Le nuche ministeriali hanno iniziato, col passare dei minuti, un sistematico e sempre più percettibile moto di approvazione. Era intenso quell’andirivieni di teste e straordinario, nella foto di gruppo del governo visto di spalle, il plotone di professori schierato davanti al Professore. Il cranio esposto di Corrado Passera non ha mai smesso di accompagnare la salita in campo. Un indice dell’intenso moto del ministro era dato dal fascio di luce dei riflettori che rimbalzava ad intermittenza sulla pelata provocando un bell’effetto chiaroscuro. “Sono i miei ministri” ha detto Mario Monti, facendo finta di stupirsi del fatto che avessero occupato tutta la prima fila. Con loro segretari, assistenti, anche ammiragli della Marina militare, portavoce, forse qualche portaborse. Insomma i fedelissimi erano lì. Un gesto di cortesia ma anche la voglia di stare in campo, anzi per alcuni di essi di “salire” sul campo della politica. Un gran bell’esempio di coralità e alcuni forfait (quello di Fabrizio Barca, per esempio) non hanno frenato l’emozione. Vicino a Passera chi c’era? Ma Riccardi naturalmente. Capelli e barba bianca, convinzione assoluta sua e presumibilmente della comunità di Sant’Egidio per quella prova di maturità. Anche lui, certo, è stato roso dal dubbio. Era rimasto bloccato nella casella del candidato in via di forte ripensamento. Adesso invece? Ora il Professore ha annunciato che c’è: “Sarò lieto, se me lo chiederanno”. Se glielo chiederanno? La supplica va avanti da settimane: “Come sapete sono senatore a vita”. Però: “Io sono pronto”. Con il suo nome: “Non mi piacciono i partiti personali”. Però accetterebbe di fare il bis: “In questo caso, accoglierei”. È tutta una questione di agenda, dipende da come i partiti divulgheranno la sua agenda, “quella che è definita l’agenda Monti e che tra qualche ora troverete su internet”. C’è l’agenda in palio: “Vendola ha detto di non condividerla”. Vendola è fuori.
OLTRE IL LODEN c’è perciò questa nuova Bibbia. Ieri illustrata attraverso fogli sparsi ma nessuna slide. Tono pacato, ironia fresca e una qualche confusa sincerità: “Ancora non ho preso una definitiva decisione”. Gli piace stare in battaglia, riagganciare il telefono da palazzo Chigi, entrare nelle case degli italiani, fare i confronti in tv: “Perchè no?”. Dipenderà dall’entusiasmo, dalla speranza e dalla fede nel Professore. Un quasi De Gasperi, infatti citato: “Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista alla prossima generazione”. I ministri hanno convenuto, e più di tutti ha condiviso, così è sembrato, Patroni Griffi, con l’orec chio teso dall’altro lato della sala. Nel mezzo le tre signore. Bisogna dire che il trio Cancellieri-Severino-Fornero ha dominato di più il sentimento. Solo la Fornero, ma a scatti, ha dato segni di vitalità e passione. Non è un governo tecnico ha denunciato Berlusconi. “L’uomo non è lineare”, gli ha risposto Monti. E a tutti è venuto un po’ da ridere. Ti tira sù e poi ti abbatte, “nella nota del venerdì, mi pare 21 dicembre” Silvio aveva detto che Monti era quasi uno statista e prima ancora che era stato un premier di tutto rispetto. Poi, al sabato, è divenuto un piccolo leader, e l’esecutivo un teatro di disastri, un incubo per gli italiani. Il montismo è già un fenomeno politico per la costante perfidia che appare senza esondare. Tira legnate ma è sempre assai british. È questo che voteranno gli italiani? Un altro “tecnico” di quasi uguale lignaggio, Lamberto Dini, si fermò nel lontano 1996 al 4,3 per cento dei voti. Ventisette deputati e una manciata di senatori. Nube che si dissolse dopo qualche ora in Parlamento. Se sarà un replay è presto per dirlo e nessuno dei signori seduto in prima fila vuole nemmeno pensarci. Senza mutare di tono Mario Monti ha alternato sberle e buffetti, manifestando l’idoneità al comizio quando, riferito a Berlusconi, ha perfidamente notificato: “Abbia mo assistito a festini irriguardosi di ogni dignità”. Anche la Cancellieri e la Fornero sono sembrate condividere mentre è parso un tantino più distante il sottosegretario Catricalà, l’eccellenza di mezzo, spin doctor equivicino tanto al premier attuale che a quello passato.
MA NON ERA giornata oggi di penitenze, invece l’ora giusta per una prova di orgoglio e di rivalsa. “Sbigottito” dal Cavaliere, il professore ha mostrato più di una perplessità verso lo status di Angelino Alfano: “Le parole non sono mai vuote, e bisogna essere consapevoli di quel che si dice”. In campagna elettorale ci sarà il loden al centro. Lui ha brindato “al gigantesco passo in avanti” e sembrava che parlasse dell’Italia intera.
da: Il Fatto Quotidiano, 24 dicembre 2012