Da quando è stata acclamata capitale europea della cultura Matera non legge più. È divenuta anoressica: dal primo gennaio non acquista più libri, dal primo luglio non sfoglia più giornali. C’è qualcosa di inspiegabile nel destino che ha voluto per i Sassi la conquista del podio di città europea dove il paesaggio, l’intreccio urbano, la conca meravigliosa dentro la quale sviluppa la sua rara beltà , stia insieme cucito all’incuria più deprimente verso i presidi culturali storici del capoluogo lucano.
MATERA infatti ha la fortuna di avere una tra le più ricche biblioteche del Mezzogiorno, con un indice di quasi 250mila volumi e un catalogo impareggiabile. Circa 100 manoscritti e incunabili, trentamila volumi del Fondo antico, tra cui rare e preziosissime pergamene, 130 mila testi del fondo moderno, e la storia contemporanea dal dopoguerra ad oggi nella rassegna quotidiana di più di 1300 testate. Con migliaia di testi che ancora aspettano di essere indicizzati, resi fruibili, sezionati per temi e per età.
Un palazzo enorme, un convento magnifico che è il cuore laico della città, frequentato da centinaia di studiosi, crocevia quotidiano di chi ha bisogno di leggere, capire, studiare. Però la biblioteca è provinciale e la Provincia è quel misterioso ente soppresso al quale sono stati tolti i soldi ma non le funzioni. Una piroetta legislativa, una furberia politica, la messinscena dentro la quale si vorrebbe tenere l’uno e il suo opposto. E se a Crotone la Provincia ha deciso di tutelare gli automobilisti dalle buche imponendo l’obbligo di non oltrepassare il tetto dei trenta chilometri orari (ampia la possibilità che si preveda, nel prossimo futuro, il ritorno al calesse), a Matera hanno iniziato a tagliare proprio le loro vene: azzerati gli acquisti, che nel tempo erano stati già ridotti, di libri e periodici. D’ora in avanti si potrà leggere di tutto e conoscere il mondo ma solo fino alla data del dicembre 2014.
PER I MATERANI , e il resto del mondo che lì si ritroverà, il 2015 e gli anni a venire saranno un fuori catalogo, un extra non disponibile. E così Matera, che proprio dalla cultura raccoglie un tesoretto di una sessantina di milioni di euro, il flusso finanziario che servirà ad apparecchiare le virtù lucane in vista dell’esposizione europea del 2019, inizia il cammino chiudendo il rubinetto proprio alla sua biblioteca. “La trascuratezza, a volte contigua con l’ignoranza profonda o solo la distanza siderale con le necessità immateriali di un popolo, lascia languire un presidio così importante e così dentro la città. La biblioteca è un punto di incontro di studenti e pensionati, giovani e adulti, uomini di cultura e uomini di piazza che sentono il bisogno di sfogliare il giornale”, dice Pasquale Doria, cronista che sulla Gazzetta del Mezzogiorno ha per primo denunciato la vicenda.
A marzo un girotondo ha reso pubblica la vicenda. È venuto aprile, poi maggio e giugno. Niente di niente. Il municipio si dichiara incompetente, la Regione pure. La Provincia è un’ombra, figurarsi il ministero. Del resto a Matera va tutto un po’ così. Di pochi mesi fa la chiusura del teatro storico cittadino, rimpiazzato da un multisala nell’area industriale, per dire che la Lucania predilige la doppia verità, la doppia considerazione di sé stessa. Tiene alla cultura ma nega la vita alla biblioteca e lascia che il tetro chiuda. Tiene al paesaggio, tanto da aver capitalizzato un successo europeo, ma acclama la scelta del governo di cingere il territorio dei Sassi da un circuito di pozzi petroliferi, nuove perforazioni che dovranno trasformare i calanchi di Levi nel nuovo Texas. Virtuosi e insieme viziosi, rigorosi ma acquiescenti, tutori della propria identità rurale ma aperti alla modernità delle ruspe.
PER DIRE: la Regione sostiene e aiuta la realizzazione del festival della paesologia, la Luna e i Calanchi, ad Aliano, il paese di Carlo Levi. Il luogo in cui l’orlo dell’Italia dimenticata – come dice Franco Arminio, promotore della rassegna – diviene centro, quel che gli occhi raccolgono fin dove è possibile spingere lo sguardo è il tesoro offerto, i muri sbrecciati la virtù comunitaria di un territorio integro, intatto, stupefacente. Quindi tutti ad Aliano a sostenere, applaudire, riconvertire lo sguardo a quel che c’era ieri, al miracolo di una terra che non si consuma. Però, contemporaneamente, a Potenza, sede della Regione, viene depositato il fascicolo della Energy Aliano srl, una società – come riferisce Ola ambientalista, documentato notiziario degli assalti al territorio – undici megatorri eoliche (per una produzione di 33 megawatt totali) da frapporre proprio ad Aliano, esattamente tra i calanchi e la luna. Tutto si tiene.
Da: Il Fatto Quotidiano, 30 agosto 2015
Grazie al suo articolo, se ne sono accorti anche i quotidiani locali, che fino ad oggi facevano finta di niente.
Compreso Il capogruppo del M5S in Consiglio regionale, Giovanni Perrino, che ha presentato un interrogazione.