BONDI, BOSSI, ALFANO, D’ALEMA E GLI ALTRI CIONDOLANO TRA LA BUVETTE E IL TRANSATLANTICO. SI STANNO PREPARANDO ALLA FINE DEI TECNICI
Sembrano foglie d’autunno, li sospinge il vento. Dentro Montecitorio i corpi vaganti strusciano senza meta sull’intramontabile tappeto rosso del Transatlantico. Una passerella di volti cupi o bronzi sorridenti. Ecco Italo Tanoni e Daniela Melchiorre, sembrano usciti dal parrucchiere, sorridenti, felici di questo profumo di crisi. Quando Berlusconi sembrava franare lo sostennero con un inchino e due voti. Virtuosi della responsabilità, hanno incassato dal tesoriere di Forza Italia 700mila euro per l’attività politica anche connessa all’impegno. “È l’ennesimo gesto d’amore di Silvio per l’Italia”, dice Luigi Cesaro, alias Giggino a purpetta, aggregatrore umano di voti tra Sant’Antimo e Napoli. I posti disponibili non sono tanti. Per Amedeo Laboccetta “se sappiamo fare una bella campagna elettorale strappiamo 100 seggi qui e cinquanta al Senato e riduciamo di molto il danno”. Lui è sicuro di esserci: “Sono legato al territorio, e coordinatore provincia-le”. Ha le tessere, niente paura. Sbucano tutti e in ogni dove.
DA DIETRO UNA COLONNA si rivela Renato Brunetta. Si sistema accanto a Fabrizio Cicchitto ed esulta all’annuncio che il percorso a fianco del governo volge al termine”. È come se le lancette dell’orologio fossero tornate all’indietro. Ecco Umberto Bossi a braccetto con Giulio Tremonti. Avanzano come compagni di campeggio. In aula l’ex padrone della Lega s’avvicina a D’Alema e gli mostra il tono muscolare del braccio destro. Senti che muscoli! Non si vede Dell’Utri, un altro king maker. Ah, lui è al Senato. E raccontiamo allora cosa è appena successo di là: un crocchio giubilante ha chiuso Sandro Bondi in una stretta. Se Berlusconi ritorna capo, lui ritorna paggio. Come Paolino Bonaiuti, come Angelino Alfano. Nel diminutivo del nome la regressione politica di questo deputato: sarebbe dovuto essere il nuovo leader di Forza Italia, è tornato a vestire i soliti panni: assistente alla regia del leader. “Berlusconi si candiderà” annuncia. E sarà la sesta discesa in campo. E anche per Scajola sarà una magnifica giornata. Era montiano, ma ora come si fa? Sorride Calderoli, e ci mancherebbe, e sussultano i corpi delle amazzoni. Quelle antiche, come Michaela Biancofiore (“Fiat lux!”) e gli ultimi arrivi. Sono cambi di stagione. Nunzia De Girolamo che pareva più proiettata verso il sostegno al talento della generazione under adesso commenta: “Per il bene del Paese…”. E che bene! Chi può esulta, chi non può spera. Si fa largo nella folla Paolo Guzzanti. Rinato Cicchitto, rinato Brunetta e La Russa, “fatemi sentire Alfano per favore”. Alfano parla: “Le primarie sono annullate”. “Anche le pizzette sono finite”, gli fa eco Michele Pisacane, centrista di lungo corso. Solo toast, e brioches, e panini col tonno. Uno spumantino, che è quasi ora di cena, e un abbraccio. Dalla truppa dei festanti si allontanano i senza fissa dimora. Angelo Sanza, oramai parte viva dei marmi che recintano il Transatlantico: “Io tifo Bersani”. È passato da un B. all’altro.
GUIDO VICECONTE, trainer politico lucano di seconda categoria, riflette pensoso. Il centrodestra passeggia di più, questo bisogna dirlo. Sarà cinetismo da ansia, euforia da ultimo stadio. Sarà la fifa di separarsi da un bel bottino (l’indennità parlamentare resta una gradita compagna di vita) oppure la gioia di rimettersi in marcia, ma è certo che il Popolo della libertà struscia sul tappeto e riconta i passi che separano l’inferno dal Paradiso. Il Pd sta accucciato in poltrona. Per adesso assiste. Una lunga fila di onorevoli squadra i peripatetici: “Una situazione come questa non ci ricapiterà mai più. Berlusconi fa cadere il governo, lo spread sale e la colpa di chi è?”. Piero Martino è già sazio per quel che accadrà. Lui può sorridere ma c’è chi piange. L’Italia dei Valori sembra una valle di lacrime. Dal gruppetto penitente si stacca Fabio Evangelisti. Aveva lasciato la Camera e il partito, voleva darsi al volontariato. Poi ci ha ripensato e sta di nuovo qui a fare i conti: “Secondo me siamo fottuti. Di Pietro ha deciso di mettersi con gli hare krisna (il movimento arancione di De Magistris), con la sinistra di Ferrero e con qualche altro sindaco. Vogliono candidare premier Antonio Ingroia. Sai che tonfo! Ma se riuscissimo a intercettare anche Grillo allora la musica cambierebbe”. Si è fatta sera, e il ristorante ha appena aperto. da: Il Fatto Quotidiano, 7 dicembre 2012