GIUSEPPE NAPOLI
Il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca prova a fare outing. A modo suo, ovviamente. Considerata la sua riconosciuta inclinazione etero. Ed ha scelto la suggestione natalizia per farlo. I colori delle tradizionali luminarie che ogni anno bardano come carrozze principesche le strade del centro cittadino. Esattamente come accade da un paio d’anni a questa parte a Torino e Madrid: le luci d’artista hanno la stessa “firma”. Con la differenza che, stavolta, la mano dell’istrione che ha disegnato l’allegoria di Natale ha deciso di omaggiare (anche) il mondo omosessuale. Scegliendo di inserire nel luccichio di cuoricini e stelline, due triangoli sovrapposti dal chiaro richiamo alla stella di David, simbolo della comunità ebraica mondiale sopravvissuta alla Shoah. Secondo l’interpretazione simbolica corrente. Il retropensiero, però, sarebbe anche un altro. Perchè il doppio triangolo -uno col vertice rivolto verso il basso e l’altro con la punta verso l’alto- è uno dei simboli legati all’universo gay. Lesbiche incluse. Cos’è? Un sottile gesto di apertura nei confronti del mondo omosex della città? I pannelli natalizi al centro della singolare trovata sono quelli sistemati lungo via Diaz, la traversa che fa da angolo al bar Moka. In pieno centro cittadino, insomma.
La tentazione è forte. Tutti col naso all’insù. Per il momento a luminarie spente, perchè il magico bottone verrà pigiato solo il prossimo 6 novembre. Una data che rischia di diventare storica, per Salerno. Perchè a luci accese, si capirà se l’icona omosex sarà in grado di smontare la dicotomia etero-gay e di azzerare retaggi culturali ancora legati al distinguo sessuale. De Luca, da parte sua, sembra far chiarezza in merito: «Abbiamo deciso di lasciare questo simbolo come segno di solidarietà al mondo omosessuale in un momento delicato scandito dagli ultimi gravi fatti di cronaca». La verità, in ogni caso, arriverà dai colori rosa e giallo usati a lungo nella simbologia gay per identificare gli omosessuali ebrei nei campi di concentramento nazisti. Gli interrogativi, tuttavia, fanno a gare per insozzare quella che a prima vista ci è parsa come l’ennesima leggenda metropolitana costruita attorno alla figura del sindaco-sceriffo di casacca piddì. Il sindaco che dà la caccia ai vucumprà sul lungomare di Salerno. Che firma ordinanze per tassare accattoni e barboni. Che rivisita la questua di strada per trasformarla in tributo. Che “arma” i vigili urbani di manganelli per dare la caccia ai molesti parcheggiatori abusivi che infestano le aree di sosta come piattole. E i gay? Ci chiedevamo cosa pensasse De Luca dei gay. Difficile districarsi fra teodem, Gay Pride e diritti delle coppie di fatto. Ma soprattutto: De Luca è davvero convinto che la carezza di luce nel buio dell’omofobia dilagante possa dare una svolta al comune senso del pudore e della tolleranza? Da quanto dice, sembra di sì. Anche se due secoli fa ci provò l’utilitarista Jeremy Bentham, a smantellare il pregiudizio della discriminazione legale contro gli omosessuali, ma con scarsi risultati.
C’è anche un ultimo interrogativo che rischia di mandare in black-out le luci del dialogo. Il simbolo del doppio triangolo. Che non è, stando al primo feedback, uno dei vessilli predominanti del movimentismo di gay e lesbiche. «Non è un simbolo predominante e, in ogni caso è un pò demodè». Pasquale D’Urso è il titolare del “Tekabega”, uno dei punti di ritrovo del mondo omosessuale di Salerno. Ma soprattutto è uno dei più attivi dal punto di vista culturale in città. La declinazione del pensiero resta immutata anche per Carlo Guarino, responsabile dell’ufficio stampa dell’Arcigay di Roma, e per Salvatore Simioli, primo referente del movimento omosessuale in Campania. «Se davvero è così siamo contenti, ma il segno presuppone anche che ci sia una sostanza nei comportamenti». Segno o non segno. Voluto o non voluto, Franco Grillini non ha dubbi: «L’omosessualità logora chi non ce l’ha». Buon Natale a tutti. Etero e gay.