuirono.
Quindi si può ipotizzare una ripresa economica se cincischiano un altro po’.
Tutto deve finire. Sennò viene lo sgomento, poi la paura.
Panico.
Infezione psichica.
Dovrà prendersene cura lei.
Sa che cosa mi fa ricordare adesso? Sono membro di un gruppo internazionale di psicoanalisti junghiani e scambiamo opinioni di varia natura. Un collega, scherzando ma non troppo, ha immaginato che al pari delle agenzie di rating per l’affidabilità economica dovrebbe istituirsi un’agenzia che rilevi la maturità mentale degli italiani.
Tutti a ridere.
La questione, invece, si fa seria.
Da: Il Fatto Quotidiano, 31 maggio 2018