C’è una città in Italia dove le donne sono più forti e sono meglio piazzate sul ponte di comando. È la terra delle mondine, la radice quadrata della società femminile contadina e operaia, la piana da biliardo dove Vercelli fa da caposcuola. Lì il prefetto è Maria Rosa Trio, il questore è Rosanna Lavezzaro, il sindaco è Maura Forte. Dal capoluogo alla campagna altre donne hanno fatto carriera. E a Covra, spiazzo urbano che taglia le risaie e accoglie ogni tipo di zanzara, è salita sullo scranno di prima cittadina Pier Carla Camoriano, amante dei fornelli e della Lega. Su quel che ha fatto Matteo Salvini dovrà riflettere.
Un giorno al sindaco fanno toc toc.
Vengo a sapere che un cittadino del mio Comune ha reso disponibile la propria cascina per dare ospitalità ai profughi. La mia comunità è così piccola, siamo poco più di 400 abitanti, e abituata ai riti della campagna, ai costumi di una vita piallata dalle abitudini. Le uniche emozioni ci arrivano dal telegiornale. E sui profughi non c’era da stare allegri: si vedevano solo casini in giro. Tante cattive notizie.
Il paese si scuote e s’indigna.
Siamo brave persone, i toni sono miti. Però la preoccupazione c’era. Chi mai verrà? E cosa ci aspetterà? La legge estromette il sindaco da qualunque decisione, però mi sono sentita ugualmente investita della responsabilità di tutelare il mio paese, rappresentare i timori più che legittimi.
E allora che fa?
Vado dal prefetto. E le chiedo di darmi una mano. È donna, e questo mi sarà d’aiuto. È una persona squisita e disponibile. Viene da noi in paese, incontra la cittadinanza. Mentre si discute pensiamo come fare, cosa fare. Mi dico: e se girassimo la frittata?
Giriamola questa frittata.
Se da un timore nascesse un’opportunità? Io sono donna e ho pensato che una comunità così fragile si potesse sentire più tutelata se, per esempio, invece che uomini…
Perché gli uomini no?
Perché io sono una donna e credo di capire di più le persone del mio sesso. Ho pensato di non essere all’altezza di gestire una comunità di uomini ma di sentirmi responsabile delle gesta di una ragazza. Io sono mamma e nonna. Ho figlia e nipote, ho la percezione… non so come dirle.
Il prefetto ha compreso?
È stata meravigliosa, e adesso con noi ci sono quattordici ragazze nigeriane.
Hanno trovato lei ad attenderle.
So che nel movimento questa mia decisione è suonata un po’ eccentrica. Ma confido che alla fine gli sarà chiaro. Poi io non aspiro a null’altro, non ho ambizioni da soddisfare.
Le ragazze movimenteranno le vostre giornate.
Stiamo preparando dei corsi di cucina, di ricamo. Loro amano il ricamo.
Lei è oste.
Ho le misure giuste della cuoca.
Panissa e fritto misto anche per le discepole africane.
Si ambienteranno, ne sono sicura.
Magari troveranno marito.
Volesse il cielo!
Da: Il Fatto Quotidiano, 3 dicembre 2016