Selva, l’escluso in ambulanza

Sei mesi di reclusione per non perdersi nemmeno un alito del dibattito con Paolo Cento e Daniele Capezzone a La 7. Con Gustavo Selva, senatore appena condannato per aver abusato nell’utilizzo dell’ambulanza, ripercorriamo quel terribile giorno quando, adagiato sulla lettiga….
“…adagiato no, ero seduto”.
Seduto sulla poltroncina e, come si può dire?, tutto incannulato.
“Cosa?”.
Le flebo, le cannule, i monitor.
“Ma no! Mi ero presto ripreso dal malore e già automedicato (ho tre by pass e sempre una pillola in tasca). Avevo chiesto di condurmi via dall’ospedale San Giacomo. Vollero però riportarmi, con un incredibile atto di ostruzionismo parlamentare, nel luogo da dove ero partito, cioè piazza del Parlamento”.
L’ambulanza l’ha in un certo senso riportato a casa.
“Chiesi gentilmente di essere condotto dove sarei dovuto andare. Roma era bloccata dalla visita di Bush, non avevo altro modo”.
Aveva l’impegno televisivo.
“Domandai con gentilezza”.
Urlò, strappò cannule e rovesciò flebo. Fu irresistibile.
“Non andò così. Mi sembrarono accomodanti e gentili. Infatti decisero di trasportarmi dove avevo chiesto”.
Arrivò in ritardo a La7. Ma ci arrivò.
“Entrato negli studi mi giustificai: scusate, ma sono giunto in autoambulanza”.
Che errore madornale!
“Infatti il giornalista s’incuriosì e iniziò a tempestarmi di domande”.
Chi meglio di lei che ha guidato per anni il Gr2. Selva la Belva!
“Il collega annusò lo scoop”.
Con la bocca cucita doveva rimanere.
“Per dire che la mia onestà, la mia sincerità è stata totale”.
E anche il rito abbreviato doveva chiedere?
“La legislatura è finita prima del previsto. La sentenza è stata resa pubblica proprio oggi, ventiquattro ore dopo la firma della ricandidatura”.
Doppia e tripla sfortuna.
“Vai a sapere tu che gli eventi sarebbero precipitati così tanto…”
La giustizia-tartaruga con lei si è fatta lepre.
“Non ho voluto far perdere tempo con il mio microscopico caso. I giudici adesso lottino contro la corruzione, le vere truffe”.
La strategia difensiva è stata sfortunata.
“Ricorrerò in appello e anche in Cassazione. Sempre confermando il mandato all’esimio collega Alfredo Biondi e alla bravissima Paola Rizzo”.
Persa la causa, persa la candidatura. Lei che ci teneva tanto.
“L’altra volta, solo grazie a me, la Casa delle libertà in Veneto raccolse il terzo senatore”.
La prossima legislatura, quella del trionfo, senza di lei.
“Non me ne parli”.

(da La Repubblica del 7/3/2008)

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