Anche il Cepu sta per lasciarci e il suo mondo sempre col sole in tasca improvvisamente si spegne. In metro o al supermercato, in fondo alla piazza, per strada, davanti alla chiesa, dietro alla chiesa. Per anni nessuno di noi è mai potuto mancare all’appuntamento con l’università della felicità, al suo cartellone eterno e la promessa divina: chiunque avesse voluto avrebbe potuto laurearsi. Senza lacrime, senza patemi, senza sudore. Al mille per mille ce l’avrebbe fatta. “Bravi si diventa”, fu il potentissimo slogan.
IL CEPU ALLENAVA dunque all’ottimismo dal Piemonte alla Sicilia, e se c’erano i quattrini, perché i corsi di preparazione universitaria purtroppo costicchiavano, nulla era precluso. “La prima cosa che mi è venuta in testa di fare al momento di iscrivermi all’università è stata quella di andare al Cepu”, affermò la pattinatrice Carolina Kostner. Malgrado gli impegni sportivi, la vita da giramondo, le ore impegnate nell’allenamento, Carolina, grazie a Cepu, riuscì a superare cinque esami in un anno, e tutti meravigliosamente. Venne subito ingaggiata come testimonial, e il matrimonio pubblicitario durò a lungo. Anche Alex Del Piero scelse Cepu. Mai un esame dato, ma un suo sorriso d’incoraggiamento sì. Due anni durò il contratto. “Abbiamo poi scelto un’altra linea”, spiegò il suo manager quando il fantastico Alex lasciò i libri in cantina e si diresse in cucina, a bere e far bere acqua minerale.
Il Cepu è dunque stata la navicella spaziale, la piattaforma di lancio di chi voleva toccare il cielo con un dito, subito e senza sforzo. Il suo patron Francesco Polidori comprese bene e meglio di altri la dimensione della ruggine che gli italiani avevano con gli studi, l’impegno quotidiano, la fatica di leggere e rileggere. E allora scelse di presentarsi con una pubblicità quotidiana, assillante ma convincente: lui ingaggiava mister sorrisi e non professori carogna. Nel giro di qualche anno l’universo Polidori diventò scienza dell’apprendimento a bassa intensità di sudore. Cepu fu presto messa al centro di una costellazione che, per i somari o solo sfortunati, partiva dalle scuole superiori. Con Grandi Scuole infatti si potevano superare anche prove difficilissime, farsi furbi e ottenere il massimo col minimo, infilare due, tre anni di studio in uno soltanto. Acquisì anche Radio Elettra, la scuola di formazione giovanile di Umberto Bossi. Ce l’aveva fatta Bossi e insomma chiunque avrebbe potuto mettere la freccia e scattare verso il diploma. Bravi si diventa, hanno garantito sia Vittorio Sgarbi che Valentino Rossi. E infatti, col tutor Cepu a tracolla si poteva poi serenamente affrontare l’università.
Quella tradizionale era divenuta rischiosa? Niente di meglio che optare per una comodissima carta di riserva: E-Campus, università online. Pagamento personalizzato. Niente file, niente aule, niente stress. A tu per tu col professore, comodamente, scegliendo il luogo più ospitale: casa, parco, mare, garage… E-Campus fu un’invenzione che Silvio Berlusconi, vedremo presto perché, fortissimamente volle istituzionalizzare.
Era il 2006 e l’allora ministro dell’Istruzione Letizia Moratti contro il parere contrario di tutti i rettori d’Italia sigillò l’ingresso del mondo Cepu nell’università italiana. Chi frequentava E-Campus aveva uguale titolo. Pari erano E-Campus e la Normale. Fior di docenti furono ingaggiati. Polidori, il patron, chiese a Marcello Dell’Utri, esperto del settore, un corso di studi in Storia contemporanea. A Ubaldo Livolsi della Fininvest propose di affrontare nella facoltà economica i Mercati finanziari internazionali, a Vittorio Sgarbi naturalmente toccò Storia dell’Arte. Il corpo docenti aveva visto anche Antonio Di Pietro salire in cattedra. Era il 1999, insegnamento di Tecnica processuale nella facoltà di Giurisprudenza. Di Pietro, altro testimonial, che un anno prima (era marzo) aveva battezzato il suo movimento Italia dei Valori a San Sepolcro, al Borgo Palace. Albergo, guarda un po’ tu, di proprietà di Francesco Polidori.
MISTER CEPU capì subito che la politica era un altro terreno da arare. Aveva le sedi in tutt’Italia, e i bravissimi tutor pronti a trasformarsi, come aveva fatto Berlusconi con gli agenti di Publitalia, in festanti collaboratori politici. Polidori scelse il federalismo come questione principale, e decise di provare con un suo partito umbro. Gli andò purtroppo male. Poi sono venuti i debiti. Ora sembra tutto finito.
da: Il Fatto Quotidiano, 16 ottobre 2015