La notte è stata assai più breve del previsto e mister Ombra, il dottor Enrico Bondi, ha lasciato il ministero dell’Economia abbandonando le sue rinomate forbici sulla scrivania senza neanche il tempo di riporle nel cassetto. Scomparso ai radar, evaporato in un istante. Dello squadrone tecnico il chimico Bondi (78 anni appena compiuti) sarà ricordato come il più disinvolto e veloce moralizzatore della vita pubblica italiana. Venne, vide e fuggì via. Chiamato a tagliare la spesa, per sopravvenuti e imprevisti impegni di partito ha dirottato la sua ombra sulla mole di candidature che oramai sommergono il professor Mario Monti. Toglierà le spine alle rose e firmerà la più possente review elettorale che la politica ricordi. Che esista è certo, dove sia nessun lo sa.
HA FATTO PERÒ in tempo a chiudere alcuni reparti dell’ospedale San Filippo Neri in Roma, sigillare le camere operatorie, raccogliere lettini e tac sotto teli bianchi, terrorizzare un buon numero di infermieri e portantini laziali. Poi, zac!, sparito. Era commissario ad acta per la sanità del Lazio piena di debiti e malversazioni, ma soprattutto commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica italiana. Implacabile fustigatore di costumi, eccellente inquisitore finanziario, era giunto a Roma solo alcune settimane fa per fare ciò che nessuno aveva mai nemmeno immaginato: raddrizzare la spesa pubblica, ripulirla dallo spreco, renderla efficiente. Quattro miliardi e più di euro attesi, per cominciare con le economie di scala. E poi sempre più su, sempre in avanti con le forbici e con la ramazza. Era uomo terzo, al di sopra delle parti, fuori dai partiti, lontano dalla politica. Si è visto. “Un mordo un mordo”. Che mordesse sembrava invece sicuro, e il suo sarcasmo toscano convalidava le attese. Aveva restituito la vita alla Parmalat, prima ancora alla Montedison. Era passato da Telecom e Fiat. Curriculum impeccabile, sempre onori e lodi. Arrivato nella Capitale l’uomo si è però smarrito, il corpo si è fatto spirito, anzi ombra. E l’uomo terzo è retrocesso a secondo, da consulente del governo a consulente di Monti. Da selezionatore della spesa pubblica a selezionatore dei candidati della lista civica. Senza mai dire una parola, spiegare, men chemai scusarsi. A lui non piacciono i giornalisti, “urlano come cani rabbiosi”, forse non ama le domande. Aveva detto: “Cercherò di essere incisivo”. E si è visto anche come. Qualche settimana a raccogliere dati e sul più bello, pluff, scomparso! Nessuno che abbia chiesto conto, non si usa. Il premier ha comunicato stringatamente il passaggio di ruolo. E basta. Per fargli posto lassù era stata esautorata la Ragioneria generale dello Stato, che pure qualche responsabilità dovrebbe averla nel tenere sotto controllo la spesa. Bondi è Bondi, e nessuno ha fiatato. Un super tecnico, per di più severissimo. Che è giunto a Roma senza nemmeno chiedere la diaria, voleva regalare il suo tempo gratis. “Ma noi ci siamo opposti”, disse al tempo della presentazione del nuovo commissario un orgoglioso Catricalà, il sottosegretario alla presidenza. Centocinquantamila euro lordi, il minimo sindacale, almeno la diaria e il rimborso spese.
SI È MESSO AL LAVORO,ma improvvisamente e un po’ troppo misteriosamente ha deviato. Dalle sale operatorie e le lungodegenze agli affari di Pier Ferdinando Casini. Ora Bondi dovrà decidere se l’Udc ha uomini buoni o cattivi, se quelli di Gianfranco Fini meritano o no. Se, questo è il problema, l’onorevole Cesa, con qualche affanno etico, possa essere ricandidato o meno. Mister Ombra ci ha lasciati sul più bello. In sua sostituzione, per mettere a tacere quelli come Bersani che si interrogavano sul doppio lavoro pubblico/privato del dottore di Arezzo, è stato fatto rientrare frettolosamente in campo il Ragioniere generale dello Stato Mario Canzio. Si conclude così la trasformazione antropologica di Bondi, il più grande mistero tecnico della Repubblica.
da: Il Fatto Quotidiano, 9 gennaio 2013