Un rettore di qua, un rettore di là, un rettore di sotto e uno di sopra. Nella leggendaria Sicilia la scienza arde di passione e non c’è professore universitario che negli anni non abbia messo le sue virtù a disposizione del bene comune. Controvoglia, magari. C o m’è accaduto a Fabrizio Micari, un ingegnere ordinario di Tecnologia e sistemi di lavorazione che l’anno scorso, di questi tempi profetizzò: “Non farò mai politica”. Ma l’imprevisto è dietro l’angolo. Lui, semplicemente, ha colto “un’opportunità” accettando di fare il candidato presidente per il centrosinistra. È stato costretto alla resa dalle pressioni di Leoluca Orlando e poi da quelle di Matteo Renzi.
INTENDIAMOCI: ha accettato tenendo però l’accademia come primo impegno nel suo cuor. Adesso fa il candidato e il rettore e solo “il 6 novembre (si vota il 5 ndr), nel caso le cose dovessero andare bene, mi dimetterei”. Nel caso le elezioni dovessero andare male l’università di Palermo, che questo ingegnere 55enne governa con enorme entusiasmo, resterà sotto la sua guida. Non per niente ha spiegato che “è la più grande azienda siciliana” con i suoi 4500 dipendenti. Senza Micari sarebbe il buio per l’isola. Anche Roberto Lagalla, l’ex Magnifico, ha scelto con sofferenza la via della politica pur di aprire un varco al buongoverno. A marzo scorso ha presentato il simbolo della sua creatura, Idea Sicilia, una mongolfiera con un sol dell’avvenire alle spalle: “Metto a disposizione la mia esperienza”. Insegna Diagnostica per immagini e in qualche modo la sua formidabile preparazione tecnica l’ha messa al servizio della comunità. Girando per la città, diagnosticando di qua e di là. Infatti ha riferito che l’idea di candidarsi è stata decisa accogliendo le risultanze dei suoi colloqui introspettivi con i cittadini. Ha infatti puntualizzato: “È un passo sollecitato dalla gente”.
VICINO ALLA GENTE anche quando fece l’assessore regionale alla Sanità di Totò Cuffaro sul quale, naturalmente, “distinguo l’aspetto umano da quello politico. E con Cuffaro io ho fatto l’assessore tecnico”. Lui medico, la moglie odontoiatra, lui assessore, lei “comandata” all’assessorato alla Sanità malgrado l’ospedale che l’ha in carico, Villa Sofia, fosse a corto di dentisti. Il destino ha però voluto che Silvio Berlusconi scegliesse Nello Musumeci come leader del centrodestra e per il professor Lagalla, già rettore, l’orizzonte che oggi si apre ai suoi occhi è un secondo mandato di assessore tecnico. Se Musumeci vince, lui è pronto…
Non c’è stato ateneo sicilia siciliano che non abbia concorso a risolvere le crisi politiche mettendoci la faccia del proprio leader. Quello di Catania mandò in campo, si era nel lontano 1987, il chirurgo Ferdinando Latteri, figlio del chirurgo Saverio. Ferdinando, prematuramente scomparso, aderì al Ppi, ma non venne eletto. Scelse allora Forza Italia, mentre l’università etnea nel 2000 lo acclamava rettore. Con Berlusconi stette fino al 2004 poi, da Magnifico riconfermato, si candidò alla presidenza della Regione ma perse le primarie con Rita Borsellino. Nel 2006, come buonuscita, ebbe la poltrona da deputato con l’Ulivo. Turbato però dalle lunghe anticamere che Walter Veltroni, allora segretario del Pd, gli imponeva quando bussava alla sua porta, decise di finire la carriera accasandosi, si era nel 2008, con il movimento autonomista di Lombardo.
IL BASTONE del comando toccò allora ad Antonino Recca, detto Tony, professore di Chimica e catanese volitivo. L’amore per la chimica organica lo condusse presto a valutare positivamente il mondo delle alchimie centriste, tanto da accogliere favorevolmente l’invito di Pier Ferdinando Casini alle ultime elezioni a dare un contributo al Paese, essendo la poltrona di governatore dell’isola momentaneamente impegnata, candidandosi con la lista Monti al Parlamento. La campagna elettorale, tranquilla e concreta, fu segnata solo da un alterco con Oscar Giannino, allora in campo col suo “Fare per fermare il declino” che denunciò all’assemblea dei sostenitori la pressione esercitata da Recca per inibire la candidatura di un professore dello stesso ateneo con la lista liberal: “Sapete che gli ha detto? Se ti candidi salta la tua carriera e tu da associato non diventerai mai ordinario. Allora io dico, quando lo troveremo in Parlamento intento a prendere la parola: Taci miserabile!”. Seguirono enormi e prolungati applausi.
Studiare, insegnare e infine governare. La carriera dritta prevede anche il rovescio: a Enna l’ex deputato socialista Salvo Andò è stato poi rettore della Korè, l’università privata figlia del genio di Vladimiro Crisafulli, già comunista, già dalemiano, ora non si sa, forse renziano, ma comunque reggente della roccaforte ennese. E l’attuale presidente dell’università è Cataldo Salerno, pedagogista ma ex presidente della Provincia. Dovremmo ora prendere in considerazione l’ateneo di Messina. Ma qui entra in scena il codice penale e in gioco la Procura della Repubblica. Degli ultimi quattro rettori, tre sono stati a vario titolo indagati. Punto.
Da: Il Fatto Quotidiano, 8 settembre 2017