Salvatore Cardinale, detto Totò, vive e opera a Mussomeli. Ha 69 anni, di cui cinquanta devoluti alla politica. È stato deputato e ministro. Sua figlia Daniela ha ereditato lo scranno ed è nel Pd. Lui per tenersi in forma si è fatto una lista personale, Sicilia Futura. Conosce così bene i suoi elettori che è in grado di contare i voti ancor prima dello spoglio.
Questa è una intervista predittiva. Io le dico una città e lei fa la conta. Alcamo.
Tremila voti a me.
Catania.
Trentacinquemila.
Vittoria.
Avevo un buon candidato che però poi si è messo col Pd. Con lui avrei fatto tombola.
Vittoria, stia sui numeri però.
Trecento.
Petralia Sottana.
Cento voti (il candidato di Orlando si fotte il meglio, ma è un paese piccolo).
Messina.
Venticinquemila voti.
Catania.
Qui siamo tra i 35 e i 45mila voti.
Diecimila voti che ballano sotto l’Etna.
Sto valutando, rifaccio mente locale. Ci sono alcune questioni aperte, mi tengo prudente.
Castelvetrano.
Settecento voti.
Lo spoglio risulta spedito.
Ho tutto in testa, ho fatto ventiduemila chilometri, qualche centinaio di comizi e decine di incontri. Li conosco uno a uno i miei elettori.
La sua lista si è comportata bene. Diciamo agli italiani quanto ha ottenuto, senza aspettare la televisione.
150mila voti, siamo tra il 7 e il 9 per cento. Il nostro contributo per Fabrizio Micari c’è stato.
Micari ha perso.
Il venti per cento. Peccato, uomo perbene.
Musumeci esulta.
Aspetti un attimo che c’è il grillino. Ho una paura.
Ha vinto Cancelleri?
Il timore mi perseguita. Chi vota Grillo non te lo dice, anzi ti fa pure il sorriso di circostanza. È gente che ti vuole dare una pedata sui coglioni, anzi questi te la vogliono dare in bocca.
Più che popolo è un’ombra.
Esatto. Vedo troppi sorrisetti rispettosi. Io mi allarmo quando la gente non s’incazza, non chiede, non protesta. Perché quello che protesta tu l’affronti, hai le armi per farlo ragionare, dopo un po’ ti viene dietro nel discorso. Capisce, s’acquieta. Ma le facce di marmo hanno solo voglia di darti un calcio in culo. E tra di noi la voce sta girando con preoccupazione, anche Musumeci trema.
Quindi Cancelleri.
Se l’affluenza è alta Cancelleri è sicuro. Se si abbassa e inizia a serpeggiare la paura allora anche tra i nostri ci sarà la corsa al voto utile.
Cioè andrete da Musumeci.
Possibile che alcuni facciano questo ragionamento.
Si dice che lei fa questo ragionamento e i suoi lo mettano in pratica. Altro che centrosinistra, Cardinale sta già virando verso la sponda opposta.
È una cretinata. Fare il voto disgiunto è rischiosissimo. Nessun candidato si azzarda perché può rimetterci di brutto. I miei candidati chiedono un voto per sé: l’elettore va in cabina e traccia la croce. Basta quella croce perché il voto si trasferisca anche al candidato governatore. Se poi, come capita, l’elettore ti dice che ha intenzione di votare Musumeci tu te lo pigli sottobraccio e gli dici: ok, ma a me il voto lo dai vero?
Troppi snobbano Micari.
È partito tardi, ha avuto difficoltà con la sua lista.
Anche Angelino Alfano è appannato.
Meno del quattro per cento però non fa.
Ma il quattro per cento sarebbe catastrofico!
E figlio mio! E allora Salvini che dovrebbe dire? Quello stecchito rimarrà.
Vince Cancelleri?
A meno che la paura non porti a Musumeci.
Vince Musumeci.
Però questi grillini hanno voti anche nelle case ricche, tra i liberi professionisti, i notai, gli avvocati.
Ma com’è possibile?
Si ricorda del voto-pernacchia? Questo è peggio: andate a fare in culo tutti. È un voto che ti impiomba.
A meno che…
Se lo spavento sale, le forze si ricompongono.
E allora Musumeci.
E allora sì.
Da: Il Fatto Quotidiano, 6 novembre 2017