Gli italiani a Viggiano, i francesi a Corleto Perticara e gli inglesi? Dove li mettiamo gli inglesi? “Solo l’ambasciata inglese ci sollecitò l’emendamento”, dice qualche giorno fa Maria Elena Boschi ai magistrati che indagano sul grande travaso di petrolio in Basilicata. “Gli inglesi stanno facendo pressione”, confida Federica Guidi, il 9 aprile del 2014, a tre parlamentari lucani: Roberto Speranza, Vincenzo Folino e Maria Antezza. Gli inglesi della Rockhopper Exploratons Plc, un colosso con il cuore nelle lontane Falkland, ha scelto mare e monti italiani. Nell’Adriatico, alle viste di Pescara, ha il progetto Ombrina, sulla terraferma ha Brindisi di Montagna (Potenza) e la località Montegrosso per coltivare quello che appare il più ricco giacimento di idrocarburi nel Mediterraneo. Almeno 280 milioni di barili. Il terzo, il più grande, il più produttivo. La tavola è imbandita e c’è da mangiare per tutti nel paesino di mille abitanti: anche Total, Shell ed Eni vantano diritti di ricerca e sfruttamento tra le località Tempa Moliano, Masseria Larocca e Serra San Bernardo.
LA BASILICATA viene consegnata al grande trust dal governo di Matteo Renzi col sorriso sulle labbra e con la penna in mano. Lo Sblocca Italia è la legge che serve alle compagnie per fare gli investimenti, e l’emendamento bloccato poi ripreso e risistemato è lo snodo finale per raccogliere una carrellata di miliardi, circa quattro, di ulteriori investimenti. È la scelta che sta al fondo della politica renziana: liberare le energie e anche le lobby. Sul campo si impegnano a dragare le risorse che servono al rilancio del Paese Massimo De Vincenti e Pier Carlo Padoan.
La Basilicata è lì che aspetta, non protesta e anzi è pronta ad offrire il suo corpo. Gianni Pittella, capogruppo del Pse, è l’interlocutore politico originario delle compagnie petrolifere e della scommessa industrialista. Suo fratello Marcello è l’esecutore testamentario dell’opera di svuotamento della pancia lucana dall’oro nero, quel grandissimo invaso nascosto che può essere succhiato. I governatori precedenti (Filippo Bubbico, oggi sottosegretario all’Interno, e Vito De Filippo, ora alla Salute) avevano già avviato le pratiche.
La torta è così ricca che c’è un gran numero di imprenditori, subappaltatori, lobbisti e semplici faccendieri a fiancheggiare l’opera di costruzione del grande hub petrolifero. E la magistratura lucana, che ha sempre condotto con estrema prudenza l’analisi dei costi sociali e dei benefici collettivi, si trova a fare i conti con un territorio che non riesce a sopportare la mole di acque di scarto (otto barili per ogni barile di petrolio) molto inquinante, e dà segni di cedimento sanitario. Il disastro ambientale è dapprima un sussurro, poi una voce più grossa e tonante, poi una paura collettiva e infine psicosi. È l’anno 2014 e la Procura già indaga, ascolta, s’incuriosisce al via vai di camion, alle piccole e grandi denunce, alle segnalazione dei codici di trasporto contraffatti, all’assorbimento di un gran numero di fanghi nel grande centro di sversamento e trattamento rifiuti della Tecnoparco di Pisticci che la famiglia Somma (60 per cento) compartecipa con la Regione Basilicata (40 per cento).
La Basilicata è una piccola regione e il ceto affluente e dirigente è nelle mani di poche famiglie. Il lavoro della Procura è osservato a distanza di sicurezza. Il magistrato indaga, il potere procede. Palazzo Chigi è ispirato, nel grande risiko della finanza, dal lavorìo e dal talento di Claudio De Vincenti e Pier Carlo Padoan. Governano la grande discesa dei capitali, le relazioni e i provvedimenti conseguenti. La collega Federica Guidi ha altre conoscenze e altre impellenze, Maria Elena Boschi riceve, attraverso Matteo, al più alto livello i messaggi istituzionali dei Paesi amici.
POSSIBILE che a Roma nessuno sappia che il grande ingranaggio lucano sta per incepparsi? Possibile che le notizie che a Potenza si ricavano non proseguano verso la capitale? Quando la Procura finisce il lavoro e trasferisce nelle mani del gip le carte oggi pubbliche, altro tempo viene consumato a vagliare, riflettere, aggiornare. Molti mesi trascorrono ancora senza che il governo mostri di sapere che il cratere lucano, in senso proprio (le perforazioni insistono nei territori a più alto rischio sismico) e metaforico, cova e brucia.
Un secondo cerchio governativo –affrancato dalla forza centripeta di Renzi – stabilizza le sue relazioni sull’affare di Basilicata fino al punto che uno dei ministri, Graziano Delrio, è fatto oggetto di attenzioni malevole e all’apparenza interna corporis“. Tutti all’oscuro di tutto?
Da: Il Fatto Quotidiano, 8 aprile 2016
Con riferimento al seguente passaggio:”La tavola è imbandita e c’è da mangiare per tutti nel paesino di mille abitanti: anche Total, Shell ed Eni vantano diritti di ricerca e sfruttamento tra le località Tempa Moliano, Masseria Larocca e Serra San Bernardo.” in quanto cittadino di Brindisi Montagna nonché padre, ci terrei a evidenziare alcuni punti.
– In zona montegrosso successivamente alle perforazioni degli anni novanta si sono registrati diversi decessi causati da tumore.
– Il pozzo Montegrosso 1 sorge in una zona franosa ad alto rischio sismico.
– Molti animali ancor oggi nascono malformati.
– Le percentuali di bario in una sorgente della zona sono decine di volte superiori al consentito.
– In paese nessuno mangia grazie al petrolio.
– La stragrande maggioranza dei cittadini non vuole il petrolio.
– La salute delle generazioni future è la nostra priorità assoluta!
– Le ispezioni e le verifiche sono insufficienti e non indipendenti.
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