C’è la passione e la memoria che ci accompagna e ci rende comizianti di questo piacere. Insieme alla Nutella molte generazioni di italiani sono cresciuti. Figli e figlie e papà e mamme e nonni oramai possono leggere la propria vita attraverso quel barattolo, raccontare la gioventù agli amici, testimoniarla in famiglia grazie a quel monumento indiscutibile delle nostre cucine. Dolce, dunque buono. E accessibile, popolare. Perciò la notizia che persino lei viva un momento di difficoltà, con le vendite calate di un 5,3% ci fa più paura di quanto sia in realtà necessario. Certo, la crisi così ampia genera flessioni altrettanto larghe, eppure la percezione che un mito sia infranto, che nemmeno la Nutella riesca a reggere davanti a questa modernità impoverita e insieme caotica, rende acuto il dispiacere che nessun simbolo, nemmeno il più intimo e vivo come quel barattolo, riesca a sopravvivere a questi cattivi tempi.
NON È SOLO cioccolata liquida, e qui non si discute se la qualità sia altissima o piuttosto approssimata. Se esiste il concetto di made in Italy è anche grazie alla Nutella, alla forza impressionante di intercettare il gusto popolare, di trovare casa in ogni casa e in ogni tasca. La Nutella è stata ed è l’opposto del carattere di una società liquida: l’offerta senza necessità, l’acquisto senza desiderio. Altro che! Era ed è gioia pura, felicità scomposta per quegli italiani (credo che siamo in netta maggioranza) che l’ha amata al punto da divenirne ostaggi. Fu Walter Veltroni a rendere pubblico quel suo dolce vizietto e il corrispondente bisogno, a tratti persino compulsivo. Quell’eterna necessità di riporre il cucchiaio (se non le mani) nel barattolo. E trovare riposo, ristoro, piacere assoluto. Fu Nanni Moretti a illustrarne la carica simbolica rendendo cinematografica, spettacolare questa nostra amata schiavitù. La verità, scusate se mi permetto, è che la Nutella si ama, e anche i suoi nemici la rispettano, non la odiano. Siamo di fronte alla trasmissione per via ereditaria di un piacere. La Nutella, arriviamo a dirvi, è quasi una virtù, è compagna di vita e non nemica della nostra salute. Ciascuno di noi, militante di questo partito, ha avuto momenti di lieve o più seria smodatezza, ma sono sciocchezze rispetto ai veleni dei quotidiani fast food. Ed è giusto ricordare che questo prodotto è frutto di una famiglia di industriali, i Ferrero, che hanno creduto nell’industria e nel talento non nella finanza. Hanno puntato sul lavoro non sulle relazioni amicali. E anche quando hanno ottenuto agevolazioni statali (è successo con gli stabilimenti realizzati nelle aree terremotate dell’Irpinia) non si sono comportati da predoni, ma hanno tenuto negli anni le fabbriche aperte lì dove si era deciso di aprirle. Ecco, se possiamo dire grazie alla Nutella senza altra intenzione e preoccupazione è anche in ragione della cifra culturale ed etica di questa famiglia piemontese, di questo piccolo mondo antico che vive del suo, che è ricca del suo, forte della sua forza. E basta.
da: Il Fatto Quotidiano 19 dicembre 2013