Ignazio Marino ha la capacità di procurarsi il massimo danno col minimo sforzo. Riesce miracolosamente a sovvertire le leggi della fisica e a dimostrare, in una città in cui hanno dimorato e continuano a risiedere parecchi ladroni patentati, come si possa rischiare di andare incontro a un processo penale e magari anche alle dimissioni da sindaco per una Panda in divieto di sosta. Colpisce qui la dimensione fanciullesca della marachella e l’elevato standard dilettantesco del suo staff. Ignazio in questo episodio sembra un incontrollabile Ciccio Capriccio mentre prova a far sostare l’auto, che dichiaratamente odia, nell’unico spazio preclusogli. L’accumulo di multe, volontarie o meno, hackerizzate o no, dà un saldo di qualche centinaia di euro, per intenderci l’equivalente di un solo pasto da Pasqualino al Colosseo consumato a scrocco da Franco Fiorito, il mitico Batman della Pisana che regalava tagliatelle quotidiane al centrodestra del basso Lazio. Eppure Ignazio nelle vesti di Ciccio Capriccio prova a darsi sulle mani, anzi sulla bici, una legnata memorabile. Nasce infatti prima la bici e poi Marino e per quelle benedette due ruote si fa subito odiare dal popolo che amministra, notoriamente meccanizzato. Chiude al traffico il Colosseo, ed è il primo segno di un’offesa alla coscienza civile motorizzata della città, raccoglie come fosse un’agenzia interinale migliaia di curriculum per le postazioni di potere nel Campidoglio e riesce però a scegliere, nel caso della nomina del capo dei vigili, l’unico che non ha i titoli giusti. Marino è di Genova, e si nota che Roma gli sta troppo larga. Infatti la restringe pedonalizzandola appena può, e pare che la cosa gli dia un piacere incontrollabile perchè al fondo resta un chirurgo etico, vuole dimostrare che si campa meglio andando a piedi, anzi vuole insegnare a vivere invece che limitarsi a governare e far scegliere ai suoi cittadini cosa sia meglio nella vita.
Ipercinetico, permaloso, accentratore, diffida della politica e dalla politica è ricambiato con pari veemenza. Non c’è partito che non gli voglia fare le scarpe iniziando dal suo, il Pd non attende altro che toglierselo dai piedi. Eredita un Comune dissestato ma sembra che lui abbia contratto i debiti. Promuove o revoca decisioni e operazioni e sviluppa una sua personale progressione verso l’apparente. L’altra settimana comunica alla città l’allerta della Protezione civile: “State a casa e non spostatevi se non per urgente necessità”. I romani lo ascoltano e si barricano in salotto ma a sera scoprono che lui è andato a Milano: “Era tutto normale, tutto sotto controllo”. Ma come?
È RENZIANO nonostante Renzi lo sopporti, è ottimista ma ogni sfiga lo insegue. Annuncia l’inaugurazione della Metro C e però il ministero gliela fa fallire. La riannuncia un mese dopo e al viaggio inaugurale tutto si blocca. Dannazione, ma lui sorride. Roma è ingovernabile per definizione, deflagra la collera figlia della crisi economica, e la violenza delle periferie si nutre di nuovi conati di razzismo. E’ una Capitale che fatica a vivere con dignità e certo non s’accorge perchè non ha tempo e non ha neanche voglia di avere un sindaco almeno onesto. Ma lui non s’accorge di Roma. Pedala da solo sulla bici.
da: Il Fatto Quotidiano 12 novembre 2014