Se esiste Denis Verdini è perché in Italia esiste la possibilità di andare contro le leggi della logica e persino della fisica. Sarebbe pensabile un ristorante senza cibo? Sarebbe possibile giocare una partita di calcio senza palla?
In politica esiste lo scambio di ruoli e così Verdini non ha i voti ma ha i senatori, anzi ha l’Ala, che non è un partito e non è nemmeno un acronimo: è pura magia, è la rendita delle infedeltà in Parlamento.
È un vizio che si fa virtù. Si chiama democrazia senza elettori ed è il gradito assaggio di quel che potrebbe capitare con l’Italicum, la legge elettorale che prevede il listone della vittoria, un vincitore comunque e a prescindere.
Un listone infarcito di ogni ben di Dio, come un cappone ripieno, pronto per le urne e appena sfornato tagliuzzato in pezzetti e servito a tavola. A te un’Ala, a te un po’di Ncd, a quell’altro una spruzzatina di Scelta Civica. Giungeremo presto alla svolta della democrazia compiuta: realizzare i partiti senza voti. Con Ala siamo alla formazione in vitro, alla magia assoluta. Ma nel tempo già ci siamo accorti che la corsa al potere senza rappresentanza, avere cioè eletti senza scomodare gli elettori, sarà una pratica formidabile e altamente redditizia.
Angelino Alfano è il caposcuola. Esiste e non esiste. C’è, fa il ministro, ma anche no. E Scelta Civica? Era di Mario Monti, però il fondatore l’ha ripudiata e i cofondatori sono passati col Pd.
Erano due. Un maschio e una femmina. La donna è il ministro dell’Istruzione, si chiama Stefania Giannini. Il maschio, Andrea Romano, è portavoce di Renzi in tv. E quindi? E quindi niente. Partito era e partito rimane.
Ah, c’è pure Italia Unica e altri doni all’insaputa degli elettori sono in arrivo.
Da: Il Fatto Quotidiano, 22 dicembre 2015