IL VOTO PREMIA IL SEGRETARIO, MA LA VERITÀ È CHE NESSUNO SA DOVE SI STA ANDANDO. CIVATI: “CERCHIAMO UN ALTRO PREMIER”
Si è fatta la ressa persino intorno al disorientato Stumpo (Stumpo, senza nome proprio, dirigente addetto alle tessere) ed è la prova che se il Pd è senza bussola noi giornalisti siamo prede inconsapevoli degli eventi. Largo del Nazareno in verità è stretto e per affrontarlo la rediviva Rosa Russo Jervolino ha dovuto utilizzare i gomiti. Si è quasi spaventata: e che vorranno da me? Massimo D’Alema ha invece preso spunto dai microfoni infilati alla gola per riannodare il filo del suo discorso: “Un uomo di 65 anni che prende a calci i giornalisti è il nuovo, mah”. È stato l’unico momento di invidia verso Grillo, suo coetaneo. Lui, mannaggia, può usare i piedi non essendo uomo delle Istituzioni. “Vi ricordo che siamo in diretta” aveva avvertito Rosy Bindi aprendo la giornata della riscossa, questa degli otto punti. Non dite cavolate, please. Alessandra Moretti, la signora vicentina chiamata da Bersani a fare da portavoce, era alla toilette e non ha udito la raccomandazione. “Ci hanno scippato i voti”, ha detto indicando vari ladroni. Oramai la diretta era in corso, ed è subito stata offerta la prova regina della sconfitta. Se la Moretti pensa quel che dice, anzi se lo appunta persino, è chiaro che la logica – non la politica è fuori corso.
NESSUNO PIÙ HA scantona to però, anzi è stata una bella riunione al contrario. Chi aveva da dire è sparito dalla circolazione. Chi non doveva parlare è salito in tribuna. Matteo Renzi, per esempio, si è fatto due chiacchiere al bar, una mezz’oretta nell’attesa del treno. Era stato la sera precedente a Ballarò e aveva chiarito il suo pensiero: il Pd è mezzo morto. Al defunto cosa vuoi dire? Amen. Se n’è andato e s’è capito quel che era chiaro: del partito gli frega nulla. Guardiamo alla sostanza: quando si va al voto? “Un attimo”. Quando dice un attimo Bersani si fa sempre piuttosto serio e intima con l’indice rivolto alla platea. Cogli l’attimo e non disperare. Umberto Ranieri, dirigente che era salpato con Monti per la scelta civica, si trovava nei pressi e ha deciso di cogliere l’attimo: o parlo adesso o mai più. E quindi è salito in cattedra, non aveva un testo preparato ma un concetto chiaro sì: e di Napolitano? Nessuno si ricorda che lui è quello che fa e disfa? In effetti sì, si stava formando il governo senza avvertire Napolitano. Un tweet di Paolo Gentiloni: cose mai viste! Non ha detto proprio così, ma si è capito che era alquanto scosso per la mancanza di riguardo. Scosso anche D’Alema per l’inciucio che ci potrebbe essere se solo Berlusconi si facesse da parte, andasse in Kenya, a Granada, alle Cayman in onore della rima. Insomma, sparisse per un po’. “Siamo vittime di una patologia ossessiva”: ha detto proprio così e tutti in sala hanno capito. È stata una bella riunione corale. Niente ap-plausi per non perdere tempo (Enrico Letta: ci sono ancora 35 interventi e sono le due del pomeriggio), solo un po’ mo scia, ma per via della scelta di innescare un ragionamento a bassa intensità. Bassissima dopo che anche Walter Veltroni ha scelto una via di fuga. Il segnale veltroniano su Yo udemè scomparso. La senatrice Magda Vecchi, pasionaria del governo con l’M5S, per stringere sui sette minuti accordatile ha perciò scelto una crasi per indicare il Sol dell’avvenire: “caro Gianluigi”, una via di mezzo tra Gianroberto (Casaleggio) e Pier Luigi, premier in pectore. Chi voleva intendere ha inteso. Alla genovese Pinotti è sfuggito non siamo una casta algida ma voleva dire esattamente il contrario. Ha aggiunto anche: abbiamo passione. Ma voleva dire esattamente il contrario. E il sindaco di Bari non era equivocabile: siamo come i carabinieri, una sta-zione in ogni paese. Chi dormiva in caserma? Un volenteroso milite, Antonello Giacomelli, ha però aggiunto: dobbiamo stanarli. Ma la verità è che l’attimo è fuggito, s’è perso il momento, il punto d’incrocio, la battaglia decisiva con i grillini. È stato un giovane turco (ieri tutti i giovani turchi sono comparsi in audio e in video) ad ammainare la bandiera: “Grillo ci ha smacchiati”. Nessuno se lo aspettava da Matteo Orfini, ma l’ha detto. L’ha detto quando la lista degli intervenienti era ancora lunga. Anche Anna Finocchiaro doveva parlare, e Violante. D’Alema l’aveva già fatto. Infatti Ivan Scalfarotto ha passato la palla: “Quando parla lui il brusìo cessa”. Non è andato oltre col ragionamento, ma si capiva uguale.
BISOGNAVA velocizzare perchè alle diciotto era fissato il termine della seduta. Non psicosomatica, forse psicanalitica. Bersani si è preparato alla replica togliendosi la giacca e si è visto che con le maniche arrotolate rende di più. È stato secco: “Non ho sentito nessuna ipotesi B. Dunque resta la A”. È stato facile fare la conta, capire i favorevoli e i contrari. Quasi tutti contrari, cioè favorevoli. Ha vinto la A. E ciascuno ha trovato la via d’uscita. È toccato a Pippo Civati, giovane lombardo di bella presenza e belle speranze, riassumere il conclave: “Bisogna trovare un altro premier, una personalità alta, si è già detto di Rodotà, di Barca, non fatemi fare altri nomi”.
da: Il Fatto Quotidiano, 7 marzo 2013