Bravi, bravissimi a scuola, parecchi master alle spalle e ottime carriere in corso. Anche i cervelloni si buttano in politica, ed è una novità preziosa perché scardina il principio che la passione per il Palazzo sia questione da spicciafaccende o al massimo tenimento ereditario dei cosiddetti figli di…
“Non possiamo chiedere che siano solo gli altri a fare. Abbiamo ritenuto che la questione civile e insieme economica fossero così acute e gravi da non immaginare più di cavarcela con una delega. C’è bisogno di una mano, e questo è il momento. Alcuni di noi hanno preso un sabbatico, altri hanno addirittura lasciato il lavoro e siamo pronti all’avventura”.
Alessandro Fusacchia ha superato i trent’anni ma non ha incontrato ancora i quaranta. È funzionario Ue in aspettativa. Già grand commis, essendo stato capo di gabinetto del ministro della Pubblica istruzione, prima consigliere economico di Corrado Passera al ministero dello Sviluppo, prima ancora nella segreteria tecnica di Emma Bonino al ministero degli Esteri e del Commercio internazionale. È il leader di Movimenta, il gruppo che ha formato.
“Capovolgiamo il ritratto della politica per soli professionisti e combattiamo l’idea che il tecnico sia utile solo per essere cooptato. Abbiamo buoni studi ma veniamo tutti dal mondo del lavoro. In parecchi lasciano impieghi eccellenti. Il nostro tesoriere si è appena dimesso da una poltrona piuttosto ambita all’Onu e dopo un master ad Harvard”.
Non sarete troppo bravi, troppo perfetti, troppo a puntino, troppo estranei alla capacità di rappresentare una società di diversi, di persone troppo lontane da voi?
Vediamo che succede. Penso che una volta tanto la cultura alta non guasti e le funzioni di responsabilità che abbiamo ricoperto non possano costituire un problema. Non si era detto che troppi guardano? Non è più vero che troppi delegano? Dobbiamo preoccuparci delle nostre capacità?
Non se ne abbia a male, ma la vostra entrata nel campo della politica mi ricorda tanto la trincea del lavoro alla quale si appellò Silvio Berlusconi per cooptare i suoi rappresentanti in Parlamento.
Non se ne abbia lei a male, ma direi che le nostre vite hanno differenze con quelle altre. Intanto abbiamo reciso un elemento fondato della chiamata in politica: la cooptazione. Ci esponiamo con i nostri volti e le nostre idee, non chiediamo nulla. E abbiamo voluto associarci al partito elettoralmente più fragile del panorama italiano: i radicali di Emma Bonino.
Tanti applausi e pochi voti. Appunto. Trovate una suggestione particolare nello schierarvi in una formazione minoritaria? Avete voglia di concludere presto la vostra esperienza politica?
Abbiamo badato alle affinità elettive. E una personalità riconosciuta come Emma Bonino era il punto di partenza per noi naturale. Lei non è stata solo un’attivista dei diritti civili, ma una grande e illuminata donna di governo. Noi portiamo in dote la nostra passione e inclinazione per i diritti economici, per il governo dell’economia. La società europea non regge alla forza di una crisi che scava in profondità e scuote l’albero dell’Occidente. Sono in gioco le condizioni minime di sussistenza. E se il popolo dei diseredati, dei senza futuro aumenta così vertiginosamente a farne le spese sarà la nostra democrazia, i nostri valori di civiltà, la benché minima coesione sociale.
Siete liberali.
Sì, lo spirito liberale pervade la nostra cultura, ed è la voglia di affrontare questi anni di crisi con un’idea di sviluppo un po’ meno rattrappita sull’oggi. Avere una visione, guardare al domani preparandolo, correggendolo, agevolandolo.
Con i radicali è difficile entrare in Parlamento.
Tutto è difficile. Per noi è stato faticoso cambiare uno stile di vita, prepararci a un mondo nuovo, a una vita nuova. Ma esistono dei momenti in cui non ti puoi sottrarre. Ed è anche giusto che sia così.
Siete in pochini per adesso.
Abbiamo voluto che la zattera vedesse l’acqua e iniziasse il suo percorso. Durante la navigazione faremo salire altra gente a bordo.
Solo eccellenti, solo bravissimi?
Cerchiamo compagni di avventura che conoscano il mondo, che sappiano cos’è, che siano in grado di rispondere alle domande di chi chiede. La leadership è questa: stare un passo avanti agli altri e indicare, con onestà e possibilmente con sapienza, la rotta giusta.
Movimenta, ricordiamo bene il nome del vostro gruppo.
Movimenta, muovere il mondo e le idee.
Da: Il Fatto Quotidiano, 10 giugno 2017