LA SORTE DELL’ESECUTIVO È GIÀ SEGNATA, MA LO SPETTACOLO DEVE CONTINUARE PER PRIME LINEE IN DISARMO E COMPARSE CHE TORNERANNO ANONIME
Dietro la coda di cavallo di un maestoso corazziere è spuntata una bella signora bruna, appena uscita dalla sala trucco. “Rappresento Fratelli d’Italia, nuova formazione del centrodestra”, ha detto. Sembrava una fiction di Rai uno sul Quirinale, quelle serie televisive che si programmano per riempire le giornate fiacche della settimana. Invece no, era tutto vero. Vera lei, gentile senatrice bergamasca nella funzione di promoter dell’ultimo ritrovato del Popolo della libertà: chi sente una piccola fiamma dentro e ama i La Russa, che sono pure fratelli, oggi sappia che può scegliere il loro partito. Renderà più digeribile Silvio Berlusconi. Comunque la Gallone, visto che era venuta al Colle, si è pure sentita in dovere di allungare la visita con questa raccomandazione: “Se Monti si candida, allora pensiamo che serva un altro premier per la transizione”.
L’HA DETTO per puntiglio, perchè sapeva che le consultazioni convocate dal Quirinale, inghiottite tra le nove del mattino e le tre del pomeriggio di ieri, erano un falso d’autore obbligato per osservare il rito che la Costituzione prevede in caso di crisi di governo. Il capo dello Stato chiama i capi delegazione dei partiti e chiede loro un consiglio: che faccio, sciolgo le Camere o continuo? Ieri il fantastico è divenuto certo e non per colpa di Giorgio Napolitano che davvero non poteva far altro. Lui ha finto di ascoltare, gli altri hanno finto di comunicare, i giornalisti hanno finto di prendere appunti. Solo i corazzieri sono stati sull’attenti per davvero. E veri erano i tramezzini, break di mezzodì, e vero Maurizio Gasparri, sempre più simile a Neri Marcorè, il suo imitatore. Era Gasparri o Marcorè? Gasparri, certo. A un lato anche Fabrizio Cicchitto, e forse è l’ultima passeggiata che si fa al Quirinale. Toccata e superata la settantina, sembra afflosciato e senza più verve. È come se il berlusconismo gli avesse consumato ogni energia intellettuale. Non è il fisico che lo tradisce, anzi, ma pare disossato dal leader che una ne pensa e cento ne fa. Cicchitto, al contrario di Gasparri, non gli sembra star dietro. Ieri alla Camera un giovane collega di gruppo, Simone Baldelli, ha imitato la sua voce nell’ultimo intervento in aula. Sorridevano tutti. Gasparri abbiamo detto che è identico a sempre, come il suo numero di cellulare, uguale da decenni, e la cravatta azzurrina appena meno densa dei pesciolini che tanto ama Gianfranco Fini, ex amico.
SONO SALITI tutti al Quirinale, per rispetto e per dovere. Ma anche un po’ per piacere. Felice Belisario, dell’Italia dei Valori, avrà più questa opportunità? Di Pietro sta nei guai, e si fa dura per tutti. Quindi meglio salire, anche se per finta, che poi si pensa a scendere. Ogni giorno ha la sua croce. E dobbiamo dire che senza paura è apparsa Anna Finocchiaro, signora del Pd in deroga. Dario Franceschini con la barba e dimagrito, più sbarazzino rispetto a qualche hanno fa, ha ringraziato Monti, Napolitano e tutti i giornalisti. Questi del Pd sono convinti di vincere e hanno fretta di correre però più giorni passano e più la tremarella aumenta. “Io non sono preoccupato di Monti ma di Berlusconi, è capace di combinare brutti scherzi”. Parola di Latorre, senatore ieri non invitato al ricevimento. La passeggiata al Colle ha comunque qualcosa di politicamente romantico, e si è notato quando ha fatto ingresso nella sala della Vetrata il duo Pistorio-Misiti. Due signori in avanti con gli anni e stupìti che dovesse toccare anche a loro un nanosecondo in televisione: “Equità e crescita nella prossima legislatura”, hanno detto. Una frase mai sentita prima. Sono stati accompagnati alla porta dai dignitari di Palazzo dieci minuti dopo che erano entrati. Fosse stato per loro sarebbero rimasti di più. Ma questa è la dura vita del consultato: entrare a quel preciso minuto dell’ora indicata e uscirne quando concordato. La parola in più ricacciarla in gola, e peggio se era una frase o addirittura un’idea. Ah, c’era anche Francesco Rutelli, con lo stemma dell’Api, partito piccolo e sfortunato. E la bella coppia leghista: ha parlato prima il senatore e poi il deputato. Prima Bricolo e poi Dozzo. L’unico partito a due voci. La festa è finita alle tre, il presidente ha firmato lo scioglimento delle Camere e i corazzieri hanno avuto il tempo di fare i regali di Natale.
da: Il Fatto Quotidiano, 23 dicembre 2012